Vanity Fair 22/06/2006, pag.99-100 Enrica Brocardo, 22 giugno 2006
Matematicamente sesso. Vanity Fair 22 giugno 2006. Il matematico Piergiorgio Odifreddi, cuneese, 56 anni il 13 luglio, ha insegnato in 6 università in giro per il mondo dall’America alla Cina, scritto 13 saggi (l’ultimo, Incontri con menti straordinarie, una raccolta di interviste a geni della medicina, economia, fisica eccetera, edito di recente da Longanesi), curato trasmissioni televisive, come Ai confini della scienza in onda la domenica alle 23 su National Geographic Channel (Sky), scritto "n" (difficile fare un conteggio) articoli su quotidiani e riviste
Matematicamente sesso. Vanity Fair 22 giugno 2006. Il matematico Piergiorgio Odifreddi, cuneese, 56 anni il 13 luglio, ha insegnato in 6 università in giro per il mondo dall’America alla Cina, scritto 13 saggi (l’ultimo, Incontri con menti straordinarie, una raccolta di interviste a geni della medicina, economia, fisica eccetera, edito di recente da Longanesi), curato trasmissioni televisive, come Ai confini della scienza in onda la domenica alle 23 su National Geographic Channel (Sky), scritto "n" (difficile fare un conteggio) articoli su quotidiani e riviste. Tutto ciò lo ha reso uno degli scienziati divulgatori più noti in Italia. Ma non siamo andati a intervistarlo per quello. Lei è uno che "acchiappa". Parliamone. "Ma che dice... Da tre anni sto con Elena". Sì, ma prima? "Partiamo dai fatti: sono stato sposato due volte, ciascuna storia è durata circa 15 anni. La mia seconda moglie, Laura, era una mia studentessa". Molto più giovane di lei? "Quattordici anni, esattamente la stessa differenza di età che c’era fra il principe Carlo e la principessa Diana. Troppi secondo la mia ex suocera che, non sapendo che ero già stato sposato, per dissuadere la figlia, le disse che un uomo celibe a 36 anni o era omosessuale o era una spia. E il fatto divertente è che, all’inizio degli anni ’80, mentre insegnavo in un’università in Siberia, mi era capitato davvero di vivere un’avventura di spionaggio". Me la racconta? "In Italia avevano appena arrestato e condannato due spie russe. I sovietici, perché ai tempi c’era ancora l’Urss, presero un professore, cioè me, un giornalista e un industriale. Il Kgb mi interrogò per sei mesi, alla fine ci scambiarono, noi e le spie, dopo averci condannato in contumacia a 15 anni di galera". Arresto a parte, come fu l’esperienza siberiana? "Due anni piuttosto "allegri". Sa, con un inverno che dura sei mesi a 40 gradi sotto zero, e un solo cinema che proiettava film in armeno... Il primo giorno chiesi al mio accompagnatore come passavano il tempo nei weekend. Facciamo solo due cose, mi rispose: ci ubriachiamo di vodka e scopiamo. Il fatto è che io sono astemio". lmmagino le conseguenze. "Diciamo che le donne russe erano molto aperte". Mi dia un numero. "Non è domanda da fare a un matematico. Dicianio quasi una donna a weekend. Per loro era normale, poiché consideravano il sesso e l’more come due cose distinte. lo, invece, che ero cresciuto con l’idea che per andare a letto ti devi un po’ innamorare, mi innamoravo continuamente. Il mio primo matrimonio finì perché, mentre mia moglie era in Italia, sono andato in Siberia e ho perso la testa per la mia insegnante di russo". Che però non ha sposato. "Come le ho detto, fui scambiato con le spie, poi, nell’85, andai in America. Anche lì le donne erano aperte, ma in maniera completamente diversa". Cioè? "Disponibili, ma nevrotiche. Per farle un esempio: dopo aver fatto sesso, non resistono più di 30 secondi senza farsi una doccia. Poi hanno la fissa di distinguere sul tipo di orgasmo: era clitorideo, era vaginale? Sono cervellotiche, piene di attenzioni verso se stesse. Per me fu un periodo, per dirla alla John Lennon, che definirei: "my lost weekend". Quel genere di fine settimana "perduto" che, però, dura due o tre anni, tra la fine di una storia importante e l’inizio di un’altra". Poi andò a nozze la seconda volta. "Sì, con Laura. Un giorno mi accompagnò sotto casa, le dissi: se sali ti faccio vedere la mia biblioteca". Ma le sembra una scusa plausibile? "Sa com’è, gli intellettuali... Comunque lei mi rispose che a casa mia non ci sarebbe venuta mai: salì quel pomeriggio stesso". Siamo alla teoria "il mai di una donna vuole dire sì"? "Nessuna regola. Ma è vero che ci sono dei "mai" che dici più che altro a te stesso, come estrema difesa. Bisogna fare un lavoro di interpretazione e, purtroppo, la psicoanalisi non ci aiuta. Come diceva Nabokov, è una cura che consiste nello spalmarsi i miti greci sulle parti intime". E quindi come ci si regola? "Essendo un logico, cerco di usare la logica. Non sempre, però, ci azzecco. Quando ho conosciuto Elena, la mia attuale compagna, mi ero messo in testa che fosse single. Facevo lo stesso ragionamento della mia ex suocera, a rovescio: una donna di quasi 40 anni che non è mai stata sposata deve avere qualcosa che non va". E invece? "E, invece, un giorno l’ho chiamata a casa. " andata a prendere i bambini a scuola...", mi disse una signora al telefono. Sarà una ragazza madre, oppure separata, pensai. E richiamai per invitarla a teatro. Fu una bellissima serata, così le chiesi che programmi aveva per il giorno dopo. ”Vado a fare un giro in moto con mio marito”, mi disse. E io, testardo: "Ah, lo vedi ancora?". Risposta: "Certo, siamo felicemente sposati". Non serviva essere scienziati per capire che quel "felicemente" non era proprio sincero. "Diciamo che un po’ per volta ho capito qual era la verità, se era la verità. Perché i rapporti d’amore sono un po’ come la fisica quantistica: a livello atomico, il fatto stesso di osservare modifica quello che si sta osservando". Lei in effetti non si era limitato a osservare. Comunque, ci sono altri parallelismi tira fisica e amore? "C’è il famoso problema dei tre corpi che, in fisica, cerca di stabilire quali sono i loro movimenti sotto l’influsso di forze attrattive gravitazionali". E la soluzione del problema? "Non esiste, è un problema irrisolvibile. Si può solo arrivare a un’approssimazione studiando prima i due corpi principali, per esempio la Terra e il Sole, e poi osservando le perturbazioni che il terzo corpo, la Luna in questo caso, produce quando si intromette nel sistema dei primi due. Quello che succede viene definito, in matematica, "caotica instabile". Significa che piccole variazioni iniziali possono provocare mutamenti enormi e, soprattutto, che il sistema dei tre corpi non si mantiene indefinitamente in equilibrio. Il che vuol dire, per tornare al parallelo con la vita reale, che prima o poi succede qualche casino. Come vede, una metafora perfetta". Mi racconta una sua sperimentazione della "caotica instabile"? "Mentre ero "felicemente sposato" con la mia seconda moglie, mi venne a cercare una mia ex studentessa. Le serviva un libro, le dissi di venirlo a prendere a casa mia e... successe il patatrac". Patatrac? "Fu un vero pasticcio. Anche per via del suo profumo che impregnò il copriletto e che mi costrinse a inventarmi la storia della bottiglietta di profumo rovesciata dalla signora delle pulizie: una scusa indegna di un logico". Numero massimo di, diciamo così, parallelismi? "Più di 5 e meno di 8. In matematica si chiamano llimiti infetiore e superiore". Usa sempre la scienza per fare colpo? "Poiché se l’avessi fatto me ne vergognerei, non ammetterò mai con me stesso di averlo fatto". Quindi lo ha fatto. "Confesso di avere vissuto. E pure di aver involontariamente usufruito del rapporto, non proprio equilibrato, che c’è tra professore e studentessa". In generale, gli scienziati come se la cavano con il sesso? "Credo che molti sublimino la libido sessuale nel lavoro. E, viceversa, che molti seduttori avrebbero potuto fare qualcosa di meno duro e più duraturo. Se mi passa la battuta". Insomma, o il laboratorio o il letto? "Non necessariamente. Mi hanno detto che Rita Levi Montalcini, per esempio, è stata una mangiatrice di uomini, di dottorandi per l’esattezza". Su Vanity c’è una rubrica che si intitola Il posto più strano dove ho fatto l’amore. Il suo? "Nel gabinetto di un treno cinese con un’americana, di nascosto da mia moglie". Si risposerà? ’Mi risposerei. Sto rincorrendo Bertrand Russell, che ha scritto 100 libri e sposato 4 mogli". Enrica Brocardo