Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  giugno 21 Mercoledì calendario

DeHavilland Olivia

• Nata a Tokyo (Giappone) il primo luglio 1916. Attrice. Oscar come miglio protagonista per To each his own (1946) e The heiress (1949), nomination anche per Gone with the wind (non protagonista, 1939), Hold back the dawn (1941), The snake pit (1948). «[...] sorella con molte e reciproche rivalità di Joan Fontaine [...] ”Mi assegnavano sempre ruoli da buona - sorride l’attrice -, ma nella vita e sul set avevo un caratterino opposto e sapevo vincere battaglie con gli studios padri-padroni”. Fu leggendario il suo legame con John Huston, che tuttavia sposò un’altra donna, tra le chiacchiere delle comari. Osserva Olivia: ”Nei gossip di allora c’era più classe, più attenzione per il nostro lavoro. Imparai a tener testa ai mogul: ’Che cosa vuoi più del successo?’, mi chiedevano. ’Rispetto’, rispondevo tirando fuori le unghie che non avevano i miei docili personaggi. Nel 1940, dando l’esempio alle colleghe, lottai contro un tirannico contratto della Warner, fui emarginata per tre anni, ma nel ’46 - finalmente libera - ebbi il mio primo Oscar [...] Sono l’unica sopravvissuta di Via col vento, ma rivedendo le mie pellicole ho ritrovato i partner, inimitabili perché non c’è più mistero intorno alle star, che adesso si raccontano nei dettagli intimi. Oggi tutti possono compiere missioni impossibili con gli effetti speciali, ma nessun filibustiere riesce a eguagliare Flynn o Lancaster...”. Quelli che non dimenticherà mai? ”Errol Flynn il più affascinante e i nostri 8 film: il suo Robin Hood in Technicolor del ’38 è il migliore. Robert Mitchum il più complesso, Henry Fonda il più glamour, Richard Burton il più seduttivo, il grandissimo James Cagney, Charles Boyer il più elegante e ironico, Montgomery Clift il più sensibile”» (Giovanna Grassi, ”Corriere della Sera” 21/6/2006).