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 2006  giugno 20 Martedì calendario

Nòva Il Sole-24 Ore, 27-4-2006 SE IL PANNOLINO FUROREGGIA, IL BIANCHETTO DEL PASSATO Certo, ora con il computer è facile: basta cliccare sul tasto "Canc" e il problema è risolto, l’errore eliminato, la pagina immacolata

Nòva Il Sole-24 Ore, 27-4-2006 SE IL PANNOLINO FUROREGGIA, IL BIANCHETTO DEL PASSATO Certo, ora con il computer è facile: basta cliccare sul tasto "Canc" e il problema è risolto, l’errore eliminato, la pagina immacolata. Ma un tempo, neanche lontano, chiunque avesse a che fare con una macchina da scrivere teneva sulla scrivania il suo prezioso flaconcino di bianchetto. Molti anni fa, invece, Bette Clair McMurry, segretaria d’alto livello a Dallas, come tante colleghe era condannata a ribattere pagine intere per un refuso che suo malgrado le sfuggiva. Peraltro il lavoro non le piaceva. Era appassionata d’arte, e nel tempo libero si dedicava alla pittura. Da questa predilezione le venne l’idea che portò al bianchetto, battezzato poi Liquid Paper. Consapevole che i pittori, per ritoccare i loro disegni o cancellare delle imperfezioni, si limitavano spesso a una pennellata ulteriore sul punto "incriminato", Bette si chiese: perché non applicare lo stesso principio agli errori in cui incappo battendo a macchina? Basta coprirli, in fondo. In cucina, con l’aiuto del figlio Michael - ragazzino dal destino glorioso: sarebbe diventato il chitarrista della band The Monkees - cominciò a fare delle prove e a mescolare in un pentolino piccole dosi di acquarelli, fino a ottenere un impasto chiaro, cremoso ma allo stesso tempo poco corposo. Fece una prova su un foglio di carta, stendendo la sostanza con un pennellino su una lettera stampata. Lasciandola asciugare pochi istanti, funzionava a meraviglia. Iniziò, con molta discrezione, a usare la sua creatura al lavoro e il suo capo non identificò mai i punti in cui l’aveva adoperata. Le colleghe erano in visibilio, ovviamente le chiesero di poter attingere alla portentosa crema. La McMurry prese a confezionare per loro dei flaconcini con l’etichetta "Mistake out". Era l’avvio promettente di una produzione dal successo planetario. Il lavoro di segreteria alla Texas Bank & Trust diventò presto solo un ricordo. Su tutt’altro fronte, anche l’invenzione di Marion O’Brien è stata epocale. Per tutte quelle donne - e quegli sporadici uomini - che hanno passato parte del loro tempo di genitori a trafficare con i pannolini. Com’era, la vita di una mamma, senza i pannolini monouso? Oggi forse non se lo chiede più nessuno, non si riesce nemmeno a contemplare la possibilità... Eppure un tempo, il tempo di Marion appunto, non esistevano. Nata nell’Indiana, laureata in Letteratura inglese, la O’Brien lavorava a New York come assistente beauty a «Vogue» ma, dopo il matrimonio con James Donovan, lasciò l’incarico per dedicarsi alla famiglia. E così cominciarono le note dolenti. Era una continua, esasperante attività di cambiare-lavare-pulire. Marion pensò che bisognava escogitare qualcosa. Disegnò e realizzò un rudimentale pannolino impermeabile, lo chiamò boater perché aiutava i piccoli a "stare a galla". Con qualche successivo accorgimento - per esempio dei bottoni automatici al posto delle fibbie da balia - il prodotto fu presentabile. Ed ebbe un certo successo. Gli interventi che avrebbero dovuto ulteriormente migliorarlo - per esempio il tipo di carta assorbente - stranamente non andarono a segno. Anzi. Quando la O’Brien fece il giro delle industrie del settore per promuovere la sua creatura, non pochi la schernirono, trovando la proposta bizzarra e impraticabile. Ci vollero dieci anni perché qualcuno capisse che non era così. Quel qualcuno si chiamava Victor Mills ed era, indovinate un po’?, il creatore di una certa Pampers... Eliana Di Caro Quale delle due invenzioni è stata brevettata prima? Pannolino: 1951; bianchetto: 1956