Stefania Miretti, La Stampa 20/6/2006, pagina 15., 20 giugno 2006
Cartomanti in catena di montaggio. La Stampa, martedì 20 giugno La cartomante di call-center, nome d’arte Soledad - ma c’è chi si fa chiamare Antonietta, perché l’immaginario esoterico delle persone è bello in quanto vario - sta seduta in cucina e racconta
Cartomanti in catena di montaggio. La Stampa, martedì 20 giugno La cartomante di call-center, nome d’arte Soledad - ma c’è chi si fa chiamare Antonietta, perché l’immaginario esoterico delle persone è bello in quanto vario - sta seduta in cucina e racconta. Sette anni e altrettanti Natali e Capodanni, i turni di notte e le domeniche, che poi sarebbero i momenti in cui infelici e cuorinfranti han più bisogno d’un consulto, per oltre 230 ore di lavoro al mese o se si preferisce 5800 minuti di conversazione. Sette anni in un sottoscala nel centro d’una città che resterà senza nome, tanto la cartomante di call-center vaticina sempre da un non-luogo, «con poca aria, niente riscaldamento e la mucca perennemente in azione». La mucca è un segnale acustico/luminoso che segnala le chiamate in attesa, la colonna sonora. La scena invece va un po’ immaginata: al telefono, una accanto all’altra in poco meno di 300 metri quadri, erano un centinaio a leggere i Tarocchi negli anni d’oro tra il 99 e il 2001, prima che il settore cominciasse a risentire dell’effetto Wanna Marchi: «Allora arrivavano 5, 6 mila chiamate al giorno». Oggi sono «appena un migliaio», e là sotto, nella fabbrica delle cartomanti, sono rimaste in venti: «La cooperativa preferisce far fuori le più anziane e consapevoli per assumere ”ragazze loghi-e-suonerie” con contratti a progetto». Sole ha avuto la lettera, è in cassa a zero ore. E allora racconta: vita standard di una venditrice d’illusioni, ottocento euro al mese compresi gli incentivi, che sarebbero i premi per chi riesce ad abbindolare ben bene il cliente convincendolo a richiamare spesso, obbligo di provvedere anche all’eventuale operazione di recupero crediti, nessuna indennità per notturni e festivi, circolari che annunciano sanzioni «per chi si permetterà di fare terrorismo psicologico parlando male dell’azienda». Ah, il mazzo di Tarocchi te lo porti da casa, così come il panino. Se gli Arcani fossero una scienza esatta, il giro sarebbe: Diavolo, Impiccato, Ruota della Fortuna, Torre. Ma Soledad mica ci crede. Il suo è un lavoro come un altro. Diplomata al liceo classico, come tutte le sue colleghe provette cartomanti telefoniche ha fatto il corso interno di quattro giorni, «un po’ di cartomanzia, un’infarinatura di astrologia, il grosso sono tecniche per imparare a ritardare il momento della risposta e fidelizzare il cliente». Che il segreto della brava cartomante di call-center sta tutto lì: fare in modo che chi telefona (prefissi 899, 166, 0088, 892, come da paginate di pubblicità accattivanti sui settimanali popolari) non s’accontenti degli otto minuti di consulto, costo medio 1 euro e 80 centesimi più Iva ogni 60 secondi, e senta l’esigenza di approfondire. Il più è azzeccarci un po’ la prima volta restando sul generico, poi la strada verso la fidelizzazione è tutta in discesa. Per dire: «Parli con una signora che vuole sapere se il marito le fa le corna e la linea sta per cadere ma tu, a sette minuti e cinquantacinque, butti lì: ”lei ha un figlio?” Logico, quella ritelefona subito». Come fa Soledad a sapere che la signora ha un figlio è presto detto: «Se ci contatti una volta, ogni cosa che dici viene trascritta e finisce in un data-base comune. A quel punto, mesi o anni dopo, quando richiamerai, che risponda io o una delle mie colleghe, comparirà la videata con la scheda collegata all’utenza. Più che veggenti siamo vedenti». Alle cartomanti di call-center vengono anche forniti brevi testi che insegnano a tirarla per le lunghe, e c’è una soluzione per ogni problema. Metti che chiama uno convinto di poter avere una conversazione sexy: vietato fare le sdegnose e riagganciare, piuttosto cercare - letterale - «di portare fuori dal seminato erotico» l’incauto cliente, invogliandolo a restare in linea. Lo script è sul tavolo della cucina: «.... aspetta, aspetta aspetta... ah ah ah (risata)... ma quanto sei esagerato (o altro aggettivo gratificante/positivo»)??? Per un attimo mi è sembrato di sentire un brano del protagonista (per dargli importanza) di un qualche film di Tinto Brass!!! Che cosa ti è successo? Non è che il caldo, oltre agli ormoni, ti ha incasinato anche gli astri.... perché amore mio.... vabbè che io sono una bellissima fanciulla....», e così via per sette minuti e 55, che magari ci scappa una seconda chiamata. Soledad, Antonietta, Calypso, Renata, s’affezionano ai clienti che per contratto devono spennare, «a volte siamo noi a dire ”adesso basta, non si rifaccia vivo prima d’un mese”,ma bisogna pur sopravvivere. E’ chiaro che con un lavoro così, se sei disonesta hai buon gioco, In passato alcune colleghe hanno fatto cose brutte». Chiamano soprattutto donne, in quel sottoscala. Chiamano per sapere se lui tornerà e, sempre più spesso, se troveranno un lavoro meno precario. Anche Sole ci spera, ma l’ultimo giro di carte lo fa coi sindacati. Augurandosi che esca l’Arcano maggiore numero 8, Giustizia. Stefania Miretti