La Repubblica 18/06/2006, pag.25, Osvaldo Soriano, 18 giugno 2006
Bruxelles, 17 agosto 1977. La Repubblica 18 giugno 2006. Caro Arpino: Conosco molto da vicino il mondo del calcio in Argentina e qualcosa - forse altre similitudini - mi dice che non c´è troppa distanza (almeno questo è quello che mi hanno raccontato i giocatori argentini che hanno fatto una parte della loro carriera in Italia) tra un ambito e l´altro
Bruxelles, 17 agosto 1977. La Repubblica 18 giugno 2006. Caro Arpino: Conosco molto da vicino il mondo del calcio in Argentina e qualcosa - forse altre similitudini - mi dice che non c´è troppa distanza (almeno questo è quello che mi hanno raccontato i giocatori argentini che hanno fatto una parte della loro carriera in Italia) tra un ambito e l´altro. Il calcio mi ha sempre appassionato e come giornalista sportivo ho potuto conoscere anche la miseria interna dei dirigenti e delle istituzioni. In Italia c´è in questo senso una differenza fondamentale dato che i club sono praticamente delle proprietà private. In Argentina, la proprietà societaria, vale a dire il mantenimento dei club da parte dei loro stessi tifosi, gli conferisce ancora un carattere folcloristico, di società di beneficenza che a volte nasconde i peggiori negoziati o, come non molto tempo fa, un arsenale di armi della Alianza Anticomunista Argentina che si era impadronita del San Lorenzo de Almagro. Le auguro il più grande successo. A novembre andrò in Italia, ma non credo che mi sarà possibile andare a Torino. Ho per l´Italia un amore che mi trabocca e un giorno le racconterò quanto piansi il giorno in cui vidi Roma per la prima volta. Il fatto è che noi argentini siamo molto sentimentali. Dicono che siamo degli italiani che parlano spagnolo e si credono inglesi. A volte è vero, salvo nel caso di Jorge Luis Borges, uno scrittore geniale che è inglese, parla spagnolo e si crede argentino. Osvaldo Soriano