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 2006  giugno 18 Domenica calendario

Mediobanca, i Benetton e il richiamo della Finanza. La Repubblica 18 giugno 2006. Strade divergenti nel capitalismo italiano

Mediobanca, i Benetton e il richiamo della Finanza. La Repubblica 18 giugno 2006. Strade divergenti nel capitalismo italiano. Da un lato abbiamo gruppi come Fiat-Agnelli e Tronchetti-Pirelli che hanno annunciato l´intenzione di uscire in tutto o in parte dall´azionariato di Mediobanca. Dall´altro lato abbiamo invece una serie di personaggi che in quello stesso azionariato vogliono entrare (e che allo scopo impegnano somme rilevanti). Come mai accade questo? Per quelli che se ne vogliono uscire il ragionamento è chiaro, anche se poi va un po´ impressione. Per decenni Fiat e Pirelli sono stati (con quote azionarie minime) la spalla "privata" di Mediobanca quando questa era formalmente posseduta dalle tre banche Iri. La presenza, cioè, di quei due gruppi privati impedì di considerare Mediobanca come facente parte dell´area "pubblica" dell´economia italiana e consentì a Cuccia (che era il boss di Mediobanca) di muoversi a tutti gli effetti come un banchiere privato e indipendente. Adesso, dopo più di mezzo secolo, Fiat e Pirelli dicono di volersene andare. Certo nei tempi e nei modi consentiti dall´esistenza di patti di sindacato. Che cosa è successo? Due cose. Da una parte questi gruppi sono tornati (e con molto impegno) a investire sul loro "core business" (pneumatici, auto, telecomunicazioni, ecc.) e hanno un certo bisogno di soldi. Bisogno che esclude quindi distrazioni di carattere finanziario. Insomma, si devono concentrare sul loro mestiere. Inoltre, i tempi sono cambiati e essi non sono più dipendenti da Mediobanca come i figli dalla mamma (una volta invece era proprio così). Memorabile, sotto questo aspetto, la storia di Carlo Pesenti (un grande capitalista da sempre in polemica con Mediobanca), che appena prima di morire dice al figlio Gianpiero: «Per prima cosa vai da Cuccia e fatti consigliare». Altri tempi, adesso. Ormai sono tutti adulti, internazionali, e il mondo è pieno di banche. E quindi tanto Fiat quanto Pirelli ritengono ormai di poter avere con Mediobanca gli stessi rapporti che hanno con le altre banche di cui sono clienti. Si tratta, quindi, di un segnale positivo. Gli industriali tornano a fare il loro mestiere e Mediobanca il proprio. E quest´ultima non esercita più un padrinaggio improprio sulle imprese. Poi bisognerà vedere come queste se la caveranno, ma questo è un altro discorso. Diverso e opposto è il caso di quelli che invece stanno spendendo montagne di soldi per entrare in Mediobanca. In genere si tratta di immobiliaristi dalla fortuna abbastanza recente e allora non ci sono misteri. E´ gente che cerca una sorta di promozione sociale. Un po´ come iscriversi al Circolo della Caccia o a qualche altro club esclusivo. E Mediobanca, visto quello che costa, è certamente uno dei club più esclusivi del mondo. Ma fra quelli che vogliono entrare in Mediobanca (possibilmente nel sindacato di controllo) ci sono anche i Benetton. E qui il caso è diverso. I Benetton sono una delle più importanti (anche se recenti) famiglie industriali del paese e sono anche il frutto più compiuto del dinamismo del Nord Est. Ebbene, sembra di capire che questa famiglia è arrivata alla sua terza stagione. La prima fu quella delle magliette colorate, sulle quali è stato costruito l´impero. Magliette colorate prodotte e vendute con tecniche modernissime, con uso del marketing da fare invidia alla Coca Cola. La seconda stagione è stata quella cosiddetta dell´"Iri". La famiglia di Ponzano Veneto, cioè, ha comprato molte cose che l´Iri (ente pubblico) stava vendendo: dalle Autostrade all´Autogrill. Al punto che all´epoca si diceva che l´Iri viene smontato a Roma e ricostruito nel Veneto. Adesso siamo alla terza stagione. Le Autostrade vengono di fatto cedute agli spagnoli, e quindi i Benetton hanno di fatto avviato la privatizzazione del loro Iri personale. Ma per andare dove? In proposito non ci sono molti dubbi. Non si lanceranno nella conquista di questo o di quello. Faranno semplicemente i gestori della loro grandissima ricchezza finanziaria. E mai espressione fu usata così a proposito. Nel 1982 hanno dato vita alla loro società di famiglia, la Edizione Holding, versando 35 milioni di euro (frutto dei guadagni fatti con le magliette) e a fine del 2005 il patrimonio della Edizione Holding risultava essere pari a 8,3 miliardi di euro. Il che significa che in meno di 25 anni il patrimonio dei Benetton è stato moltiplicato 240 volte. Adesso, come si è detto, si mettono in affari. Di fatto, si trasformano in una delle più grandi gestioni patrimoniali d´Italia. Solo che sarà una gestione tutta privata, realizzata nell´interesse dei membri della famiglia, che anche qui (come nel caso degli Agnelli) cominciano a essere tanti. In questa ottica pensano che essere accettati nel club di Mediobanca, e in quello parallelo della Rcs-Corriere della Sera, sia coerente con la loro nuova strategia e anche con la necessità di avere rapporti un po´ più scorrevoli con il potere e con la società. E che magari possa anche servire a individuare qualche buona occasione per guadagnare ancora un po´ di soldi. Qui, a differenza di quanto accade in Fiat e in Pirelli, che in un certo senso tornano alle origini, all´industria, si salpa dritti verso la pura finanza. Giuseppe Turani