Corriere della Sera 18/06/2006, pag.11 Andrea Garibaldi, 18 giugno 2006
Bettini scopre lo stress da Aula: in quella poltrona resto incastrato. Corriere della Sera 18 giugno 2006
Bettini scopre lo stress da Aula: in quella poltrona resto incastrato. Corriere della Sera 18 giugno 2006. ROMA – Che mestiere, il senatore... «Sì, meglio stare alla Camera nella scorsa legislatura. Con cento deputati di differenza fra maggioranza e opposizione, l’angoscia non sapevamo cosa fosse». Ora invece, senatore Bettini, voi dell’Unione siete maggioranza e al Senato avete un margine di 7-8 voti, senatori a vita compresi. Bisogna andare sempre. «Una presenza continua, dolorosa». Dolorosa? «Io peso 150 chili, e le poltrone del Senato sono più strette di quelle della Camera. Mi si gonfiano le gambe e devo alzarmi, fare due passi. Incastri e disincastri». Rina Gagliardi ha scritto ieri su Liberazione che "il Senato è abitato quasi soltanto da maschi attempati, calvi, grassocci", che "tutto è grande e magniloquente", che "se non sei di grande statura rimani con i piedi sospesi per aria". «Ogni cosa è relativa. Se Rina andasse alla Camera tutto le apparirebbe immenso». Lei, Goffredo Bettini, doveva diventare ministro dei Beni culturali, ma è rimasto fuori. E ora è costretto a fare il senatore super disciplinato. Prova ogni tanto qualche fastidio? «Mai. Se per la mia assenza, per il mio voto mancato dovesse succedere qualcosa di grave, mi sentirei addosso una tale colpa... Intanto continuo a fare mestieri che adoro». Quali? «Politica nei Ds, il mio partito. E sono presidente dell’Auditorium e direttore della Festa del cinema che si svolgerà a metà ottobre». In altri tempi avrebbe sacrificato le presenze al Senato... «Devo conciliare tutto. Faccio parte della commissione Esteri, l’altra mattina si discuteva della riorganizzazione dei ministeri, è stata approvata per un voto. Nel pomeriggio, invece, ho disertato». Ahi. «Con dispiacere non ho ascoltato D’Alema che parlava di politica estera. Ma non si votava, così mi sono occupato della Festa del cinema. Il problema sono le missioni». Racconti. «Sono andato in Thailandia perché l’artista Luigi Ontani e il regista Ekachai giravano un filmato per l’Auditorium. Sono rimasto solo due giorni e mezzo, c’era votazione in aula». Un vero stress. «Il lavoro duro è in fabbrica. Noi siamo dei privilegiati. E poi più che di fatica si tratta di noia, lunghe attese...». Compili un vademecum per il senatore di centro-sinistra. «Se prende treni o aerei calcoli ampiamente la possibilità di ritardi. Se è a Roma preveda con larghezza il traffico. Impegni di lavoro subordinati ai compiti parlamentari». Durerà tutta la legislatura, questa suspence? «Spero che quando il governo avrà maggiore stabilità, la morsa dell’opposizione si allenti. Tra loro ci sono molti professionisti pieni di incombenze». E non sperate nei transfughi dal campo avverso? «Confido in qualche ripensamento, dovuto al buon giudizio sul governo Prodi». Da quale parte? «Non faccio inviti a nessuno, devono essere movimenti spontanei. Inoltre, la maggior parte dei senatori, di ogni colore, non vorrà rischiare di andare a casa prima di due anni e mezzo, quando scatta il diritto alla pensione». Andrea Garibaldi