Varie, 19 giugno 2006
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Quinn Marc
• Londra (Gran Bretagna) 1964. Scultore • «[...] una delle grandi star del contemporaneo [...] salito alla ribalta nel 1991 con Self: un autoritratto modellato utilizzando cinque litri del suo stesso sangue, congelato al fine di mantenere l’integrità della scultura. Hanno poi suscitato ”scandalo” un nudo di Kate Moss [...] e soprattutto le raffigurazioni di persone affette da gravi handicap fisici una delle quali, Alison Lapper Pregnant, una disabile incinta, è stata installata al centro della londinese Trafalgar Square. Eppure le sue sculture non suscitano orrore, sembrano attraversate dalla perfezione rinascimentale. Replica Marc Quinn: ”Per certi aspetti sovvertono la forma perfetta, per esempio per quanto riguarda le sculture in cera. Nella serie Chemical Life Support la forma appare perfetta e l’imperfezione è dentro di essa, dunque è una imperfezione nascosta. In qualche modo la usa. Agisce contro quella aspettativa così come, forse, le sculture in marmo trattano della imperfezione perfetta della scultura classica [...] Amo Michelangelo. Amo anche Canova. Amo i diversi aspetti e sono felice di essere influenzato da qualunque artista, a seconda naturalmente dell´opera. Forse per quelle in marmo sono più per Canova, ed è l´idea di perfezione, di una perfezione neoclassica, a essere sovvertita. Forse per le opere in cera vedo più Michelangelo e il concetto di un corpo che lotta contro se stesso [...] Per me non esiste una gerarchia in fatto di materiali: uso quelli che mi ispirano qualcosa. Quello che credo sia interessante sono i motivi per cui ho deciso di realizzare una scultura in marmo che ha per soggetto un disabile: è il tentativo di realizzare un’opera che oggi non sia del tutto irrilevante. Tutto quello che faccio deve avere un significato attuale, non deve essere nostalgia. In un certo senso si tratta di rimodellare materiali antichi per dar loro un nuovo significato. Comunque uso anche materiali nuovissimi, come il giaccio, che non possono essere definiti tradizionali [...] Chi può dire cosa userò la prossima volta? Forse la carta. Io stesso non so che cosa userò domani”. Perché ha scelto dei disabili come modelli? ”All’inizio è stato per le opere in marmo. L’idea mi venne osservando dei visitatori del British Museum in ammirazione davanti a statue classiche greche e romane prive di arti. Decantavano ad alta voce la bellezza di quelle opere. Ma subito mi venne da pensare che se in sala fosse entrato qualcuno privo di un arto la loro reazione magari sarebbe stata esattamente contraria. Quello mi sembrò effettivamente un interessante punto di partenza per qualche altro lavoro. Poi trovai qualcuno il cui corpo somigliava a una di quelle statue, ma una persona così non è un frammento, è una persona intera. Così decisi di farne una statua di marmo. E anche così è stato come celebrare diversi tipi di corpi belli. Non tutti i bei corpi hanno bisogno di aiuto per essere perfetti. E poi i corpi della maggior parte delle persone non sono perfetti. Nessuno è perfetto [...] in un certo modo la statua di Alison Lapper incinta è l’opposto di ogni altra statua pubblica di Londra. Tutte le altre statue tendono a raffigurare un uomo, un eroe di guerra, mentre questa è una donna il cui eroismo appartiene alla vita di tutti i giorni. Mi è sembrata più attuale: se gli eroi di un tempo erano gente che aveva conquistato altri paesi, forse gli eroi dei nostri tempi sono coloro che sanno conquistarsi un loro spazio nelle circostanze attuali [...] Kate Moss è lo stesso soggetto affrontato dal punto di vista opposto. Quelle sculture non sono ritratti di Kate Moss come persona, sono ritratti della sua immagine e del ruolo che la sua immagine occupa oggi nella nostra società, quello di archetipo femminile. Voglio dire che se Alison Lapper è la persona forse meno indicata come sinonimo di bellezza assoluta e Kate Moss invece lo è, il fatto di averle tutte e due insieme, questa combinazione, secondo me, ci dice qualcosa su come valutiamo tipi diversi di corpi e anche su come l´aspetto esteriore è visto come una specie di indicatore della parte interiore della persona [...] Per me la bellezza è un milione di cose diverse. Non esiste un´unica idea di bellezza. La bellezza può essere molte cose. Inoltre è un’illusione, qualcosa che mi lega ai lavori che ho fatto sul DNA, perché a mio parere la bellezza ha a che fare con l’evoluzione, con il cercare di convincere i geni a riprodursi”» (Paolo Vagheggi, ”la Repubblica” 19/6/2006).