Varie, 18 giugno 2006
PROIETTI COSIMI Francesco
PROIETTI COSIMI Francesco Subiaco (Roma) 8 settembre 1951. Politico. Eletto alla Camera nel 2006 e 2008 (An, Pdl) • «[...] è sempre stato riservato. Taciturno. Tratti del viso da uomo di campagna, scarse concessioni ai lussi della vita. Per vent’anni è stato l’ombra di Fini, c’era sempre, nel pubblico e nel privato. “Segretario” di Fini dalla fine degli anni ’80 fino a tre anni fa, quando è finito nell’inchiesta del magistrato Woodcock su Vittorio Emanuele di Savoia. Da allora, è deputato, An nel 2006, Pdl nel 2008. Proietti è nato a Subiaco [...] e a Subiaco ha conosciuto Fini, che nella valle dell’Aniene, punto di forza della destra, teneva spesso comizi. Msi, An, Pdl. Fu così che Proietti Cosimi, detto “Checchino”, approdò a Roma, cominciò a gestire l’agenda di Fini, a conoscere ogni angolo della sua vita politica e personale. E Fini, con la moglie Daniela, passava molti fine settimana a Subiaco, da Checchino e signora. Proietti fu testimone di nozze di Daniela alle nozze con Gianfranco, nel settembre 1988. Proietti non ha mai fatto politica in senso stretto, mai stato iscritto a correnti, se non a quella molto sui generis del suo capo. Ma incarichi sì, per due volte ha fatto il commissario della Federazione provinciale di Alleanza nazionale del Msi. È nota, negli anni ’90, una furiosa lite, anche sul piano fisico, per la lista elettorale di Subiaco con il coordinatore regionale Rampelli. E di recente ha deciso l’espulsione di due militanti di Guidonia che in campagna elettorale avevano lanciato allusivi finocchi contro il candidato di Rifondazione, Vladimir Luxuria. Checchino è stato a Palazzo Chigi quando Fini era vicepresidente del Consiglio e alla Farnesina con Fini ministro degli Esteri. “Sottosegretario agli impicci”, viene battezzato in quegli anni. Poi, da Potenza arriva l’indagine per corruzione ( slot machines di un imprenditore fatte autorizzare dai Monopoli di Stato) e— collegata — l’indagine per concorso in abuso d’ufficio assieme a Daniela Di Sotto Fini: la clinica romana alla quale entrambi erano interessati aveva ottenuto in soli sette giorni l’accreditamento dalla Regione guidata (era il 2005) da Francesco Storace. Negli atti di Potenza si legge: “L’onorevole Fini appare estraneo alla fitta rete di affari gestiti in comune da Proietti e Di Sotto”» (A. Gar., “Corriere della Sera” 16/9/2009) • «“Io sono uno di quelli che non si vedono”, dice. È davvero un invisibile. Eppure [...] fa politica da una vita, sempre un passo indietro rispetto a Gianfranco Fini, del quale è segretario particolare. “Lo conobbi da giovane, quand’eravamo nell’Msi. Sono con lui dal 1987, e a lui sono legato da un rapporto umano profondo”. [...] madre casalinga e padre commerciante, sposato con due figli, tifosissimo della Roma, Proietti Cosimi è uno di quelli che si sacrificano per il capo. “Ma neanche tanto. Io detesto apparire. Non mi piace il protagonismo. Io lavoro sottotraccia, mi faccio gli affari miei”. Eccoci. Gli affari. Secondo il pm Henry John Woodcock, Proietti Cosimi ne faceva tanti, per le società che ha in comune con Daniela Di Sotto, moglie del leader di An, piazzando amici nei punti nevralgici della Pubblica amministrazione. E, a guardarla così, anche la faccenda dell’invisibilità assume sfumature e significati diversi. “Per chi fa un lavoro come il mio, è normale. Un appunto ad una persona che conosco per segnalargli una persona non è nulla di illecito. Certo che l’ho fatto, e lo faccio. ‘Piazzare una persona’ in fondo cosa significa? [...] Utilizzare le proprie conoscenze per delle segnalazioni. Io potente? Sono uno che fa politica da sempre e ha maturato una serie di conoscenze in vari settori, e ogni tanto, se qualcuno glielo chiede, le sfrutta”. [...] Di sicuro è una persona molto riservata. L’unico lampo agli onori della cronaca è recente, l’espulsione dei due militanti An di Guidonia che in campagna elettorale avevano lanciato finocchi contro il candidato di Rifondazione comunista Vladimir Luxuria, decretata dall’alto della sua carica di commissario della federazione dei circoli di An. A ben guardare, ci sarebbe anche un altro precedente, meno edificante. Nel documento riservato delle Poste “Casi in evidenza delicata”, pubblicato lo scorso inverno dall’Espresso, il nome del capo della segreteria particolare di Gianfranco Fini risulta ben piazzato nella classifica dei “magnifici 20” che elargivano raccomandazioni a pioggia. “Non nego. Ho già detto che mi capita di spedire a chi di dovere bigliettini con qualche nome di persona bisognosa di aiuto. Nulla di illegale. La politica è fatta anche di questo, le anime belle devono capirlo”. Per quanto imbarazzante — soltanto per le famigerate “anime belle”, si capisce — la richiesta di un “posto prioritario” alle Poste era uno scherzetto in confronto all’onda sollevata dall’inchiesta di Potenza. A leggere le carte, pare di capire che soltanto l’appena avvenuta elezione in Parlamento, con conseguente cambio di incarichi, abbia evitato a Proietti Cosimi di condividere il destino toccato a Salvatore Sottile, portavoce di Fini e suo amico (“Siamo coppia fissa dal 1997”). Il magistrato Woodcock considera i dioscuri del segretario di An come l’anello di congiunzione tra la corte affaristica di Vittorio Emanuele e i funzionari della Pubblica amministrazione da corrompere. Proietti Cosimi si sarebbe dato da fare per procurare al commercialista Tullio Ciccolini appuntamenti con dirigenti dei Monopoli, finalizzati all’ottenimento del nullaosta per le slot machine illegali con le quali avrebbe trafficato il gruppo. Alla sua maniera, molto esplicita, ma il neodeputato si difende senza negare: “Certo che conosco delle persone ai Monopoli. Però non so chi sia Ciccolini, non so chi siano gli altri nomi ‘romani’ coinvolti nell’inchiesta. In vita mia, Vittorio Emanuele l’ho visto e sentito soltanto in televisione. L’unico che conosco è Sottile, ovviamente. Mi chiese di fissare un appuntamento per questo Tullio amico suo, e io l’ho fatto, così mi pare di ricordare. Punto. Finito. Non so manco di cosa abbiano parlato, se dovessi saperlo per ognuno degli incontri che combino, non camperei più. Ma insisto, non c’è nulla di anormale in una segnalazione. Nulla”. Ultimo capitolo, gli affari nel settore sanità con Daniela Fini. “Non credo sia reato investire i propri soldi. La struttura esisteva ben prima che Storace diventasse presidente della Regione. È una normale attività commerciale [...] Insomma, uno il teorema se lo può anche costruire, può inventare quanto vuole. Può anche trovare disdicevoli certe pratiche comuni, e sottolineo comuni, in politica. Ma poi, per dimostrare che si tratta di reati, ci vorrebbero anche delle prove. L’interrogatorio è finito? Sa, vorrei tornare alla partita e al mio anonimato” [...]» (Marco Imarisio, “Corriere della Sera” 18/6/2006).