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 2006  giugno 17 Sabato calendario

Woodcock Henry

• John Taunton (Gran Bretagna) 23 marzo 1967. Magistrato. Pm. Già a Potenza, adesso a Napoli • «[...] Nato in Inghilterra, padre britannico, docente dell’Accademia navale di Livorno, e madre napoletana, Woodcock può considerarsi partenopeo a tutti gli effetti. Studi classici al liceo Umberto, sposato con una ragazza di Napoli che attualmente lavora come giudice a Lucera, entra in magistratura nel 1997. Svolge il tirocinio come pubblico ministero con l’allora pm Arcibaldo Miller, il capo degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia [...] Alla Procura di Potenza arriva in prima nomina. E fa immediatamente parlare di sé per le sue inchieste. Clamorose, dirompenti. Ma anche discusse. Quando si muove, non è mai per caso. Nel 2002 indaga su un giro di tangenti Inail, l’inchiesta si sviluppa in più filoni, uno dei quali coinvolge anche un generale dei carabinieri (che poi sarà prosciolto) molto vicino a Cossiga e viene successivamente trasmessa a Roma per competenza, dove i principali imputati di corruzione scelgono il patteggiamento e risarciscono allo Stato tre milioni di euro. Viene trasmessa nella capitale anche un’altra indagine, avviata nel dicembre 2003, che coinvolge, fra gli altri, l’allora ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri la cui posizione viene archiviata mentre per altri indagati il procedimento è ancora in corso. Un anno più tardi Woodcock chiede e ottiene l’arresto di un noto avvocato, presidente della Camera penale di Potenza, e i penalisti entrano in sciopero. Il legale verrà scarcerato dal Tribunale del Riesame [...] Come pm di udienza chiede e ottiene la condanna, che sarà confermata in cassazione, del protagonista del clamoroso crac di una società di intermediazione mobiliare di Napoli. Ama i cani, ha un pastore tedesco che ha chiamato ”Sally” e quando può si muove in moto. [...]» (Dario Del Porto, ”la Repubblica” 17/6/2006). «Henry John Woodcock è un pubblico ministero che parla poco. Quando parla, dice cose così: ”Sono un cinico che ha ancora voglia di illudersi”. Da cinico con voglia di illudersi, dice anche: ”Noi che viviamo in tribunale siamo uomini fortunati perché, senza pagare il biglietto, abbiamo un posto in prima fila nel teatro della vita”. Il suo, quantomeno, è un teatro molto ben frequentato. Gli attori di ieri, il figlio dell’ultimo re d’Italia e il portavoce di Fini, sono quelli aggiunti in fondo al tabellone di un kolossal in cui compaiono anche Francesco Cossiga, Tony Renis, Maurizio Gasparri e tanti, tanti altri. Intanto, però, bisogna spiegare chi è [...] ”Micromega” lo ha definito ”il procuratore con la faccia d’angelo”. Lui, giovane e biondo, arriva al lavoro in moto, e si dice che stia in ufficio anche 15 ore al giorno. Sua moglie, vive lontana: è un magistrato di Foggia. Infine, ama i cani e la vela. Per la verità, si potrebbe dire che Woodcock abbia fra le mani la stessa indagine da sempre. Insomma, ne comincia una e da questa ne scaturisce un’altra e così via. La prima di rilievo, nel 2002, riguardava le mazzette per la costruzione della sede Inail ad Avellino, e vi finirono dentro dirigenti nazionali. Spulciando l’Inail, individuò tangenti all’Eni. E spulciando sull’Inail e sull’Eni, si imbatté negli elementi per la sua inchiesta più celebre. Così celebre che venne soprannominata il ”Vip-gate”. Del resto fra i 76 indagati c’erano Tony Renis, il fratello del ministro Marzano, l’ex presidente del Perugia, Gaucci, l’ambasciatore Vattani, Anna La Rosa, D’Antoni, Marini, Briatore, Gasparri. L’accusa era di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti. Di incantevole c’era il groviglio spettacolare di (presunti) ricatti e favori incrociati, uno che raccomandava l’amante, l’altro voleva un appartamento, l’altro ancora era stato intercettato mentre proponeva evoluzioni erotiche via cavo. Il processo va avanti, ma il clamore è sfumato con l’uscita degli indagati importanti. Ci si renderà contro del motivo per cui anche ieri sera la domanda più diffusa nelle redazioni, quando spunta Woodcock, è: ”Ma Potenza che diavolo c’entra”. C’entra sempre perché Woodcock non molla mai. Anche quando le cose gli vanno male, lui tira dritto. Nel 2004 gran parte dei 52 arrestati nell’inchiesta’Iena 2” - sugli intrecci fra politici, imprenditori e criminalità organizzata per gli appalti in Basilicata - vennero scarcerati dal tribunale del riesame. [...]» (Mattia Feltri, ”la Stampa” 17/6/2006). «’Dottore, lei è proprio forte. Se per sbaglio il Papa passa di qua, fate arrestare pure lui”. Ogni tanto, Henry John Woodcock confessa di non capire se le battute dei marescialli che compongono la sua squadra di polizia giudiziaria siano frutto di adulazione o sonora presa per i fondelli. Piazzata com’è in mezzo ai boschi della valle del Basento, Potenza è bella. Ma con tutto il rispetto, non è New York. E neppure Roma o Milano. Da quando in città è arrivato il giudice Woodcock, invece si balla che è un piacere, sembra che ogni intrigo, ogni cospirazione abbia la Basilicata come inevitabile snodo. La mite Procura lucana è diventata così il lavacro di ogni vizio nazionale, grazie all’opera infaticabile del magistrato anglo-italiano, uno che lavora dalle 7 del mattino alle 22, e raggiunge l’ufficio in sella alla sua Harley Davidson, pioggia e o neve non importa, deciso ad applicare il suo metodo. Da una scintilla lucana, l’immane incendio. Woodcock parte da reati commessi in loco e poi allarga, allarga a tutta la Penisola, agendo con una incontinenza giudiziaria che gli è valsa più di un cazziatone da parte del Csm. Possibile che questa volta la sua indagine si riveli di granito, ma va detto che i precedenti non sono tutti incoraggianti. Quando hanno a che fare con Woodcock, i garantisti ad oltranza apparecchiano il banchetto. Nel dicembre 2003, per dire, si limitò a chiedere l’arresto di: Tony Renis, cantante; Anna La Rosa, giornalista, anche se l’avviso di garanzia la definiva «soubrette»; Nicola La Torre, politico all’epoca portavoce di Massimo D’Alema; Sergio D’Antoni e Franco Marini, ex segretari Cisl e anch’essi politici dalle diverse fortune. Varie ed eventuali, finirono nell’inchiesta anche due ministri, Antonio Marzano (Attività produttive) e Maurizio Gasparri (Telecomunicazioni), l’ambasciatore Umberto Vattani – che alla fine è stato davvero rinviato a giudizio per peculato per quei fatti, ma da altra procura ”, ed il ”noto” Flavio Briatore, così veniva definito, ”noto”. Furono i suoi carabinieri a spiegargli che Telecamere era un programma leggermente diverso dal Grande fratello, e che Tony Renis non era il marito di Rita Pavone. Woodcock ammette tranquillamente di non avere tempo per guardare la televisione e ascoltare musica d’antan. La richiesta di misure cautelari del 2003 costituisce indubbiamente un unicum della giurisprudenza italiana, un’agile lettura di 7.856 pagine, ma non ebbe grande successo, e degli arresti non se ne fece nulla. Eppure, nonostante l’infausta sorte, quell’inchiesta dice molto della personalità di Woodcock, magistrato moralizzatore se ce n’è uno. Partì per dimostrare l’esistenza di una associazione a delinquere che ne faceva più di Bertoldo, dagli appalti per le pulizie degli uffici, alla compravendita internazionale di idrocarburi, alla riscossione di crediti fiscali. Scivolò subito nell’analisi sociologica del generone romano, il solito sottobosco di amicizie millantate, clientelismo e regalie abnormi. ”Mercimonio”, ”logica dello scambio”, ”baratto”, furono i savonaroleschi termini usati per descrivere quel mondo, citando come prova di corruzione anche ”forniture di pesce fresco per alcune centinaia di Euro”, articoli di abbigliamento, oggetti preziosi regalati da aspiranti playboy ad aspiranti veline. Il Gip fece notare che oltre allo sforamento della competenza territoriale c’era anche una impropria valutazione penale di storielle non certo edificanti, ma attinenti alla presunta dolce vita romana e alla sfera privata dei suoi protagonisti. Ma il pubblico ministero Henry John Woodcock non è uno che si scoraggia facilmente [...] Nel 2002 diventa famoso per una inchiesta su sospetti giri di tangenti per il petrolio in Val d’Agri: decine di fermi, onorevoli, militari, imprenditori e manager Eni sotto accusa. Gli esiti dell’indagine furono rivedibili, di memorabile rimane solo un titolo del Manifesto: ”La Basilicata entra nell’Opec”. un uomo ironico e schivo, che si piace molto e parla poco con i giornalisti. Velista, motociclista, si occupa di un settore che giudica ”fisiologicamente scomodo” come la pubblica amministrazione, ma ha già dimostrato di poter spaziare anche in altri campi. [...]» (Marco Imarisio, ”Corriere della Sera” 17/6/2006).