14 giugno 2006
Manuela Schellini, 27 anni, infermiera in una clinica psichiatrica, passeggiava con due malati quando uno di loro le sfondò la testa, forse con una pietra
Manuela Schellini, 27 anni, infermiera in una clinica psichiatrica, passeggiava con due malati quando uno di loro le sfondò la testa, forse con una pietra. Questi, di nome Simone Giorgieri, 33 anni, toscano, la trascinò per decine di metri e poi la gettò in una vasca di cemento, nel cortile di una casa vuota. Quindi, forse facendo l’autostop, arrivò in una caserma dei carabinieri e raccontò tutto. Non ancora maggiorenne Giorgieri aveva ucciso un suo amico dandogli fuoco in uno scantinato. Dopo di ciò era finito altre volte davanti ai giudici per rapina, lesioni, detenzione di armi, incendio doloso. La mamma morta che era ancora piccolo, il fratello più grande suicida, Giorgieri aveva vissuto in case di lavoro e comunità. Lo scorso febbraio, quando fu scarcerato per l’ultima volta, aveva scritto una lettera in cui minacciava di suicidarsi se non lo avessero affidato a cure psichiatriche di un centro specializzato. Perciò era stato spedito nella clinica Villa Santa Margherita, una palazzina bianca nella campagna del cuneese dove pochi mesi prima era stata assunta Manuela Schellino, al suo primo impiego. Mercoledì 17 maggio, su una stradina sterrata di Belvedere Langhe. Pomeriggio.