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 2006  giugno 08 Giovedì calendario

Aristotele e Maria. Il Messaggero 8 giugno 2006. Caro Signor Gervaso, la love story di Aristotele Onassis e di Maria Callas mi ha sempre appassionato, ma vorrei saperne di più

Aristotele e Maria. Il Messaggero 8 giugno 2006. Caro Signor Gervaso, la love story di Aristotele Onassis e di Maria Callas mi ha sempre appassionato, ma vorrei saperne di più. Ad esempio, quando si conobbero e dove "consumarono" la prima volta. Secondo lei, fu davvero un grande amore o lo fu solo per la celebre soprano? Luciana Meroni - Ostia Lido (Roma) Aristotele Onassis conobbe Maria Callas a Venezia, la notte di martedì 3 settembre 1957, all’Hôtel Danieli. A presentarli fu la più pettegola e famosa giornalista americana, Elsa Maxwell. Onassis, greco come la Callas, era uno degli uomini più ricchi del mondo. Potentissimo armatore, aveva fama di genio degli affari, ma anche di avido seduttore e di spavaldo avventuriero, senza principi e senza scrupoli. Si avviava alla sessantina e il sex appeal non gli mancava. Maria era la più celebre cantante lirica del suo tempo e, forse, di tutti i tempi. Simpatizzarono subito, galeotti la nazionalità, la lingua e il temperamento. Erano entrambi sposati. Aristotele (per gli intimi, Ari) con la bionda e bellissima Tina, figlia di un armatore, greco come lui; la soprano con Gianbattista Meneghini, un attempato veronese, titolare di una fabbrica di laterizi, uomo pragmatico, senza fantasia e dai sensi un po’ torpidi: più che un marito-amante, un compagno, un manager intraprendente e oculato. Durante un ballo offerto da Wally Toscanini Castelbarco a Venezia, Onassis invitò i Meneghini nel suo sontuoso yatch Christina. Una lunga crociera estiva in Grecia e in Turchia. Maria e il marito accettarono: lei, con entusiasmo; lui, svogliatamente. Gianbattista non era uomo di mondo e fra la gente di mondo si sentiva un pesce fuor d’acqua. Il 21 luglio la coppia raggiunse Montecarlo e l’indomani, nelle prime ore del pomeriggio, s’imbarcò. Fra gli ospiti, il più illustre era l’ex premier britannico Winston Churchill, ormai ottantacinquenne, con la moglie lady Clementine e l’inseparabile pappagallo Toby. «Iniziò così la tragica avventura», scriverà nelle Memorie Meneghini, rievocando quell’infelice viaggio. La prima a intercettare le occhiate d’intesa che Ari e Maria si scambiavano fu un’altra ospite del Christina, Nonie Montagne Browne, che rivelerà: «Quando salirono a bordo, sembravano due tortorelle». La Callas era già stata trafitta dai dardi di Cupido, ma non voleva ammetterlo neppure a se stessa. E, infatti, ripeteva al marito: «Loro (Onassis e i suoi facoltosi amici) hanno quel che hanno, ma io ho te, sempre, sempre». Tutto, stando a Meneghini, filò liscio fino al 7 agosto, quando successe quel che si dice l’irreparabile, che niente e nessuno avrebbe potuto scongiurare. Basta rileggere le confidenze che, molti anni dopo, Maria farà a un intervistatore: «A Montecarlo rimasi molto impressionata dal fascino di Onassis, ma soprattutto dalla sua vigorosa personalità e dal suo modo di catturare l’attenzione generale. Non era solo pieno di vita: era una fonte di vita. Anche prima di parlargli da sola, cominciai a sentirmi stranamente rilassata». E quando una donna si sente "stranamente rilassata" da un uomo, quest’uomo può chiederle tutto. E aggiungerà: «Avevo trovato un amico che non avevo avuto mai; un amico di cui avevo un urgente bisogno». E quando una donna ha un "urgente bisogno" di un uomo, è cotta. La soprano e l’armatore stavano sempre più insieme e, quando i rispettivi coniugi si ritiravano nelle loro cabine per la notte, raggiungevano la piscina seguitando a conversare. La Callas appariva, ed era, felice, e anche Onassis. Meneghini, invece (e come dargli torto?), mugugnava. Diceva che in barca non si divertiva, anzi, si annoiava e che voleva tornar a casa, a Sirmione. Fra l’altro, soffriva di mal di mare e, quando questo s’ingrossava, scendeva in cabina e non risaliva sul ponte finché le onde non si placavano. Maria ne approfittava per rendere più frequenti e indisturbati i rendez-vous con Ari. L’armatore, macho di gagliardi appetiti, la soprano, irresistibilmente attratta da lui, così diverso da Gianbattista, antitesi somatica e psicologica del seduttore, non vedevano l’ora di brindare a Venere. I calici erano pronti, e anche il nettare. Mancava solo l’altare su cui immolarsi. Il furibondo amplesso, il primo di una lunga serie, avvenne all’interno di una lancia sul ponte superiore del Christina. Complici le tenebre e l’ora tarda, nessuno se ne accorse, e solo la guasconeria di Onassis, che non resisteva alla tentazione di esibire i suoi trofei e celebrare i suoi exploit erotici, fece conoscere a tutti (meno che a Churchill e alla moglie) l’eccezionale impresa. Ma andò oltre. Presente un’amica sua e della moglie Tina, chiese a Maria: «Raccontale come te l’ho fatto». Doveva averglielo fatto molto bene se da quel giorno, cioè da quella notte, la soprano si sentì sua, totalmente, pazzamente sua. Il resto della storia è di pubblico dominio. La Callas ruppe con il marito ed ebbe con Onassis una lunga, tormentatissima relazione. Quando lui la piantò per Jacqueline Kennedy, che sposò, Maria quasi uscì di senno. Quando la "vedova d’America" e l’armatore si lasciarono, Ari cercò il conforto, un conforto ormai solo amichevole, della soprano, sempre più afflitta. Lei, Onassis, lo aveva amato davvero. Quanto, lui lo capì solo alla fine. Roberto Gervaso