Corriere della Sera 10/06/2006, pag.25 Marco Del Corona, 10 giugno 2006
Il re jazzista sul trono da 60 anni La Thailandia batte tutti i record. Corriere della Sera 10 giugno 2006
Il re jazzista sul trono da 60 anni La Thailandia batte tutti i record. Corriere della Sera 10 giugno 2006. Nato a Cambridge, Massachusetts, Usa, 78 anni fa. Quattro figli. Sassofonista jazz, compositore. Performance con Benny Goodman e Lionel Hampton. Ieri sera, un milione in piazza a gridare il suo nome, a commuoversi. «Un evento storico», per la polizia. Non erano fan, ma sudditi. E lui non un artista, ma un re, Bhumibol Adulyadej, Rama IX di Thailandia. Nel mondo non c’ è sovrano da più tempo sul trono. Bangkok si è colorata di giallo, il colore della monarchia, la calca tracimava dal palazzo reale per tre chilometri: ma sessant’ anni di regno sono più un rito che un anniversario, da celebrare affacciandosi a un balcone della reggia come solo altre due volte aveva fatto, regalando 5 giorni di vacanza a un popolo che lo adora come un semidio o come l’ estremo protettore disinteressato dei deboli. La festa culminerà martedì in un corteo fluviale, centinaia di marinai ai remi delle «dragon-boat», principi e re invitati da mezzo mondo, compresi l’ imperatore del Giappone, Akihito, le regine d’ Olanda e di Danimarca, Alberto di Monaco, in 25, corona più corona meno. Ma non è a palazzo che la festa resta relegata. un Paese che brinda come sa e come può, vino di riso o acre whisky «Mekong», assieme ai 1.660 carcerati già rilasciati e gli altri 23-24 mila in attesa di godere, a breve, della grazia reale. Non meno devoti dei borghesi di Bangkok e Chiang Mai o dei contadini che così spesso, nei loro villaggi, si sono visti venire incontro il sovrano, taccuino e penna in mano, camicia a quadri e cappello di paglia. L’ affezione del popolo per Bhumibol è sincera e assoluta. Le leggi contro la lesa maestà, invocate da politici per inguaiare gli avversari, non sono soltanto decorative. Certi divieti, come quello di offendere l’ immagine del re sulle monete, sono considerati ovvi. La riservatezza sui retroscena di corte è assoluta, il tono dei giornali ossequioso, la tv sostituisce il pettegolezzo con interminabili cronache di inaugurazioni e cerimonie che coinvolgono membri della famiglia reale. E certi argomenti, come le circostanze che lo portarono sul trono il 9 giugno 1946, sono tabù. il sangue, infatti, che ha fatto di Bhumibol un monarca. Quello misterioso del fratello maggiore Ananda, trovato nel letto con una pallottola in testa. Bhumibol lasciò Losanna e convertì i propri studi da scientifici a politico-giuridici. Nel regno, sopravvissuto alle golosità coloniali francesi e britanniche e poi all’ invasione giapponese, il giovanissimo sovrano portò dall’ Europa la sua passione per il jazz. Aveva allora un sax di seconda mano, da 300 franchi, e un maestro alsaziano. Anche la sua prima composizione, «Saeng Tien», il «blues delle candele», compie sessant’ anni: ne sono seguite parecchie altre, una cinquantina, e trasmissioni radiofoniche in cui faceva conoscere il Dixieland e il Cool Jazz. Ha visto passare 20 premier, 15 Costituzioni, 17 colpi di Stato. E i thailandesi gli sono grati per aver tentato di ammorbidire il pugno dei dittatori di destra che si sono succeduti, riportato la calma dopo incidenti sanguinosi come quelli del 1992, aver mediato contrasti, non ultima la crisi delle scorse settimane, culminata con le elezioni anticipate indette dal premier-magnate Thaksin Shinawatra e poi annullate. A volte gli andò male. Nel 1976 i generali, temendo l’ onda rossa dell’ Indocina, massacrarono gli studenti: il Bhumibol di allora era un re atterrito all’ idea di fare la stessa fine del sovrano del Laos, rovesciato dai comunisti vittoriosi. Meglio dopo. Progetti nei villaggi, brevetti per tecniche di depurazione dell’ acqua. La sua storia illustrata sulla bastardina adottata, «umile e leale», è un bestseller che allude a un ideale di suddito e politicante. «Thailandesi, unità» ha invocato Bhumibol ieri, e Thailandia è anche il sud musulmano del terrorismo irredentista e della legge marziale. «Unità». E Bhumibol sa che una festa non basta. Marco Del Corona