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 2006  giugno 10 Sabato calendario

Architettura palestinese. Il Giornale 10 giugno 2006. Per spiegare lo stato del dibattito relativo al rapporto fra architettura moderna e ambienti storico-paesaggistici di pregio (giunto a livelli deprimenti come nel caso dell’Ara Pacis) userei la metafora della questione palestinese

Architettura palestinese. Il Giornale 10 giugno 2006. Per spiegare lo stato del dibattito relativo al rapporto fra architettura moderna e ambienti storico-paesaggistici di pregio (giunto a livelli deprimenti come nel caso dell’Ara Pacis) userei la metafora della questione palestinese. Cosa c’entrano la Palestina e Israele con l’architettura moderna e l’antico? Proverò a spiegarlo. All’inizio del Novecento, la Palestina, araba e musulmana, con un’identità etnica, storica e culturale precisa, ma non autonoma, è sottomessa all’Impero Ottomano. Viene il Sionismo: Herzl e i suoi seguaci indicano nella Palestina la Terra Promessa dove gli Ebrei sparsi per il mondo devono tornare, togliendola agli usurpatori arabi. Così, spontaneamente, gli Ebrei iniziano a installarsi in Palestina, a comprarne le terre e a colonizzarle. Viene, quasi contemporaneamente, il Panarabismo, nazionalismo uguale e contrario al Sionismo: le terre arabe devono essere degli arabi, dapprima in opposizione ai turchi, poi contro inglesi, francesi, americani. Con la Prima Guerra Mondiale, crolla l’Impero Ottomano. Per favorire il suo smantellamento, la Gran Bretagna di Lord Balfour appoggia il diritto sionista al ritorno in Palestina, subito sostenuta dagli Stati Uniti. il riconoscimento internazionale dopo il quale niente sarà come prima: gli arabi palestinesi si ribellano, ma gli Ebrei continuano a crescere e a organizzarsi nel nuovo protettorato inglese di Palestina. Al punto da opporsi non solo agli arabi, di cui negano i diritti, ma anche agli inglesi: l’obiettivo, già chiaro negli anni Trenta, è la costituzione di uno Stato sionista, sfavorevole alla convivenza razziale e culturale. Da allora, fra Panarabismo e Sionismo esiste l’odio. Lo Stato di Israele è nato, quello arabo sta facendo altrettanto, ma in Palestina non è ancora nata una cultura nuova. Prevalgono i vecchi nazionalismi che non riconoscono i diritti ormai acquisiti da ciascuna popolazione. Analogamente, esisteva una volta l’architettura moderna, innovativa, che reclamava il diritto a esprimersi combattendo il passato conservatore e il kitsch accademico. Battaglia nobile, fino a quando non è emerso un altro diritto, riconosciuto dall’Unesco e da una comunità internazionale non meno progressista di quella favorevole all’architettura moderna:la conservazione dei contesti storici, artistici e paesaggistici di pregio, ritenuti patrimonio culturale dell’umanità. un fattore che ha cambiato totalmente il terreno originario della disputa, ma di cui gli oltranzisti dell’una o dell’altra parte sembrano non volersi accorgere, come se nel frattempo la storia si fosse fermata. Ci vuole una cultura nuova di convivenza, in cui gli uni conoscano e rispettino le ragioni degli altri. Ma fino a quando l’architetto moderno crederà ancora di dover combattere contro l’"ossessione della conservazione" (cosa che tanti altri sciaguratamente mettono in pratica) si farà solo terrorismo unilaterale. Vittorio sgarbi