Varie, 13 giugno 2006
SAVOIA Maria Beatrice
SAVOIA Maria Beatrice Roma 2 febbraio 1943. Quartogenita degli ultimi sovrani d’Italia (Umberto II e Maria Josè). Nel 70 ha sposato Luis Reyna Corvalán y Dillon, dal quale si è separata nel 95 dopo aver avuto tre figli • «[...] dopo gli anni scapigliati della gioventù (la storia d’amore fra Titti e il ”povero ma bello” Maurizio Arena tenne banco nelle cronache rosa) ha dovuto affrontare prove durissime e drammatiche: la morte di due dei tre figli avuti da Luis Reyna, da cui si separò nel ”95. Anche Reyna finì i suoi giorni tragicamente a Cuernavaca, in Messico. Poi, venne l’ora della guerra legale ingaggiata da Vittorio Emanuele contro le tre sorelle, accusate di essersi appropriate indebitamente dell’eredità di Maria José, la regina madre. ”Da allora, il gelo – ammette Maria Beatrice ”. Tanto che, caduto l’esilio, mio fratello non mi ha neppure telefonato per comunicarmi il suo rientro in Italia. L’ho rivisto a Roma, al matrimonio di Emanuele Filiberto”» (Marisa Fumagalli, ”Corriere della Sera” 18/6/2006) • «’Voglio essere una ragazza normale, non ne posso più di sentirmi chiamare principessa! Nella mia vita sono sempre stata completamente sola. E l’affetto che non ho trovato in famiglia ho dovuto cercarmelo per forza da altre parti, con chiunque mi sembrasse in grado di darmelo. Non rimproveratemi per gli errori che ho fatto”. Parole di Diana Spencer, stremata dall’ultimo aggressivo attacco dei media? Oppure di Stefania di Monaco, una che comunque è riuscita a emanciparsi dal cerimoniale di Corte al punto da sposarsi con Daniel Ducruet, la sua ex guardia del corpo? Niente affatto. La ventenne che, a metà degli Anni Sessanta, proclamava la propria insofferenza allo status di Altezza Reale era l’antesignana di tutte le principesse da rotocalco pettegolo: Maria Beatrice di Savoia detta Titti, quartogenita dei ”re di maggio” Umberto e Maria José. Per intenderci, quella della scandalosa relazione con Maurizio Arena, protagonista di Poveri ma belli, all’epoca già piccolo divo ingrassato e in declino: e quella, si dice, degli elettroshock, della roulette russa, dei ricoveri, delle interdizioni e delle sbornie (’A Casalpalocco, quando stava con me”, fece sapere Arena poco cavallerescamente, ”si spazzolava tutto quanto riuscisse a trovare di liquido, pure il fernet che è l’ultimo stadio”). Una figlia del secolo che fece la delizia della pur reticente stampa del periodo. E che, d’improvviso, dopo una giovinezza scatenata, sembrava aver trovato pace: protetta da Luis Reyna Corvalan, diplomatico argentino di secondo piano, sposato il primo aprile del 1970, a neanche tre anni dal pasticcio con l’attore romano, in un salone dell’Hotel Camino Real di Ciudad Juarez. Madre di Raffaello e Azaea. Posata signora borghese residente tra Messico e California. [...] una tragedia ha riscaraventato Titti sui giornali: la morte a 23 anni di suo figlio, presumibilmente per suicidio, giù dal quinto piano di un edificio di Boston, i Braemore Condominiums: studente universitario molto amato da nonna Maria José, geniale ma inquieto, già in attesa di un figlio dalla fidanzata Meg Taylor, Raffaello aveva in tasca una certa quantita di farmaci antidepressivi. La sua fine è sembrata una replica, purtroppo riuscita fino in fondo, di certi episodi della giovinezza della madre: una pallottola nella spalla a Madrid, pare per amore del torero Victoriano Valencia; un volo dalla finestra, fortunatamente attutito da una serra, ancora ai tempi di Luis Reyna [...]» (Egle Santolini, ”Specchio” 29/6/1996).