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 2006  giugno 11 Domenica calendario

«Boicottiamo Soru» Il jet set si ribella alla tassa sul lusso. La Stampa 11 giugno 2006. «Boicottare Soru» Il tam tam della rivolta circola, in questo inizio d’estate, dai megayacht in rada a Saint-Tropez a quelli con elicottero e tender ipertecnologici in banchina a Montecarlo; tra chi si prepara al matrimonio più smart della stagione (a Capalbio, Anselmo Guerrieri Gonzaga sposa, il primo weekend di luglio, Ilaria Tronchetti Provera, figlia del presidente della Pirelli, Marco) a chi ha ballato giovedì notte al suono dei Gipsy Kings chez Alberto Rusconi

«Boicottiamo Soru» Il jet set si ribella alla tassa sul lusso. La Stampa 11 giugno 2006. «Boicottare Soru» Il tam tam della rivolta circola, in questo inizio d’estate, dai megayacht in rada a Saint-Tropez a quelli con elicottero e tender ipertecnologici in banchina a Montecarlo; tra chi si prepara al matrimonio più smart della stagione (a Capalbio, Anselmo Guerrieri Gonzaga sposa, il primo weekend di luglio, Ilaria Tronchetti Provera, figlia del presidente della Pirelli, Marco) a chi ha ballato giovedì notte al suono dei Gipsy Kings chez Alberto Rusconi. «Alla larga» - è la parola d’ordine sussurrata tra lor signori - «dalla Sardegna di Renato Soru» dopo la sua più clamorosa trovata: una tassa per i ricchi che nell’isola non sono nati o non hanno la residenza. Baffone in salsa sarda? Il tam tam si diffonde di loft in loft, di jet in jet. Meglio la Sicilia, la Grecia o la Croazia. Volare fino a Santo Domingo per oziare a Casa de Campo con i Perfetti, Gazzoni, Mentasti e il gioielliere Alberto Pederzani; o buttare l’ancora alle Baleari come faranno l’imprenditore Franco Zoppas e la creatrice di modaioli bijoux, Vittoria Ferria Contin, la coppia che in Costa Smeralda, l’estate scorsa, aveva ospitato in barca una festona. E ancora i Pasquini, i Soldati e tantissimi altri: l’elenco di armatori furibondi si allunga di giorno in giorno. Questione più di principio che di portafoglio. Non vogliono dover versare alla Regione sarda un «balzello» unico al mondo: fino a 10 mila euro per uno yacht tra i 30 e i 60 metri, 15 mila euro se è ancora più lungo. Le indiscrezioni Già alcuni mesi fa, alle prime indiscrezioni, «Ship&Boat International», la bibbia inglese della nautica da diporto, aveva dato la notizia rimbalzata poi su molti giornali stranieri, dal «Financial Times» al «Sunday Times», con ironici commenti sulla «tax on luxury». A maggio la conferma. Il fondatore di Tiscali, eletto presidente della Regione con il centrosinistra, era infine riuscito a varare una imposta regionale (legge numero 4) sulle ville e sugli appartamenti costruiti entro 3 chilometri dalla costa (3 mila euro fino a 200 mq, 15 euro in più ogni metro eccedente) ed anche sui jet privati e gli yacht che, in rotta dalla Costa Azzurra verso Sud, anche solo per pochi giorni, entreranno da giugno a fine settembre nelle acque sarde. Pagherò non pagherò. Famose proprietarie da molti anni di ville in Costa Smeralda, da Wanda Galtrucco alla stilista Mariuccia Mandelli, mostrano gran fair-play e si dicono pronte a versare la loro bella tassa. Assai diverso il discorso di altri, italiani o stranieri, che con i loro yacht possono far rotta verso altri lidi no tax. Questione di costume e persino politica. La «tax on luxury» segna forse il passaggio dall’era Berlusconian-deluxe a quella populista-comunista? Si vedrà. Intanto, da Londra, anche il tycoon indiano dell’acciaio, Lakshmi Mittal, ha fatto sapere ai suoi amici italiani che non farà rotta sull’isola; idem gli editori del «Daily Telegraph», i Barclay. Certo, non mancheranno Flavio Briatore, i calciatori e le veline in cerca di visibilità. E, certo, come tutte le rivolte non mancano le esagerazioni e le leggende metropolitane. Il comandante di «Octopus», la megabarca (più di 100 metri) di Bill Gates s’informa sulla benedetta tassa e aspetta a prenotare a Cagliari un posto in porto? Subito c’è chi parla di fuga dalla Sardegna persino dell’uomo più ricco del mondo anche se «Octopus», in questi giorni, è in acque ben lontane, in Australia. Bill tornerà? Per la nuova legge l’imposta (uniche esentate le barche sotto i 14 metri e le navi da crociera; quelle a vela, anche se lunghe più di 40 metri, per esempio il «Principessa vai via», il Perini del banchiere Ennio Doris, pagano la metà; gratis quelle iscritte a una regata) va versata entro 12 ore dall’arrivo. Visto che la riscossione dei tributi è affidata a capitanerie e guardie forestali, assisteremo a mirabolanti «cacce al ricco» tra le onde? A ridere in Sardegna sono in pochi. «Abbiamo i telefoni bollenti, in tanti ci chiamano per disdire le prenotazioni dei posti in porto. Soru vuole tassare i "ricchi cattivi"? Loro se ne vanno dove gli stendono tappeti rossi. Così uccidiamo il turismo internazionale. Un esempio? Nei giorni scorsi abbiamo perso la prenotazione di uno yacht di 92 metri che doveva restare ormeggiato una settimana. Per noi è una perdita secca di migliaia di euro», racconta Gian Battista Borea d’Olmo, direttore della Marina di Porto Rotondo. Proteste si levano dagli industriali sardi, dai sindaci («aiuteremo i diportisti a eludere la tassa», ha annunciato Franco Cuccureddu, sindaco di Castelsardo) dai porti più famosi per gli sceicchi a quelli meno frequentati nel Sud dell’isola. E ancora: pressioni, lettere, ricorsi al Tar per una imposta che, secondo calcoli ufficiosi, dovrebbe fruttare alla Regione sui 10 milioni di euro. «Chi ha di più paga di più», ha ribattuto alla protesta l’inflessibile Soru. Come dargli torto? Eppure a sentire il suo conterraneo Renato Azara, titolare a Porto Cervo della Sardinia Yacht Service, non si tratta di dire adieu a qualche ricco micragnoso: «Tutto il nostro settore rischia una completa débâcle! Abbiamo tentato di tutto per convincerlo ma Soru ci tratta da cretini. Non dialoga, non capisce che il nostro è un business importante e ha un indotto vitale per la nostra isola». Azara sostiene che dietro a ogni yacht ruota un mondo (dagli ormeggiatori ai taxisti, dai negozi di lusso a chi vende pesce fresco) che ora rischia la crisi. Allarme ingiustificato? «Alle fiere nautiche di Düsseldorf e Miami, mentre sindaci e operatori turistici sardi cercavano di catturare clienti con offerte e tariffe bloccate, non si parlava che della tassa Soru. Assurdo!», sostiene Massimo Revello, presidente dell’Isyba (i mediatori marittimi italiani) e vicepresidente di Assonautica-Assocharter. «Pare che Soru con questa mossa volesse mettere sotto pressione il ministero del Tesoro per incassare infine crediti dovuti alla Sardegna dallo Stato. Per ora, però, ha messo sotto pressione due dei pochi settori - l’edilizia e la nautica - che producono redditi nella nostra isola», accusa Gavino Sini, presidente della Confcommercio del Nord Sardegna (da Sassari alla Gallura c’è il 60% dei 6 mila posti barca regionali). In una Regione che ha un tasso medio di disoccupazione alto (tra il 15 e il 18%, e sale al 30% tra i giovani) la nautica, secondo Gavino Sini, può diventare una fonte di sviluppo e occupazione. La tempesta Sarà solo una tempesta d’inizio estate? E, nonostante tutto, le meravigliose coste sarde richiameranno come ogni anno i naviganti? Per intanto Azara, nella speranza di un ravvedimento del governatore, consiglia i suoi clienti di non pagare. I sindaci in rivolta pure. Revello aggiunge beffardo un particolare: «Se Soru voleva farla pagare ai super-ricchi ha sbagliato i calcoli. Forse non sapeva che quasi tutti i megayacht sono registrati come unità commerciali e quindi sono esentati dalla tassa. Morale: a pagare saranno quelli di fascia media con barche dai 14 ai 24 metri». Solita solfa, anche tra i diportisti, anche in acque sarde, la più batostata è sempre la middle class. Chiara Beria D’Argentine