La Stampa 12/06/2006, pag.9 Jacopo Iacoboni, 12 giugno 2006
Silvio si fa l’aereo nuovo, la politica vola alto. La Stampa 12 giugno 2006. Silvio Berlusconi rinnova il suo parco macchine, acquistando un nuovo aereo privato; Libero titola «Berlusconi si fa il suo Air Force One»; ma sarebbe affrettato ricavarne un’invettiva contro lo sfarzo simbolico che si concede il Cavaliere anche da capo dell’opposizione
Silvio si fa l’aereo nuovo, la politica vola alto. La Stampa 12 giugno 2006. Silvio Berlusconi rinnova il suo parco macchine, acquistando un nuovo aereo privato; Libero titola «Berlusconi si fa il suo Air Force One»; ma sarebbe affrettato ricavarne un’invettiva contro lo sfarzo simbolico che si concede il Cavaliere anche da capo dell’opposizione. Anzi. L’aereo privato è, a ben guardare, un totem della politica e persino della società contemporanea tout court, quella in cui chi non ha l’aereo suo lo affitta, e chi non lo affitta se lo fa comunque prestare, come fosse troppo poco da parvenu doversi prenotare un Alitalia. Tra l’altro il Cavaliere non sfoggerà lo sfarzosissimo Boeing 747 modificato, prodotto in soli due esemplari e fornito in dotazione solo al presidente degli Stati Uniti. Si accontenterà di un 737 Bbj (per la cronaca: Boeing business jet) che usano già altri 40 capi di Stato (pazienza se lui non lo è più), costa comunque 33 milioni di euro, e ha dotazioni personalizzate parche: al posto dei 400 passeggeri che avrebbe l’analogo modello di linea, ci sono cucina, divani angolari, armadio, camera da letto, telefoni satellitari, legni di prestigio nelle rifiniture e dorature nelle toilette. vero, un’ora di volo tra carburante e manutenzioni varie costa duemila euro, e le spese di mantenimento sono altine, otto milioni di euro l’anno. Tuttavia pensateci: la scelta del Cavaliere potrebbe addirittura rivelarsi, a una sommaria ricostruzione storica, assennata. Per lo meno, in sintonia con lo spirito dei tempi. «L’ho preso proprio per venire incontro alle esigenze di risparmio del governo...», ha spiegato Silvio ai suoi parlamentari, come già fece quando acquistò il suo precedente Falcon; e naturalmente sarà stata (anche) una vanteria, la sua. Il fatto è che sull’aereo privato, e altra gadgettistica simile, s’è praticamente costruita una fetta di storia socio-politica recente, oltretutto senza particolari distinzioni tra politici ricchi e poveri, di governo o di opposizione, talvolta pure «di lotta», con interessanti ricadute nientemeno che nella sfera politico-pecoreccia, che così tanto tocca i nostri immaginari. Per dire, qualche anno fa Cossiga rivelò che il nome «Casa delle Libertà» l’aveva inventato lui, e indovinate dove? «A ottomila metri d’altezza, in volo sul Mediterraneo», di ritorno dal funerale di Craxi, ospite sull’aereo di Silvio. L’altro colse, letteralmente, al volo. Su aerei privati si sono rette votazioni decisive, come quando nel ’94 l’Avvocato Agnelli mise a disposizione il suo a Norberto Bobbio per consentirgli di andare a votare per Spadolini, in corsa per la presidenza del Senato (che poi andò comunque a Scognamiglio); ma si sono anche sfiorati pasticci internazionali come quando, febbraio ’99, Sergio Mattarella rivelò che il curdo Abdullah Ocalan aveva lasciato l’Italia «per libera scelta» con destinazione Russia, su aereo privato noleggiato (della Snam) non s’è mai capito bene da chi, forse dai russi, forse no; o s’è talvolta sfiorato il ridicolo, come quando all’imprenditore Ciarrapico andò a fuoco il suo, di aereo, che tra l’altro aveva prestato a Bruno Vespa per andare a Baghdad a intervistare Saddam Hussein. Ecco, non c’è solo la silvietà in materia. Se ci è salito Ocalan nessuno può osare sospettare che non li usassero i socialisti, gli aerei privati. Quando nel ’93 il partito fu spazzato via dalle inchieste, e alla segretaria entrarono quelli di Benvenuto, scoprirono che si pagavano affitti costosissimi e si prendeva l’aereo privato anche per andare a Strasburgo. Ma poi proprio Silvio, giusto per restare dalle parti di via del Corso, usò un aereo privato per spedire ad Hammamet la squadra di medici che operò Bettino Craxi, e dunque l’oggettino può anche avere fini umanitari. L’aereo privato, è vero, diventa talora un giochino che quasi pretende l’esagerazione frivola, ma in fondo bisognerebbe esserne grati a proprietari o affittuari. Nel 2003 Berlusconi ci andò a Manchester a vedere la finale di Champions portandosi dietro solo Emilio Fede, Bonaiuti, Gabriella Carlucci e niente parlamentari forzisti, quelli vennero dopo, in charter. Vent’anni prima, se sono veri i racconti di Cicciolina al settimanale News, ci salì lei, Ilona, invitata da lui, «bello e affascinante, allegro e divertente», e «aveva anche molti capelli». Alessandro Moggi ne ha affittato uno per fare colpo su Ilaria D’Amico; che, tra l’altro, gli ha pure dato buca. Insomma, magari Silvio ne ha comprato uno costoso, celandosi dietro le «ragioni di sicurezza». Eppure è vero, come osservò immortale Gasparri al governatore Formigoni: «A Robè, com’è possibile che tu non abbia l’aereo privato? Ce l’hanno gli albanesi, che so’ morti de fame, e tu che governi la ricca Lombardia, niente?»... Jacopo Iacoboni