Fonti varie, 5 giugno 2006
Anno III - Centoventunesima settimanaDal 29 maggio al 5 giugno 2006Governatore Ogni 31 maggio il governatore della Banca d’Italia pronuncia un discorso che fa il punto sulla situazione economica e indica le priorità principali
Anno III - Centoventunesima settimana
Dal 29 maggio al 5 giugno 2006
Governatore Ogni 31 maggio il governatore della Banca d’Italia pronuncia un discorso che fa il punto sulla situazione economica e indica le priorità principali. Per Draghi, nominato lo scorso Natale, era la prima volta e il suo discorso - breve, sobrio - è stato accolto da una valanga di consensi. Troppi, si direbbe: non c’è nessun partito pronto ad applicare infatti la sua ricetta. Che è questa: tagliare la spesa pubblica per 3 punti di Pil (2 per rientrare nei parametri di Maastricht e 1 per finanziare il taglio del cuneo fiscale e gli investimenti produttivi, fa 45 miliardi di euro), no ai condoni, alzare l’età della pensione, punire le Regioni che spendono troppo, difendere ”non il posto di lavoro, ma il lavoratore” (cioè devo poterti licenziare, ma bisogna che mentre ti cerchi un altro posto qualcuno ti assista). Quanto alle banche, sue amministrate: fanno pagare troppo i clienti, imparino a investire, si aspettino un mercato più libero, cessino di credere di poter far sistema o cartello con la benevola protezione della Banca d’Italia. Anche i banchieri hanno detto che il discorso è stato magnifico. Chi sa se lo pensano davvero.
Elezioni Berlusconi, visto il risultato delle amministrative e visto che il 25 giugno si vota ancora (per il referendum confermativo della riforma costituzionale, detta Devolution), ha abbassato di parecchio il tono di voce. A parte la Moratti, vincitrice a Milano con poco più del minimo, e Cuffaro, rieletto governatore della Sicilia, la tornata delle amministrative non è andata proprio benissimo: catastrofe a Torino, dove Chiamparino ha preso il 66% su Buttiglione; mezzo disastro a Roma, dove Veltroni ha avuto il 61,7% contro Alemanno; nessuna riscossa a Napoli dato che per la Jervolino ha votato il 58,1%; guai in Calabria, dove il Polo ha perso tre città su quattro; una specie di tsunami a Ravenna, dove il sindaco del centrosinistra ha addirittura raccolto il 70,2 per cento dei consensi. Perciò dal centrodestra sono arrivati nuovi inviti al dialogo: per esempio, Tremonti ha detto di mettersi intorno a un tavolo e di stabilire tutti insieme, prima del voto del 25 giugno, quali sono le modifiche da fare alla Costituzione. Gli è stato subito risposto: neanche per idea, prima si vota e poi si vede. D’altra parte il governo non sta in piedi al Senato e vorrebbe trovare un accordo sulle Commissioni che gli rendesse la vita un po’ meno impossibile. E qui risponde il Polo: non se ne parla proprio.
Zitti Per convincere i suoi a star zitti e a non rilasciare dichiarazioni a vanvera (come hanno fatto subito dopo essere stati scelti), Prodi ha radunato i 25 ministri del suo governo a San Martino in Campo (Perugia). L’obiettivo (universalmente giudicato irraggiungibile) sarebbe quello di ”creare una vera squadra senza solisti né invasioni di campo”. Padoa-Schioppa ne ha approfittato per confermare ai convenuti che i conti pubblici sono malmessi e che ci aspettano sette mesi di passione.
Grazia Il presidente Napolitano ha concesso la grazia a Ovidio Bompressi, atto che è stato in genere salutato con favore. Bompressi, con Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, era stato condannato in via definitiva per l’assassinio del commissario Calabresi. Nessuno, purtroppo, si è ricordato di avvertire la vedova Calabresi, signora Gemma Capra, che ha appreso la cosa dai giornale e se n’è lamentata. Mastella ha chiesto scusa e Napolitano le ha telefonato. stato anche annunciato l’avvio della procedura per la grazia a Sofri, molto più complessa però perché Sofri la grazia non l’ha chiesta. Il governo sembra anche intenzionato a discutere in Parlamento la concessione di un’amnistia.
D’Elia Un caso delicato è quello di Sergio D’Elia, ex dirigente di Prima Linea, condannato a 30 anni di carcere per l’assassinio dell’agente Fausto Dionisi (1978), uscito dopo dodici anni profondamente cambiato, militante radicale e attivo in particolar modo nell’associazione Nessuno tocchi Caino che vuole abolire la pena di morte, candidato a queste elezioni dalla Rosa nel pugno, eletto deputato e nominato la scorsa settimana vicesegretario della Camera. A questo punto c’è stata l’insurrezione del centrodestra e parecchio imbarazzo nel centrosinistra: può un ex terrorista - e sia pure divenuto un altro - essere riammesso alla vita civile fino al punto di fregiarsi del titolo di rappresentante del popolo? Dov’è il limite? Potrebbe, in linea teorica, diventare ministro, capo del governo, presidente della Repubblica? D’altra parte, la nostra sensibilità si accorda con l’idea di condanne perenni, inamovibili? Siamo davvero capaci di essere implacabili? Mariella Magi, vedova del povero Dionisi, ha protestato, D’Elia ha scritto una lettera a Bertinotti e non intende rinunciare, Di Pietro (centrosinistra) sostiene che chi ha subìto condanne passate in giudicato non dovrebbe essere più eleggibile. Polemiche analoghe un mese fa in occasione della pubblicazione del nuovo libro di Adriana Faranda con annesse presentazioni dell’opera, serate, interviste ecc. L’argomento degli avversari della Faranda (nel commando che sequestrò Moro) era: avrà pur scontato la pena, non per questo ci venga ora a far la lezione.
Parata Bertinotti ha assistito alla parata del 2 giugno con una spilla pacifista appuntata sul petto. L’hanno perciò attaccato da destra. Ha però comunque assistito alla parata. Ed è perciò stato attaccato da sinistra.
Calciopoli Il commissario Guido Rossi ha detto che non si aspettava, nel calcio, una situazione tanto compromessa. E lunedì scorso ha ricevuto Galliani per concordarne l’uscita di scena, probabilmente a settembre. Il Milan è sempre più compromesso e si parla ormai di un sistema Milan, contrapposto al sistema Juve, anche se meno efficace (infatti Berlusconi l’anno scorso voleva assumere Moggi e Giraudo). Il Milan si lavorava soprattutto i guardalinee. Cannavaro e Trezeguet sono andati a deporre a Napoli, Capello andrà quasi certamente al Real Madrid (alla Juve potrebbe venire Novellino o forse Deschamps), la Nazionale ha giocato due brutte partite di preparazione ai mondiali (1 a 1 con la Svizzera, 0 a 0 con l’Ucraina) che cominceranno lunedì contro il Ghana, avendo per arbitro un giornalista brasiliano. Gli analisti dell’Ubs Wealth Management Resarch (svizzeri), incrociando dati diversi, sostengono che l’Italia vincerà il titolo, battendo in finale il Brasile. Dicono che il loro metodo statistico, applicato ai mondiali del passato, l’ha indovinata 89 volte su cento.
Corriere Il costruttore romano Pierluigi Toti e soprattutto la famiglia Benetton hanno comprato il 5 per cento a testa delle azioni Rcs (Corriere della Sera) rastrellate a suo tempo da Stefano Ricucci. Prezzo: 165 milioni di euro. Nessuno dei due entra nel patto di sindacato. Ma gli analisti spiegano che per i Benetton, restii fino a poco tempo fa a comprare (avevano già detto di no una volta), il 5% Rcs può far comodo per via della fusione tra la loro società Autostrade e la spagnola Abertis, fusione che il governo tendenzialmente osteggia. Avere un pezzetto di Corriere della Sera, quando c’è da trattare con i politici, è meglio.
Mara L’anno prossimo Mara Venier, 53 anni, non condurrà Domenica In. Dice che il direttore Del Noce non ha gradito una sua intervista a Flavia Prodi e neanche una serata organizzata per Veltroni e men che meno la litigata tra Pappalardo e Zequila per cui si prese un giorno di sospensione. Del Noce avrebbe anche fatto sapere al suo agente Lucio Presta che ci sono - per allontanarla dal video - pressioni del Vaticano. Questo ha trasferito immediatamente la questione in politica, si annunciano interrogazioni ecc. Mara intanto s’è rivolta agli avvocati e ha confermato che il 28 giugno sposerà Nicola Carraro, officiante il sindaco Veltroni. Per Domenica in sarebbe in pista Lorena Bianchetti (Al posto tuo su Raidue), un curriculum che comprende il religioso A sua immagine.
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