Filippo Facci, il Giornale 10/6/2006 pagina 1., 10 giugno 2006
il Giornale, sabato 10 giugno C’è il rischio che quanto dirò sia considerato soltanto becerume o cattivo gusto, ma resta notevole che tutto il dibattito sulla gerontocrazia vada regolarmente a parare sullo scontro di generazioni, sulle scarse o diverse motivazioni dei trenta-quarantenni, sulla forma mentis degli ex sessantottini, insomma su tutto: fuorché soffermarsi sul particolare che spesso vuole gli anziani meno freschi dei giovani
il Giornale, sabato 10 giugno C’è il rischio che quanto dirò sia considerato soltanto becerume o cattivo gusto, ma resta notevole che tutto il dibattito sulla gerontocrazia vada regolarmente a parare sullo scontro di generazioni, sulle scarse o diverse motivazioni dei trenta-quarantenni, sulla forma mentis degli ex sessantottini, insomma su tutto: fuorché soffermarsi sul particolare che spesso vuole gli anziani meno freschi dei giovani. Non tutti invecchiano nello stesso modo, ma è inutile fingere che un settantenne abbia mediamente la stessa lucidità e capacità di reggere la tensione che in genere ha un cinquantenne: soprattutto se martellato dai ritmi ossessivi della politica. da diversi mesi che in ambienti di sinistra si vocifera per esempio un sopraggiunto problema di Romano Prodi: la sua età. Un’età biologica che soggettivamente lo ha reso assai diverso da colui che solo pochi anni fa si ricordava, e che secondo alcuni, durante la campagna elettorale, lo ha costretto a pause più necessarie che strategiche. Essere a capo di un governo è una tensione spaventosa e soprattutto continua, e l’illusione di poterla stemperare può portare a rilasciare interviste forse troppo rilassate nelle quali dire per esempio che i comunisti italiani siano innocui e facciano folklore. Dire ossia, come la politica quasi mai permette, ciò che davvero si pensa. Non gli verrà perdonato Filippo Facci