Il Sole 24 Ore 04/06/2006, pag.19 Marigia Mangano, 4 giugno 2006
Il Granducato costa all’Ingegnere. Il Sole 24 Ore 4 giugno 2006. Milano. Porta il nome di Romed International sa e, ormai da più di dieci anni, il quartier generale è al numero 22-24 di Boulevard Royal, nel cuore del Lussemburgo
Il Granducato costa all’Ingegnere. Il Sole 24 Ore 4 giugno 2006. Milano. Porta il nome di Romed International sa e, ormai da più di dieci anni, il quartier generale è al numero 22-24 di Boulevard Royal, nel cuore del Lussemburgo. Da qui l’Ingegnere Carlo De Benedetti gestisce una parte delle "proprietà"di casa. Rispetto alla lunga filiera che da Cofide e Cir porta all’Espresso valgono di meno in termini assoluti, ma sono anche quelle che, nei bilanci di famiglia, costano di più. Già, perché, almeno da due anni, nel Granducato l’Ingegnere deve fare i conti con risultati in rosso. Quanto? Complessivamente quasi 40 milioni di euro negli ultimi 24 mesi, esattamente la metà considerando i numeri del 2005, svelati con largo anticipo rispetto all’altra cassaforte di famiglia, la Carlo De Benedetti & figli Sapa. Due casseforti per la galassia dell’Ingegnere. La struttura del gruppo che fa capo alla famiglia De Benedetti vede la "gestione" delle partecipazioni affidata a due casseforti. La prima, e anche quella più ricca in termini di proprietà, è l’italianissima Carlo De Benedetti & Figli Sapa, controllata dalla famiglia e con sede a Torino. A questa finanziaria fa capo la quota di controllo di Cofide, pari al 41,33% del capitale. E sempre da qui, di riflesso, parte la catena che porta a Cir, al Gruppo Editoriale l’Espresso e Sogefi. Il secondo gruppo di partecipazioni, quello più lontano dai riflettori di borsa, parte invece dal Granducato, dove ha sede il quartier generale della Romed International sa, società anonima costituita nel ’93. Oltre 220 milioni di asset nel Granducato. Entriamo in questa finanziaria, quella più riservata di casa De Benedetti. Si scopre che in Lussemburgo sono custoditi asset per almeno 220 milioni di euro. Alcuni sono ben noti, come la Cdb Web Tech, partecipata dalla holding con un pacchetto del 46,7% del capitale. Altri sono meno conosciuti, perché fuori da piazza Affari: la Romed, per esempio, a cui fanno capo diverse partecipazioni in gruppi immobiliari e non. Si tratta di una società attiva nel trading finanziario e il libro soci vede la Romed International sa con una quota dell’87,3% e il restante 12,6% fa capo all’Ingegnere. Secondo gli ultimi dati disponibili, quelli a fine del 2004, la Romed poteva contare su 109 milioni di euro di immobilizzazioni a fronte di debiti per 88 milioni e un rosso a fine esercizio di quasi un milione di euro. Tra le new entry, infine, nel portafoglio partecipazioni della cassaforte del Granducato c’è M&C, la società di turnaround nata dallo scorporo di Cdb pronta a debuttare in borsa. In questo caso la quota è pari al 3,8%. Lungo l’asse Torino-Lussemburgo, però, "peso" delle partecipazioni e risultati delle holding restano distanti. Il Granducato, almeno da due anni, da poche soddisfazioni all’Ingegnere. Il 2005 in rosso per 20 milioni. I prestiti infragruppo. Secondo i documenti appena depositati, la Romed International Sa nell’ultimo esercizio ha registrato un rosso di 20,5 milioni di euro. Questo dopo che un anno prima, la cassaforte lussemburghese aveva perso altri 18,2 milioni di euro. Colpa degli "oneri" finanziari, ben 16,2 milioni nel 2005, e dell’assenza di proventi, e dunque di dividendi da parte delle partecipate. Queste ultime, in aggiunta, sono anche quelle che drenano più risorse finanziarie alla famiglia: la maggior parte dei debiti della Romed International è verso controllate e collegate. Alla fine del 2005, l’indebitamento raggiungeva la soglia dei 124,7 milioni di euro e di questi ben 88,9 milioni erano "prestiti in famiglia". L’Ingegnere ha però bussato anche alla porta delle banche. Rispetto all’anno precedente, quando i 113 milioni di debiti erano spartiti tra controllate e "altri debiti", nel 2005 iscritti in calce tra i debiti verso gli istituti di credito, figura infatti un finanziamento di 14 milioni di euro. Marigia Mangano