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 2006  giugno 07 Mercoledì calendario

Agonia sui tacchi. Tutto Scienze e Tecnologia La Stampa 7 giugno 2006. State in ascolto: quando una donna cammina con i tacchi alti, l’eco sul selciato racchiude una stonatura, un’anomalia del passo

Agonia sui tacchi. Tutto Scienze e Tecnologia La Stampa 7 giugno 2006. State in ascolto: quando una donna cammina con i tacchi alti, l’eco sul selciato racchiude una stonatura, un’anomalia del passo. La cadenza di colpi sincopati sovverte la regola naturale del camminare bene, quella in cui fasi di contrazione muscolare si alternano a fasi di rilassamento. Con un «tacco 10», ci sono solo contrazioni. C’è chi sostiene che, se un rialzo sotto il tallone fosse stato opportuno, la natura ce l’avrebbe fornito. Ma di sicuro non poteva prevedere l’asfalto, i pavimenti duri e tantomeno i capricci della moda. «Attività quotidiane come il camminare, scrivere a una tastiera o attivare un mouse coinvolgono decine di muscoli in modalità non sempre positive, come quelle utilizzate per camminare con i tacchi alti, portare uno zainetto o lavorare a una linea di montaggio - spiega Roberto Merletti, direttore del Laboratorio di Ingegneria del Sistema Neuromuscolare del Politecnico di Torino -. I disturbi che ne derivano, incluso il mal di schiena, costano ai Paesi europei circa l’1% del Pil». Lo studio del movimento e del sistema neuromuscolare attraverso i segnali elettrici che i muscoli generano e i comandi elettrici che li controllano sono i temi delle ricerche in corso da 10 anni al «LISiN». E’ bastato monitorare l’attività muscolare delle gambe, in particolare del tricipite surale (polpaccio), mediante schiere di elettrodi durante una camminata a piedi nudi, quindi su tacchi ad altezze di 5, 8 e 10 centimetri per registrare la progressiva alterazione delle contrazioni fisiologiche. Se a piedi scalzi i muscoli intervengono secondo uno schema ottimale, che alterna fasi di lavoro ad altrettante fasi di riposo strategiche per cacciare i metaboliti della fatica, così non accade quando il tacco sale in altezza. In questo caso la fase di riposo del muscolo viene annullata. «Con i tacchi alti si altera lo schema motorio che abbiamo nel cervello. Il processo di adattamento è veloce, ma ci allontana dalla condizione ottimale, che è quella di consumare meno energia in modo più efficiente - dice Alberto Rainoldi, fisico -. In particolare, il muscolo è attivo anche quando non deve e coinvolge molte più fibre, comprese le ”unità motorie Cenerentola”». Se queste unità di «basso livello» rimangono sempre «accese», il risultato può essere un sovraccarico metabolico che sfocia in dolore e tensioni muscolari. Ore e ore sui tacchi a spillo alterano l’equilibrio tra i muscoli anteriori e quelli posteriori delle gambe, il tendine d’Achille si accorcia, sul ginocchio grava un maggiore sforzo meccanico, mentre la punta del piede non viene mai sollevata da terra. Eppure il camminare è alla base del nostro benessere, è uno dei segreti per vivere a lungo e bene. Quel che può sembrare un vezzo, cioè portare il bacino rovesciato in avanti e i glutei spinti all’indietro, così come suggeriscono i tacchi alti, negli anni può trasformarsi in una accentuazione di tutte le curve fisiologiche, con un effetto a catena: «All’aumento della lordosi, cioè dell’incavo lombare - spiega Sandro Giannini, direttore della Clinica Ortopedica Università di Bologna-Istituti Ortopedici Rizzoli - segue una curvatura in senso opposto a livello dorsale, compensata ancora a livello cervicale con un’altra lordosi. Nel tempo questo crea stress e tensione a tutta la colonna vertebrale». Il piede funziona poi da pompa per il ritorno sanguigno venoso. Ma il tacco troppo alto ne inibisce la funzione, impedendo il movimento che parte dal calcagno e che arriva alla punta dei piedi: il peso viene scaricato subito sulla parte mediana e anteriore. Il tutto peggiora se la punta delle scarpe è stretta. Si arriva a una limitazione della circolazione e, nel tempo, a una deformazione dei piedi e a un’alterazione della statica. «Più si alza il tallone e più il carico si trasferisce sull’avampiede e sulle teste metatarsali - continua Giannini -. Sono possibili infiammazioni come le metatarsalgie e le borsiti. Le dita si piegano ad artiglio, dando origine nel tempo alle cosiddette ”dita a martello”. Viene favorito l’alluce valgo. E nei casi più gravi si deve ricorrere alla chirurgia». Le istruzioni per l’uso? Tacchi dai 2 ai 4 centimetri, moderazione con quelli alti, e tutti a piedi nudi ogni volta che si può. Claudia Ferrero