Il Giornale 07/06/2006, pag.1 Carlo Pelanda, 7 giugno 2006
A scuola da Tremonti. Il Giornale 7 giugno 2006. Il buco di bilancio lasciato dal centrodestra non c’è
A scuola da Tremonti. Il Giornale 7 giugno 2006. Il buco di bilancio lasciato dal centrodestra non c’è. Se il deficit in rapporto al Pil sta andando verso il 4,1%, dal 3,8 già certificato a marzo dalla Ragioneria, si può dire che, al massimo, la sorpresa negativa del nuovo governo è dello 0,3%, circa 4,2 miliardi di euro. Nel 2001 il buco lasciato dal governo dell’Ulivo fu attorno ai 30 miliardi. E questo chiude la questione. Ma si apre quella di come Padoa-Schioppa vorrà reperire i circa 16 miliardi che servono per tornare entro il parametro del 3% di deficit. Tremonti, quando si accordò per il piano di rientro con la Commissione europea, probabilmente aveva in mente di procedere con un taglio della spesa, da farsi in due anni, senza aumentare le tasse. E dalle prime dichiarazioni sembrava che anche Padoa-Schioppa volesse seguire la stessa linea come sta applicando altre misure della finanziaria 2006 varata dal precedente governo Berlusconi. Ma poi è prevalsa - speriamo che questo governo ondivago se la rimangi - l’idea di fare la «manovra», cioè di coprire con più tasse e non con meno tagli di spesa superflua il deficit tendenziale di bilancio. Verrebbe voglia di lanciare l’allarme contro lo spettro rosso della persecuzione fiscale, ma forse c’è ancora il tempo per far riflettere i moderati di sinistra, e tecnici come Padoa-Schioppa, sui motivi per cui non dovrebbero arrendersi al partito che pensa di risolvere tutto tassando, tassando, tassando. Il motivo è europeo. Un governo dell’eurozona può fare una sola politica economica. Attenzione, ciò non è dovuto al solo requisito di rispetto dei parametri limitativi del deficit e del debito. La cessione di sovranità riguarda, infatti, tutto il modello economico. I trattati dell’Europa economica impongono la libera concorrenza e circolazione dei capitali nonché il divieto di un’ingerenza diretta dello Stato nel mercato. Ciò definisce i binari che un governo deve seguire. Per esempio, il requisito della libera circolazione dei capitali impedisce il riempimento dei buchi di bilancio attraverso tassazione. Perché se il capitale si sente ingiustamente tassato ha la possibilità di fuggire verso luoghi con minori gabelle. Inoltre, tutti i parametri europei di stabilità sono calcolati in «relazione al Pil». Se una nazione soffoca troppo con tasse o con rigidità la propria crescita, allora il Pil sarà stagnante e ciò renderà più difficile evitare sfondamenti di deficit. Ciò è diventato un incubo per le nazioni con modello di welfare pesante perché hanno aderito ad un sistema europeo che impone loro riforme liberalizzanti che non riescono a fare per mancanza di consenso. Ed è tale fenomeno che spiega perché un governo di centrodestra o di sinistra sono costretti a fare la stessa cosa: tagliare la spesa pubblica, non esagerare con le tasse. Significa che un governo di sinistra non può fare in alcun modo una «politica di sinistra» (statalista) perché questa non è ammessa nel modello europeo. Infatti la sinistra moderata tedesca ha preferito non allearsi con quella estrema, rinunciando alla maggioranza, per evitare che la seconda la costringesse a violare il modello europeo qui detto con conseguenze devastanti per tutta la Ue, l’euro e la Germania stessa. Mentre Prodi, per prendere consistenza elettorale, ha voluto unire la sinistra europeizzata con quella estrema. E questa non ci sta a rinunciare all’orgia della spesa in nome della sobrietà richiesta dall’essere parte dell’Europa. Così si svela la vera natura di questo governo: o cade per eccesso di divergenza o, se rimane, ci porterà fuori dal modello europeo. Bravo Prodi, un capolavoro. Carlo Pelanda