La Stampa 04/06/2006, pag.26 Alessandro de Lorenzo, 4 giugno 2006
La verità su mio padre il generale De Lorenzo. La Stampa 4 giugno 2006. Sulla Stampa del 15 marzo è comparsa la recensione, di Vincenzo Tessandori, del libro Generali di Domenico Quirico sulla cui copertina appare la fotografia del Generale de Lorenzo, mio padre
La verità su mio padre il generale De Lorenzo. La Stampa 4 giugno 2006. Sulla Stampa del 15 marzo è comparsa la recensione, di Vincenzo Tessandori, del libro Generali di Domenico Quirico sulla cui copertina appare la fotografia del Generale de Lorenzo, mio padre. Dal sottotitolo Controstoria dei vertici militari speravo che riguardo mio padre si volessero appurare verità celate al grosso pubblico (per interessi di parte). Purtroppo, con rammarico, ho constatato che solo nell’ultima pagina del libro si accenna ad alcuni avvenimenti che lo riguardano. Dalle poche righe appare chiaro che l’autore non conosce minimamente l’argomento trattato e dimostra solo un voluto intento denigratorio. Riguardo i fascicoli informativi del Sifar, cui si fa riferimento, furono vagliati dalla magistratura che non rilevò alcun illecito nelle attività del servizio e tantomeno nei comportamenti del gen. de Lorenzo (decreto di archiviazione dell’1-12-1967 del giudice istruttore Giovanni Moffa). Quanto alla subdola affermazione «Non ha molto da fare. Impiega il tempo a schedare, registrare, spiare, ammonticchiare dossier», vale la pena ricordare che quando il generale de Lorenzo ne assunse il comando, l’Arma stava per diventare un corpo di polizia campestre. Poco dopo il suo arrivo egli riuscì ad ottenere per l’Arma l’autonomia amministrativa e di bilancio e, con questa, nel volgere di poco tempo, l’Arma fu notevolmente potenziata: furono acquisite nuove caserme; migliaia di autovetture furono assegnate ai comandi territoriali; furono costituiti i nuclei radio mobili dotati di velocissime «gazzelle»; fu istituita una centrale operativa (per la prima volta in Italia) che collegava in ponte radio tutti i reparti dell’Arma; sorsero i centri elicotteri ed il centro investigazioni scientifiche; mio padre fece inoltre ripristinare l’uniforme nera al posto della divisa kaki. Il suo comando fu decisivo per le sorti dell’Arma e i Carabinieri di allora lo ricordano ancora con emozione e sono onorati di averlo avuto quale comandante. Anche riguardo il presunto golpe Segni-de Lorenzo (Piano Solo) l’autore dimostra la sua completa ignoranza rifacendosi alle solite argomentazioni portate avanti da una interessata parte. Si «salva in corner» sostenendo che fu un bluff, dimenticando o non sapendo che una sentenza del Tribunale di Roma condannò i giornalisti che «inventarono» il tentativo di «colpo di Stato» e che la prima Commissione parlamentare d’inchiesta della storia della Repubblica escluse che vi fosse stato un tentativo di colpo di Stato. Alessandro de Lorenzo Risponde Domenico Quirico, corrispondente della Stampa da Parigi e autore del libro recensito da Vincenzo Tessandori: Le poche righe dedicate al generale de Lorenzo e al «golpe» cui fu associato il suo nome, per ricordare che fu appunto cartaceo e giornalistico, servono a dimostrare l’epocale mutamento che il 1945 ha determinato nel ruolo dei vertici militari nella politica e nella società italiana. Ruolo che per 80 anni era stato invece centrale e decisivo: nel bene e nel male. Questa svolta pone fine a quanto il libro vuole raccontare. L’attività del generale al comando dell’Arma fa parte quindi di un’altra storia.