la Repubblica 04/06/2006, pag.29 Alessandra Retico, 4 giugno 2006
Lavastoviglie, la rivoluzione può attendere. La Repubblica 4 giugno 2006. Roma. Ha 50 anni, addosso porta il peso di molte rivoluzioni
Lavastoviglie, la rivoluzione può attendere. La Repubblica 4 giugno 2006. Roma. Ha 50 anni, addosso porta il peso di molte rivoluzioni. Meccaniche, sociali, culturali. La lavastoviglie non ha l´appeal della lavatrice, non profuma di bucato, non ci sono film, locali o fantasie che la celebrino. Eppure ha reso lucide le forchette di generazioni. Le italiane l´hanno sempre guardata con un certo sospetto, «a mano i piatti alla fine vengono meglio». Nel 2005 ne sono state vendute per 124 milioni di euro contro i 598, per dire, della lavabiancheria (dati Findomestic). Fissati per i telefonini, in Europa siamo i più riottosi nei suoi confronti (poco più del 32% ce l´ha). Eppure è bella, sempre più bella, ci sono modelli adesso sul mercato così glamour da esporre in salotto. Ecologiche anche: usarle significa far risparmiare ogni anno molta acqua, diciamo più del fabbisogno di una città come Milano, e un miliardo di kilowatt. Design, tecnologia, risparmio energetico. I prodotti più recenti hanno doti magiche: offrono cicli di lavaggio programmati (partenze regolabili, posticipate, affrettate), tasto silenziatore per la notte, cestelli per 16 coperti e piatti da pizza, oppure da single, e allora ecco le mini per cene solitarie che dopo l´uso puoi riporre in un cassetto. A qualcuno darà malinconia, però è così: l´elettrodomestico ha sempre capito che la vita cambia e allora si adatta, a volte perfino la orienta. La lavastoviglie ha cambiato l´organizzazione dei tempi e dei modi delle famiglie. Un primissimo prototipo, in legno, è del 1850, opera di Joel Houghton. Non funzionò. La rivoluzione, forte ma ancora immatura, venne non a caso da una signora, Josephine Cochran, grande organizzatrice di cene nella sua casa a Shelbyville, in Illinois. Il 28 dicembre 1886, dopo vari party natalizi, decise: «Se non lo fa nessuno, ci penso io». Ricca e capace, la Cochran tirò fuori un modello che alla fiera di Chicago del 1893, la più favolosa convention delle tecnologie moderne che scalzò le Esposizioni parigine, vinse un premio. Lei divenne imprenditrice della poi famosa KitchenAid (aiuto in cucina), l´aggeggio fu invece comprato solo da ristoranti e alberghi. Nelle case le donne continuavano ad arrossarsi le mani. Nel 1908, sempre negli Usa uscirono vari prototipi elettrici, l´Europa seguì nel 1929 anche lei con un modello elettrico della Mìele. La prima a uso domestico arrivata nel vecchio continente fu presentata alla fiera di Dusseldorf nel 1956. Erano gli anni del boom economico, il ricordo della guerra andava coperto dal rumore delle turbine del progresso. I grandi architetti del primo ’900 da Walter Gropius a Frank Lloyd Wright avevano aperto la breccia: la cucina era uno dei loro spazi preferiti, un laboratorio dove far fiorire i pensieri. L´Italia apprezzò, si innamorò di tutti gli elettrodomestici: da allora e per tutti gli anni ’60 siamo stati il paese che ne ha prodotti e venduti di più al mondo dopo gli Stati Uniti. E la lavastoviglie in 50 anni ha fatto la sua parte, ha sciolto grassi e pregiudizi. Fu persino al centro del famoso "dibattito sulla cucina" tra Krusciov e Nixon alla mostra delle tecnologie a Mosca nel ’59. Il vicepresidente Usa voleva convincere il premier sovietico che la lavapiatti avrebbe risolto i problemi delle donne americane. «Interessanti, ma inutili gadget», gli rispose il russo. andata diversamente, l´acqua fresca più forte della guerra fredda. Alessandra Retico