Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  maggio 26 Venerdì calendario

la Repubblica, venerdì 26 maggio Dan Brown è un profondo conoscitore della società e della cultura italiana

la Repubblica, venerdì 26 maggio Dan Brown è un profondo conoscitore della società e della cultura italiana. Ha studiato il Rinascimento italiano a Las Vegas, ha una collezione di cento gondole veneziane in plastica, e ha visitato il Colosseo in camper. Ma ora dall’Italia arriva la risposta al suo best-seller: il Codice Prodi, assai più complicato e misterioso del suo Codice da Vinci. Anticipiamo la trama: un custode del museo degli Uffizi viene trovato ucciso, con la gola tagliata. Prima di morire, però, riesce a spogliarsi nudo, a fare colazione e a scrivere sul pavimento col sangue sei cantiche della Divina Commedia e una lunghissima serie di numeri misteriosi. L’indagine viene affidata al commissario Borrelli e ai vicecommissari Montalbano e Al Bano. La Casa delle Libertà grida al regime. Il commissario Borrelli scopre che i numeri misteriosi riguardano i risultati delle partite truccate del campionato italiano, cioè quasi tutte. Si reca allora allo stadio Olimpico di Roma, dove scopre che il custode del campo è stato assassinato, ma prima di morire ha scritto col sangue, in area di rigore e in etrusco, due terribili segreti. Il primo è che l’Opus Dei e la Juventus sono in realtà la stessa organizzazione. Il secondo, ancor più sconvolgente, è che Gesù di Nazareth era in realtà italiano, figlio di un falegname emigrato, Peppino, e di sua moglie Maria. Inoltre Gesù aveva un fratello, Gegè, che dalla Palestina ritornò in Italia, aprì una pizzeria, ed ebbe sette figli. Il Graal, quindi, si troverebbe a Napoli. Borrelli piomba a Napoli, dove trova subito il calice del Graal, anzi gliene vengono venduti ben sedici. Ha il sospetto di essere stato fregato. Ma un templare anonimo gli spiega che la chiave finale della storia si trova in un dipinto segreto di Leonardo Da Vinci, La Mona Lisa siliconata, in cui la celebre modella ostenta due carnose labbra da vamp. Il quadro si trova alla pizzeria O’ Luvro. Borrelli piomba sul posto, per scoprire come al solito che il pizzaiolo è stato ucciso, ma prima di morire ha scritto col pomodoro e con i carciofini un misterioso elenco di nomi. Il commissario e il suo staff stanno alzati tutta la notte per decrittare l’elenco con un supercomputer, finché la mattina la donna delle pulizie spiega loro che i nomi sono quelli dei venticinque ministri e dei settanta sottosegretari del governo Prodi. Recatosi dal premier, Borrelli gli racconta tutto, spiegando che il pericolo maggiore è che il dittatore dell’opposizione, Silvio, notoriamente megalomane e iscritto a logge segrete, sta già cercando di farsi passare per discendente di Gegè e Gesù. Ha chiesto per diritto divino l’annullamento dei due ultimi scudetti, delle elezioni e del processo di Norimberga. Prodi ascolta pazientemente e poi spiega a Borrelli che in effetti quella storia è un pasticcio insensato degno di Dan Brown, ma è roba da niente di fronte al pasticcio che ha di fronte lui, e cioè tenere insieme una coalizione con ex democristiani, ex giudici, ex socialisti, ex comunisti, comunisti riformisti, comunisti moderati, comunisti operaisti, marxisti-evangelisti, gesuiti-giacobini, no global-no party, radicali filoamericani, radical-carmelitani, interventisti-pacifisti e laico-cresimandi, ognuno che dice la sua eognuno con ambizioni da leader. Ciò detto congeda Borrelli e si mette al lavoro. Qual è il finale? Non lo sappiamo, ma si prevede grande suspense. Possiamo solo dire che dal libro verranno tratti un film, un videogioco, un album di figurine, un disco e un partito politico. Ma soprattutto, col ricavato del Codice Prodi si spera di colmare la voragine del debito pubblico. Se ogni cittadino italiano ne compra milleduecento copie, andiamo in pari. Aiutate la cultura e la patria. Stefano Benni