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 2006  giugno 04 Domenica calendario

GRECO

GRECO Francesco Napoli 13 novembre 1951. Magistrato. Procuratore aggiunto di Milano. Faceva parte del pool di Mani Pulite • «[...] è rimasto al suo posto in Procura, facendo carriera: è diventato procuratore aggiunto, coordina il pool per la lotta ai reati finanziari, è il cervello dei detective che spaziano dal caso Parmalat ai ”furbetti del quartierino”, i più gravi scandali politico-finanziari d’Italia. [...]» (Piero Colaprico, ”la Repubblica” 24/5/2006) • «[...] Da un punto di vista politico, Greco può essere definito così: un cane sciolto molto di sinistra. Che soprattutto aborre schieramenti e scuderie. Forse è anche per questo che in 15 anni ha ottenuto tanti successi professionali ma ha fatto poca (anzi nessuna) carriera. Raccogliendo molto rispetto (non c’è grande avvocato milanese che non ne parli, anche in privato, più che bene), ma stringendo poche amicizie. Spesso labili o singolari. Come quella con Guido Rossi, il principe degli avvocati d’affari, noto per l’eleganza delle sue sciarpe quanto per l’esosità delle sue parcelle. Un legame nato ai tempi di Mani pulite, quando Rossi fu chiamato al vertice della Montedison per impedire che affondasse sotto i colpi dell’indagine Enimont, che proprio Greco pilotava. Per quella storia andò in galera solo una persona: il finanziere Sergio Cusani, consulente all’epoca di Gardini. Finì che Greco divenne amico sia dell’uno che dell’altro. Con il tempo il legame con Rossi, fatto anche di vacanze estive alla Maddalena dove entrambi hanno casa, si è raffreddato [...] ”Siamo diversi, tutto qui” ha spiegato il magistrato tempo fa a un amico. Quello con Cusani, invece, è rimasto. Mettere a fuoco le amicizie di un personaggio come Greco non è semplice. Per capirci: del giurista Giovanni Maria Flick era molto amico. Era: perché quando Flick divenne guardasigilli del primo governo Prodi, nel 1996, non ci pensò due volte a trascinarlo davanti al Csm. Motivo? Nel corso di un convegno Greco si era permesso di dire che nel settore della giustizia Prodi stava facendo cose che ”nemmeno Bettino Craxi si era sognato di fare”. Apriti cielo. Il procuratore capo Borrelli, altro ”amico” di Flick, si schierò pubblicamente a fianco di Greco, suo abituale compagno di sciate a Courmayeur. Flick non fece una piega. Finì che Greco fu assolto. Il suo avvocato difensore sapete chi era? Bruti Liberati. O ancora: Greco ha un rapporto di particolare stima e anche amicizia con Francesco Mucciarelli, uno dei grandi penalisti milanesi. Forse anche conoscendo questo legame, Gianpiero Fiorani scelse proprio Mucciarelli come suo legale quando scoppiò l’affaire ”furbetti del quartierino”. Se davvero contava in un trattamento di riguardo, beh non conosceva né il magistrato né l’avvocato. Finì di filato nel carcere di Opera. Con i vecchi componenti del pool di Mani pulite Greco ha mantenuto solidi legami d’amicizia. In particolare con Gherardo Colombo (oggi conferenziere, saggista e libero pensatore) e Antonio Di Pietro, che da tempo ha lasciato la toga per la politica. E all’interno del Palazzo di giustizia ha un rapporto particolarmente stretto con Eugenio Fusco (un giovane sostituto che viene dalla ex pretura, la cosiddetta ”procurina”, conosciuto nel corso di un processo per rimborsi iva fasulli) e con Antonio Martino, colonnello della Guardia di Finanza e capo della polizia giudiziaria della procura. I tre sono spesso a pranzo, talvolta con altri militari e magistrati, All’Umanitaria, a due passi dal tribunale. Greco teorizza da sempre il lavoro in pool. Precisando: ”Per lavorare bene insieme bisogna anche mangiare e cazzeggiare insieme”. E infatti. Fuori dal Palazzo di giustizia (e vita privata a parte, ovviamente) Greco ha una robusta rete di relazioni. Fra gli economisti: Tito Boeri (fondatore del sito lavoce.info), Salvatore Bragantini (ex commissario Consob) e Donato Masciandaro (docente alla Bocconi). Poi ha legami di stima con banchieri del calibro di Alessandro Profumo (numero uno di Unicredit) e Giuseppe Mussari (presidente del Monte dei Paschi di Siena). Ma soprattutto con Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia con il quale si sente con frequenza. Mentre strettissimo è il rapporto con Renato Righetti, condirettore di Bankitalia e capo del servizio antiriciclaggio dell’Ufficio italiano cambi, una formidabile sponda per le indagini del pool milanese. E assai fluido è anche il rapporto con la Consob, la commissione di vigilanza sulle società e la borsa, da quando Lamberto Cardia ne è divenuto presidente. Quanto al mondo della politica, è una storia a parte. Basta pensare che Giulio Tremonti quando era ministro dell’Economia spedì gli ispettori a Palazzo di giustizia (primo e unico caso nella storia) per contestare una parcella pagata a una società internazionale di consulenza che aveva affiancato i magistrati nelle indagini, guidate da Greco, sul crac Parmalat. Poi sempre Tremonti si premurò, insieme a Gaetano Pecorella (in gioventù avvocato di Soccorso rosso, oggi parlamentare di Forza Italia), di consultarlo quando il governo Berlusconi mise mano alla riforma dei reati societari. Quindi lo invitò personalmente a partecipare a un seminario a porte chiuse dell’Aspen Institute, suscitando lo sdegno di Bruno Tabacci (Udc) che si rifiutò di stringere la mano al magistrato. [...]» (Angelo Pergolini, ”Panorama” 20/9/2007). «[...] Il suo nome acquista una piccola notorietà all’inizio degli anni Ottanta, quando fa incarcerare Pietro Longo, segretario del Psdi, responsabile di aver intascato una bustarella. il periodo in cui Greco, vicino alla sinistra extraparlamentare ed esponente dell’ala più dura di Magistratura democratica, fa parte di un gruppo di magistrati, avvocati ed ex imputati che si batte per ottenere l’amnistia per i detenuti politici. Greco è seriamente garantista e scrive su Mob, rivista semiclandestina, violente critiche al sistema giudiziario emergenzialista e alla durezza del regime carcerario applicato ai reclusi per eversione. Greco [...] due mogli (un medico e poi una collega), figlio di un ammiraglio, velista esperto e appassionato motociclista. Ha una casa alla Maddalena e ama trascorrere le vacanze a Courmayeur. Entra in magistratura nel 1977, approdando a Milano dopo aver fatto l’uditore a Roma. Luigi Saraceni, romano, fondatore di Md, ora parlamentare del Pds, ricorda il giovane Greco: ”Mi accusava di essere troppo di destra. Teorizzava che l’unica via per battere la giustizia era il boicottaggio. Bisogna buttare sabbia negli ingranaggi, diceva. Le iniziative della sinistra che contesta sono forse un po’ meno peggio di quello che lui proponeva nell’ormai lontana fase garantista della sua vita”. Nonostante il fiero garantismo, le battaglie antiemergenzialiste e la militanza nella sinistra estrema, Greco talvolta è attento alle ragioni di opportunità: nella polemica tra il Psi e il pm Armando Spataro per l’inchiesta sull’assassinio di Walter Tobagi, si schiera pubblicamente al fianco di Spataro esprimendogli solidarietà. Le ragioni di opportunità si fanno più pressanti negli anni di Tangentopoli, quando Greco, divenuto esperto di bilanci seguendo numerosi casi ”economici”, entra a far parte del pool Mani pulite occupandosi del caso Ferruzzi. in quelle circostanze che il pm fa i conti con i metodi di indagine che aveva sempre radicalmente criticato. Così, nelle riunioni del pool, vota in diverse occasioni contro l’arresto degli indagati, ma prende atto di essere in minoranza, democraticamente si adegua e gestisce con disciplina leninista la scelta della galera secondo l’assioma del suo capo, Francesco Saverio Borrelli: ”Non teniamo dentro la gente per farla parlare, bensì mettiamo fuori chi parla”. Qualche volta Greco torna garantista: nel luglio del ”93 firma la richiesta d’arresto per Raul Gardini, e quando questi, informato della notizia, si suicida, i cronisti lo vedono piangere sulla spalla di una collega. [...] Un’amicizia che conta nella sua vita professionale è quella con Guido Rossi. Cominciata a fiorire nella stagione (all’inizio degli anni 90) quando Greco era ancora garantista e sul Sole 24Ore spiegava come sui reati economici era meglio intervenire con mezzi diversi dal codice penale, l’amicizia è, poi, proseguita anche in questi anni giustizialisti. I due avevano avuto rapporti (sui quali non sono riferiti aneddoti particolari) durante il crack di una importante finanziaria Lombardfin, della quale Rossi era consulente legale e importante cliente (uno dei pochi che riuscì a cavarsela senza seri danni finanziari). Ma nel processo non ebbe un ruolo. L’occasione per un rapporto stretto viene con il caso Ferruzzi, Rossi diventa presidente della società e collabora a tempo pieno con la procura. Da qui un rapporto più generale di consulenza con Greco, che fino ad allora non utilizzava spesso nomi di primo piano. E Greco deve aver avuto buoni consigli per gestire un caso come quello Gemina, riuscendo a dividere i personaggi rappresentativi (trascurati) da quelli esecutivi (arrestati). Con Rossi, si dice, si vedono spesso durante le ferie: quest’ultimo lo sponsorizzò per la presidenza della Consob. Il governo non volle mandare con Greco un segnale di tipo ”giustizialista” al mercato. [...]» (’Il Foglio” 17/5/1997).