Varie, 2 giugno 2006
D’ELIA
D’ELIA Sergio Pontecorvo (Frosinone) 5 gennaio 1952. Politico. Nelk 2006 eletto alla Camera con la Rosa nel pugno. Leader dell’associazione ”Nessuno tocchi Caino” (quella che si batte contro la pena capitale), nel 2006 la sua nomina a segretario dell’ufficio di presidenza della Camera scatenò furiose polemiche. Carlo Giovanardi: «Un ex terrorista di Prima linea condannato a 30 anni per l’omicidio nel 1978 a Firenze dell’agente Fausto Dionisi». La vedova Dionisi: «I signori terroristi hanno tutto, i nostri morti niente. E il ”fine pena mai” vale solo per i nostri morti. Mai per loro» (Francesco Battistini, ”Corriere della Sera” 2/6/2006). «’Ho pagato con 12 anni di carcere il conto che lo Stato e la legge mi hanno presentato. Ma in questo paese vige una pena che esisteva solo nel Medioevo, la pena d’infamia: vieni marchiato a vita e non te liberi più...” [...] ex dirigente di Prima Linea [...] condannato a 25 anni di carcere (dodici scontati) per l’assalto al carcere di Firenze il 28 gennaio 1978 che provocò la morte dell’agente di polizia Fausto Dionisi [...] Problema politico, non giuridico. Nel 2000 D’Elia venne riabilitato dal tribunale di Roma, che cancellò le pene accessorie, consentendogli l’eleggibilità. [...] studente a scienze politiche a Firenze nel turbolento 1977, l’adesione a Prima Linea, ”convinto che fosse possibile cambiare il mondo tutto e subito, spinto all’azione estrema da una sorta di demone”. Quando muore il povero Dionisi, 23 anni, (sua figlia Jessica aveva appena due anni), D’Elia non partecipa materialmente all’attacco: secondo i giudici era però a conoscenza del piano di evasione e non fece nulla per impedirlo. Dalla lettera ai deputati: ”Non ho mai sparato a nessuno. Sono stato condannato in base a uno dei postulati della dottrina emergenzialista dell’epoca, per cui il responsabile di un’organizzazione terroristica andava considerato responsabile dei crimini commessi nel territorio in cui operava”. Nell’86 si iscrive al partito radicale, rimanendo sempre fedele a Marco Pannella [...] ”Nessuno tocchi Caino” è l’associazione contro la pena di morte co-fondata da D’Elia nel 1993, e di cui oggi è il segretario. Ha combattuto per l’abolizione della pena di morte in 42 paesi, salvando migliaia di persone. Tra i promotori c’era la moglie, Mariateresa Di Lascia, l’autrice di Passaggio in ombra, Premio Strega postumo nel 1995, morta l’anno prima per un male incurabile a soli 40 anni. ”Da libero mi è accaduto anche di scontare la pena extra-giudiziale e per me pesantissima che il tribunale della vita, il destino, mi ha voluto riservare con la morte di Mariateresa” [...] ”Non voglio subire il ricatto affettivo del dolore dei famigliari delle vittime, che non vorrei offendere neanche con il solo mio parlare. Tuttavia non vige lo stato della sharia, che stabilisce il prezzo del sangue da corrispondere per ottenere il perdono”» (Concita De Gregorio, ”la Repubblica” 4/6/2006). «[...] Per ottenere la ”riabilitazione” che gli ha permesso di essere eletto alla Camera, D’Elia ha raccolto 15 lettere di persone offese in cui le vittime o i parenti delle vittime dei reati commessi dichiarano di considerare chiusi i conti con il condannato. Tra queste non c’è quella dei familiari dell’agente di polizia ucciso a Firenze il 20 gennaio 1978, omicidio per il quale D’Elia è stato condannato per ”concorso morale”. Quel giorno lui era a Roma, agli atti del processo c’era la ricevuta di un albergo a provarlo, ma come dirigente di Prima Linea in Toscana gli fu attribuito anche quel delitto. Del resto lo stesso d’Elia si assunse, davanti ai giudici, la responsabilità di tutte le azioni del gruppo. Ci sono invece le lettere dei dirigenti di alcune banche rapinate, e quelle di un gruppo di agenti di custodia sequestrati e feriti durante una rivolta carceraria. I quali hanno dato il loro assenso alla riconquista dei diritti civili da parte di chi, un tempo, li considerava nemici da annientare, se necessario. Chiusi i conti con la giustizia D’Elia ha voluto riaprire quelli con la politica attraverso tutt’altri metodi, fino ad approdare alla Camera. Un tempo al suo fianco in Prima Linea c’era Sergio Segio, anche lui dissociato, che a differenza di d’Elia ha scelto il sociale come terreno d’impegno. [...]» (Giovanni Bianconi, ”Corriere della Sera” 4/6/2006).