Varie, 2 giugno 2006
CIPRIANI
CIPRIANI Emanuele Firenze 3 maggio 1960. Investigatore • «[...] ex-funzionario della Banca Nazionale dell’Agricoltura, è ”l’uomo dei dossier Telecom”, per usare una formula giornalistica. Guai, però, a chiamarlo ”spione”. ”Spione mi sembra un’insinuazione malevola. Io sono un imprenditore della sicurezza privata”. Riepiloghiamo per i lettori. A Milano [...] è indagato, con Giuliano Tavaroli [...] capo della sicurezza aziendale Telecom e quindi Pirelli, per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di pubblici ufficiali per l’acquisizione di notizie ”sensibili”. ”Alcuni dei reati che mi hanno contestato li comprendo. In altri non mi riconosco”. un fatto che presso un collaboratore della sua agenzia di investigazioni ”Polis d´istinto” è stato trovato un dvd da cui [...] sono state estratte 35 mila pagine di informazioni riservate. Secondo alcuni, è solo una parte dei dossier che, per altri, sarebbero addirittura 100 mila. Cominciamo da qui. Quanti sono questi benedetti dossier? Quanti i file? ”[...] Solo una piccola parte del contenuto del dvd è riservato. Non ricordo il numero dei file contenuti in quel dvd, protetto da un codice crittografico alfanumerico che io ho aperto fornendo ai magistrati la password. Posso dire che vi sono decine e decine di migliaia di pagine di testo elettronico. I dossier raccolgono più file e, per quello che posso ricordare in questo momento, saranno centinaia [...] Nel corso degli anni abbiamo messo a punto un format che utilizzavamo per sintetizzare al cliente le conclusioni della nostra inchiesta [...] Diciamo che Polis d’istinto dipendeva per il 45-50 per cento del fatturato dalle commesse di Pirelli e Telecom. [...] Polis d’istinto, oggi di fatto in liquidazione, ha tutto in regola. Sono indagato per il lavoro svolto con le due società estere [...] il mio lavoro [...] è sempre stato riconosciuto come eccellente. Forse il migliore che fosse possibile reperire sul mercato italiano. Non ero un investigatore con gli occhiali neri e la macchina fotografica al collo che si dà da fare per documentare tresche e corna. Il nostro mondo si è molto evoluto. Oggi, devi essere capace di raccogliere informazioni in Sud America e in Africa. E se ti azzardi a dire riunione, invece che ’staff meeting’, o telefonate, invece che ’conference call’, appari uno sprovveduto” [...] Da quanto tempo conosce Giuliano Tavaroli? ”Da trent’anni. Eravamo quindicenni e giocavamo insieme all’oratorio di Albenga, dove allora lavorava mio padre, direttore di banca. Giuliano era stato molto sfortunato. Aveva, a quella tenera età, perso entrambi i genitori e mio padre si legò a lui come a un figlio. Da allora, la nostra amicizia non è mai venuta meno. Quando Giuliano era all’Anticrimine dei carabinieri di Milano, si fermava a Firenze ogni volta che poteva. L’ultima volta che l’ho visto è stato [...] al funerale di mio padre. Questo pasticcio era già cominciato. Da allora, se si escludono gli auguri di Natale, mi ha mandato un sms il giorno della nascita di mia figlia [...] Aveva portato prima in Pirelli e poi in Telecom una ventata di innovazione. Un metodo. Il metodo Tavaroli aveva trasformato annoiati impiegati in intraprendenti e attivissimi funzionari della sicurezza, capaci di sorveglianza societaria e finanziaria in ogni angolo del mondo in cui quelle società avevano un qualche interesse. Oggi, se dici Pirelli non ha senso pensare soltanto ai pneumatici e ai cavi”. Lei ha lavorato per la Telecom di Colaninno, mentre lavorava per la Pirelli di Tronchetti. Quando Tronchetti ha acquisito Telecom di Colaninno, per chi dei due ha lavorato? ”Sollevai subito con Telecom e con Pirelli il mio possibile conflitto di interesse. Entrambi mi rassicurarono e, in quel periodo, Telecom mi mise a lavorare su questioni internazionali [...] Non mi è stato mai chiesto di tradire la fiducia dei miei committenti [...] Posso dire che né Gnutti né Consorte sono stati, in modo diretto, ’soggetti di interesse’ del mio lavoro. Non posso escludere che nei file ci siano riferimenti casuali alle società di Gnutti o ad Unipol” [...] un fatto certo che ci sia un lavoro di investigazione su un arbitro di calcio: Massimo De Santis. Da chi le fu commissionato? ”Dalla Pirelli [...] Non, come ho letto, dal dottor Tronchetti Provera che non ho mai incontrato. Fu un incarico come gli altri [...] Non facevo domande. Mi preoccupavo soltanto di dare risposte. Puntuali e sollecite” [...] Un altro dossier di cui si favoleggia è quello che riguarda Afef, la moglie di Marco Tronchetti Provera. Nel dvd-archivio ci sarebbero informazioni che la riguardano. ”Questa è un’infamia. Io sono un professionista corretto. E mi sale il sangue alla testa se mi si dice che ho tradito la fiducia di chi me l’ha concessa offrendomi del lavoro. Non ho mai raccolto informazioni sulla signora, che non conosco personalmente. Come, ripeto, non conosco il dottor Tronchetti Provera. Diffondere queste menzogne mi danneggia in modo irreparabile. Peraltro, ce n’è un’altra in giro dannosissima [...] Che io avrei subappaltato le investigazioni contro Piero Marrazzo e Alessandra Mussolini. Non è vero. un’assurdità. Per fortuna, degli autori di quella iniziativa io non ho neanche i biglietti da visita, né mi è mai capitato di incontrarli ad un congresso di security [...]”» (Carlo Bonini, Giuseppe D’Avanzo, ”la REpubblica” 2/6/2006).