Viaggi, Michael Crichton, Garzanti 2005, 1 giugno 2006
Ora, considerate i fenomeni cosidetti paranormali, come la chiaroveggenza, la visione a distanza e la psicocinesi
Ora, considerate i fenomeni cosidetti paranormali, come la chiaroveggenza, la visione a distanza e la psicocinesi. A prima vista tutti questi fenomeni sembrano contraddetti dalle teorie della fisica. 0, almeno, non c’è una teoria immediatamente disponibile che ne renda conto. E questo è a mio parere uno dei motivi importanti su cui si basa la negazione dei dati a sostegno di questi fenomeni. Quali dati?, potreste chiedere. Molti scienziati negano che vi siano addirittura dei dati - affermano, cioè, che non vi sono incidenti o eventi ben documentati, ben controllati e quindi non soggetti a frode. Eppure ci sono, in realtà, fatti ben studiati che sembrano sfidare la spiegazione scientifica, ricordiamo in particolare il caso di una famosa medium del secolo scorso, la signora Piper che fu difesa da William James, professore di psicologia a Harvard. La signora Piper fu sottoposta a intensi esami per quasi un quarto di secolo, ma nessuno scettico fu in grado di dimostrare frode o inganno. Eppure le accuse di frode persistevano. James scrisse seccato: "Lo "scienziato" che in questo caso è certo si tratti di "frode" deve ricordarsi che nella scienza così come nella vita comune una ipotesi deve contenere qualche carattere specifico e positivo prima di poter essere discussa in modo proficuo e una frode che non sia di un qualche tipo ma sia semplicemente frode in generale, frode "in abstracto" è difficile possa essere considerata come una spiegazione davvero scientifica di specifici fatti concreti". Riguardo ad altri scienziati che continuavano a sostenere l’ipotesi della frode ancora non smascherata, James ribadì: " Credo che non ci sia alcuna fonte di errore nell’indagine della natura che si possa paragonare a una rigida credenza che certi tipi di fenomeni sono impossibi1i". Al di là del problema più limitato di sapere se un fenomeno isolato, quale la chiaroveggenza o la telepatia o vedere le aure, avvenga effettivamente, c’è una questione più ampia che riguarda la scienza, al presente. Mi riferisco a una certa fissità di punti di vista degli scienziati, a una certa tendenza a confondere le teorie scientifiche contemporanee con la realtà da cui traggono origine. Jacob Bronowski, uno degli studiosi più attenti al rapporto della scienza con le altre attività umane, ci ricorda sempre che le teorie scientifiche sono artificiali: "La scienza, così come l’arte, non è una copia della natura, ma una sua ri-creazione". La scienza offre un quadro del mondo ma il quadro non va confuso con la realtà da cui proviene. Eppure tutti noi tendiamo a confondere le visioni della nostra immaginazione con la realtà. Penso che quasi tutti abbiamo guardato fuori del finestrino di un aereo in volo sugli Stati Uniti e ci siamo stupiti di non vedere le linee che separano gli stati, come compaiono sulle carte. Ricordo il mio stupore la prima volta che vidi del tessuto umano vivente al microscopio e lo trovai incolore. Mi aspettavo di vedere delle cellule rosa con il nucleo viola. Ma quei colori sono artificiali, aggiunti durante la preparazione del vetrino. In reltà le cellule non hanno colore. Certamente sapevo che era così, proprio come tutti sappiamo che non ci sono linee sul terreno che separano gli stati. Ma ce ne dimentichiamo facilmente. Sono cresciuto nel ventesimo secolo, in una tradizione occidentale, scientifico-razionale. Sono stato educato a pensare che la visione scientifica del mondo sia quella corretta e che qualsiasi altra visione sia pura superstizione. Mi trovavo d’accordo con Bertrand Russell quando afferma: "Ciò che la scienza non ci può dire, l’umanità non lo può sapere". Avevo avuto solo qualche esperienza incidentale che contraddiceva questo punto di vista; ma le mie esperienze successive erano andate oltre quel punto di vista scientifico-razionale. Trovo ancora utile la visione scientifica, ci ho vissuto insieme felicemente la maggior parte del tempo. Ma ora ritengo che la scienza offra un modello di realtà arbitrario e limitato. Perché la realtà è sempre più vasta - molto più vasta - di ciò che sappiamo, di ciò che ne possiamo dire. Vediamo perché, con un semplice esperimento mentale. Pensate a una persona che conoscete bene. Ora fate delle affermazioni corrette che descrivano quella persona. George è un uomo di umore costante. Ora riflettete su questa affermazione. davvero corretta? probabile che più ci pensiate più vi verranno in mente le occasioni in cui George ha perso la calma, o era turbato o di cattivo umore per qualche ragione. Penserete alle eccezioni. Quindi dovrete ammettere che l’affermazione non è precisa. Potreste modificarla dicendo: George è spesso un uomo di umore costante, ma così sareste soltanto evasivi. La parola "spesso" ci dice semplicemente che l’affermazione a volte è corretta e a volte no. Dato che non dice quando l’affermazione non è corretta, non ci serve molto. Dovrete allora essere più espliciti, fare un’affermazione più stringente: George di solito è un uomo di umore costante, tranne il lunedì se la sua squadra ha perso il giorno prima, o quando ha litigato con la moglie, o quando è stanco e suscettibile - in genere verso la fine della settimana -, ma non sempre - oppure quando il suo capo gli rende la vita difficile, o quando deve riscrivere una relazione, o quando deve partire... o quando... o quando... Presto vi accorgerete che la vostra affermazione descrittiva si sta trasformando in un saggio. E ancora non avrete detto tutte le cose che sapete. Ancora non è completa. Potreste riempire pagine e pagine e non avreste ancora finito. In realtà è un’impresa disperata quella di cercare di fare un’affermazione esaustiva sull’umore mutevole di George. L’argomento è troppo complicato. Era destinato al fallimento sin dall’inizio. Per cui ricominciamo da capo. Facciarno un’affermazione diversa. George è preciso e ordinato. Questo è indiscutibilmente vero, penserete. George si veste sempre con cura e la sua scrivania è sempre in ordine. Ma avete mai visto il suo tavolo da lavoro nel garage? Che caos! Arnesi sparsi dappertutto. Sua moglie non fa che ripetergli di rimettere a posto. E il bagagliaio della sua auto? C’è di tutto lì dentro e non si prende la briga di ripulirlo. George di solito è preciso e ordinato. A questo punto già saprete dove vi porterà questa modifica: a un altro saggio. Facciamo quindi un’altra affermazione, che sia concisa e completa. George ha i capelli grigi. Ecco fatto, penserete. Ha i capelli grigi e non c’è niente da discutere. Naturalmente, però, non tutti i suoi capelli sono grigi. La maggior parte lo sono, soprattutto sulle tempie e sulla nuca. Per cui abbiamo semplificato, in modo tuttavia accettabile. Però, se George ora ha i capelli grigi, non li aveva grigi qualche anno fa. E in futuro non saranno più grigi, saranno bianchi. Quindi questa è una descrizione precisa dei capelli di George adesso, in questo momento. Non è una descrizione universale, invariabile. Riproviamo. George è alto un metro e ottanta. Ancora, ciò è vero tenendo conto dei limiti della nostra capacità di misurare. Probabilmente la sua statura sarà compresa tra un metro e settantanove e mezzo e un metro e ottanta e mezzo. E ovviamente non è sempre stato di quell’altezza. Prima era notevolmente più basso. Dunque anche questa affermazione è solo approssimativa. George è un uomo. Beh, sì. Ma "uomo" è poco specifico; è un termine determinato culturalmente. Alla nascita non veniva considerato un uomo. Occorre raggiungere una certa età e una certa posizione nella società per essere considerato un uomo. George è un maschio. Questo è indiscutibile. George è, ed è sempre stato, un maschio. Non c’è modo di contestarlo. un’affermazione vera sia ora sia nel passato. una verità eterna. una descrizione precisa della realtà di George. Certo, per "maschio" intendiamo che ha un cromosoma X e un cromosoma Y. Ma non lo sappiamo con certezza, vero? George potrebbe avere un cromosoma in più. Potrebbe essere solo apparentemente maschio... E così via. Emergono due punti dall’esercizio precedente. Il primo è che ogni affermazione che facciamo su George può essere contraddetta. Perché? Perché le nostre affermazioni su George sono solo approssimazioni, semplificazioni. La persona reale che chiamiamo George è sempre più complessa di qualsiasi affermazione che abbiamo fatto su di lui. Per cui possiamo sempre fare riferimento alla persona reale e trovarvi una contraddizione a ciò che abbiamo detto. Il secondo punto è che le affermazioni su George più sicuramente accettate sono anche quelle meno interessanti. Non possiamo dire niente di globale sul suo umore o il suo essere ordinato o sul suo comportamento complesso. Ci troviamo in terreno molto più sicuro descrivendo le caratteristiche più semplici del suo aspetto fisico: il colore dei capelli, la statura, il sesso, e così via. In questo modo, con qualche precisazione sugli errori di misurazione e sui cambiamenti nel corso del tempo, possiamo esprimerci con sicurezza. Ma soltanto un sarto si sentirebbe orgoglioso di questo. E ne avrebbe ben ragione. Dopo aver fatto molte prove e dopo aver sistemato i modelli durante ogni prova, il sarto sarebbe in grado di tagliare un vestito per George in sua assenza: George lo proverebbe e gli starebbe perfettamente! Questo è un trionfo dell’arte della misurazione, ma gli abiti sono indossati da una persona che il sarto può non conoscere affatto. Né gli interessa. Non gli importa niente di altri aspetti di George. Non è il suo lavoro. D’altra parte, ciò che interessa a noi di George non sono le sue misure. Ci interessano precisamente quegli altri aspetti che al sarto, per definizione, non importano. Per noi è molto più difficile definire quegli altri aspetti di George di quanto non sia difficile per il sarto definire le misure di George. Il sarto può fare il suo lavoro di descrizione perfettamente. Noi, dal canto nostro, non riusciamo affatto a descrivere George. Ora, dato che il sarto è così bravo potremmo avere la tentazione di chiedergli: "Chi è George?". Il sarto risponderà: "George è una quarantaquattro lunga". E se protestassimo dicendo che la sua risposta non è soddisfacente, il sarto risponderebbe di avere indubbiamente ragione lui perché potrebbe tagliare tutto un vestito che gli starebbe a pennello. Questo in sostanza è il problema della visione scientifica della realtà. La scienza è una sorta di illustre grande sartoria, un metodo per prendere misure che descrivano qualcosa - la realtà - che potrebbe non essere capito affatto. La scienza ci aiuta, ma fino a un certo punto. Certamente ha prodotto enormi benefici. Sarebbe folle abbandonare la scienza o negarne la validità. Ma sarebbe ugualmente folle pensare che la realtà è una quarantaquattro lunga. Eppure sembra che la società occidentale abbia fatto questo. Per centinaia di anni la scienza ha avuto tanto successo che il sarto ha preso il controllo della nostra società. La sua conoscenza sembra quindi più precisa e potente della conoscenza offerta da altre discipline, quali la storia, la psicologia o l’arte. Ma alla fine restiamo con un fastidioso senso di vuoto riguardo alle creazioni della scienza. Possiamo arrivare a sospettare che la realtà nasconda più cose di quanto le misurazioni potranno mai rivelare. Torniamo al problema precedente: descrivere una persona chiamata George. Quando abbiamo considerato qualcosa d’altro dalle sue misure, abbiamo trovato molto difficile fare qualsiasi affermazione su George che non potesse essere immediatamente contraddetta da altre affermazioni, ugualmente vere. Ora, potremo insistere con questo problema ancora un po’ e continuare a cercare affermazioni incontrovertibili su George. Ma alla fine, dopo ripetuti fallimenti, arriveremmo a sospettare che non c’è modo di riuscire in questa impresa. La realtà di George continua a sfuggirci. Qualsiasi cosa noi diciamo è sbagliata. A quel punto se qualcuno afferma: " al di là della possibilità delle parole definire l’esistenza", non suonerà tanto esoterico. Sembra essere esattamente ciò che abbiamo scoperto da soli. Tuttavia questa affermazione è stata fatta da Lao-Tzu, un mistico cinese, duemilacinquecento anni fa. Lao-Tzu insistette su questo punto, lo ripeteva sempre: "L’esistenza è infinita, non va definita". Ma se è così, se la realtà eluderà sempre le nostre definizioni proprio come George, che possiamo fare? Non c’è alcun bisogno di correre fuori Per vedere meglio, Né di scrutare fuori della finestra. Piuttosto resta Al centro del tuo essere; Perché più te ne allontani, meno apprendi. Lao-Tzu sostiene che è necessario rivolgersi all’interno, verso un senso interiore di realtà, anziché all’esterno. Questa sembrerebbe una critica delle imprese accademiche e infatti altre volte è esplicito: Abbandonate l’apprendimento raffinato. Ponete fine al fastidio Di dire sì a questo e forse a quello, Distinzioni di così scarso significato! Categorico questo, categorico quello, Che scarsa utilità hanno! Lao-Tzu fa molte affermazioni simili che sembrano in opposizione con l’insegnamento erudito, persino con il sapere. Perché pensa così? Quando la gente trova qualcosa di bello pensa a qualcosa d’altro di non bello, quando trova un uomo giusto, ne giudica un altro non giusto. La vita e la morte, benché nascano una dall’altra, Sembrano in conflitto come stadi di mutamento Difficile e facile come fasi di riuscita Lungo e breve come misure di contrasto, Alto e basso come gradi di relazione; Ma poiché il variare dei toni dà musica a una voce E ciò che è è l’era di quel che sarà L’uomo saggio non compie nessun atto Non pone nessuna legge Prende tutto quel che accade come viene... In realtà sta dicendo: Non fate distinzioni, perché ogni distinzione simultaneamente definisce il suo contrario, e in molti casi l’azione reciproca dei contrari è indivisibile, così come il variare dei toni crea la musica. Egli afferma che se ci si accosta al mondo attraverso le distinzioni, non si riuscirà mai a districare le proprie percezioni. Il modo più sicuro per accertare se un uomo è saggio se accetta la vita intera, così com’è, Senza aver bisogno con le misure o il toccare di capire L’origine incommensurabile e intoccabile Delle sue immagini... L’atteggiamento di Lao-Tzu rappresenta un modo di affrontare il fatto che qualsiasi cosa diciamo sulla realtà è inevitabilmente sbagliata o incompleta. Lao-Tzu afferma che si deve "accettare la vita intera, così com’è, senza aver bisogno... di capire". Questo in un certo senso è un atteggiamento antirazionale e certamente antintellettuale. Tuttavia è un altro punto di vista, chiaro e coerente. Potrebbe non soddisfare tutti i gusti, però siamo costretti a riconoscere che è una soluzione vera di un problema vero. (continua...)