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 2006  maggio 26 Venerdì calendario

Novembre 1935: l’ Italia punita dall’ Europa. Corriere della Sera 26 maggio 2006. Sulla facciata del Comune di Ameglia (La Spezia) si legge: «18 novembre 1935 a ricordo dell’ assedio perché resti documento nei secoli dell’ enorme ingiustizia consumata contro l’ Italia alla quale tanto deve la civiltà di tutti i continenti»

Novembre 1935: l’ Italia punita dall’ Europa. Corriere della Sera 26 maggio 2006. Sulla facciata del Comune di Ameglia (La Spezia) si legge: «18 novembre 1935 a ricordo dell’ assedio perché resti documento nei secoli dell’ enorme ingiustizia consumata contro l’ Italia alla quale tanto deve la civiltà di tutti i continenti». Se un ignaro studente, leggendo questa scritta, chiedesse spiegazioni al suo insegnante, che cosa gli direbbe? Livorno Caro Lorenzini, l’ insegnante dovrebbe spiegare al suo allievo, anzitutto, che il 2 ottobre 1935 Mussolini apparve sul balcone di Palazzo Venezia per annunciare a un «raduno oceanico» (come Orio Vergani definì le grandi adunate del regime) l’ inizio delle ostilità contro l’ Etiopia. L’ invasione cominciò il giorno seguente attraverso la frontiera eritrea e permise la conquista di Adigrat il 5, di Adua il 6, di Axum il 15. Da parecchie settimane, ormai, il mondo attendeva la guerra. Vi erano stati incontri internazionali. Vi era stata una riunione fallita della commissione arbitrale italo-etiopica. Vi era stata una conferenza anglo-franco-italiana a Parigi. E il 18 settembre, alla Società delle Nazioni, un comitato speciale aveva cercato di evitare il conflitto invitando l’ Etiopia a preparare un piano di riforme da realizzarsi sotto la tutela di un gruppo di tecnici europei, fra cui gli italiani avrebbero avuto una posizione preminente. Ma Mussolini temette che la diplomazia avrebbe insabbiato con qualche modesta concessione le aspirazioni italiane e non volle modificare i suoi progetti. La macchina punitiva della Società delle Nazioni si mise immediatamente in moto. Come racconta il generale Luigi Emilio Longo nella sua grande storia sulla «Campagna italo-etiopica», ora pubblicata dall’ Ufficio storico dello stato maggiore dell’ Esercito, il 3 ottobre si riunì alla Società delle Nazioni il «Comitato dei Tredici», incaricato di un primo rapporto sulle cause della guerra. Dopo averlo ricevuto e discusso, il Consiglio della Società (l’ equivalente del Consiglio di sicurezza dell’ Onu) costituì un comitato ristretto composto da sei Paesi (Francia, Inghilterra, Danimarca, Portogallo, Romania e Cile) che accusò il governo italiano «di avere contravvenuto agli impegni presi in base all’ art.12 del Patto della S.d.N». Definita ormai «Paese aggressore», l’ Italia divenne passibile delle sanzioni economiche previste dall’ art 16. Il compito fu affidato a un Comitato di coordinamento che approvò il 18 novembre alcune clausole restrittive economico-finanziarie e, il giorno dopo, tre provvedimenti: no alle importazioni dall’ Italia, no all’ esportazione verso l’ Italia di materie prime e di taluni prodotti-chiave, misure di mutuo appoggio fra gli Stati sanzionisti. Secondo una lista pubblicata da Longo, risulta che gli Stati favorevoli all’ embargo di armi furono 50, quelli favorevoli alle misure di carattere finanziario 51, quelli favorevoli al boicottaggio dei prodotti italiani 49, quelli favorevoli alle misure di reciproca assistenza fra gli Stati sanzionisti 41. Le sanzioni, tutto sommato, furono poco efficaci. Il governo italiano se le aspettava e si era premunito immagazzinando le materie prime e i prodotti industriali di cui avrebbe avuto bisogno durante il conflitto. Tre Paesi importanti (Stati Uniti, Germania, Giappone) non facevano parte della Società delle Nazioni e garantirono all’ Italia alcune forniture (soprattutto petrolio e carbone) particolarmente necessarie alla guerra. E altri Paesi, infine, lasciarono intendere al governo italiano che avrebbero chiuso un occhio. Secondo i calcoli degli stati maggiori europei, i provvedimenti avrebbero avuto effetti negativi se la campagna etiopica si fosse protratta per due inverni. Ma la guerra terminò con la conquista di Addis Abeba nel maggio 1936. Le conseguenze, se mai, furono esattamente l’ opposto di quelle che la Società delle Nazioni aveva sperato di raggiungere. Le sanzioni suscitarono in Italia un’ ondata di indignazione che rafforzò il consenso del regime e irrigidì la posizione del governo italiano. Dopo il 18 novembre Mussolini non ebbe altra scelta fuorché quella di rifiutare qualsiasi compromesso e di puntare sulla vittoria. Fu chiaro allora che le sanzioni erano un’ arma a doppio taglio, di cui era difficile prevedere l’ effetto. Peccato che molti se ne siano dimenticati. Sergio Romano