Varie, 31 maggio 2006
GENTILE Giuseppe
GENTILE Giuseppe Roma 4 settembre 1943. Ex triplista. Alle Olimpiadi di Città del Messico (1968), in una gara memorabile, stabilì il primato mondiale con la misura di 17.22, record durato pochi minuti perchè il campione sovietico Saneyev rispose con un balzo triplo da 17.39 (alla fine conquistò la medaglia di bronzo). Nipote del celebre filosofo Giovanni, interpretò poi Giasone nella Medea di Pasolini • «Un campione di salto triplo che, a modo suo, era anche un libero pensatore» (Cesare Fiumi, Storie esemplari di piccoli eroi) • «[...] ha avuto la vita segnata dal Sessantotto ”Segnata mi pare eccessivo perché ci furono anche il Sessantanove e i successivi, non tutto si fermò lì. Naturalmente fu un anno dall’alto valore simbolico, in quei mesi mi giocavo la carriera sportiva perché c’erano le Olimpiadi su cui riponevo le speranze d’atleta. Quando scoppiò la contestazione ero studente universitario, sentivo il clima, ne discutevo con gli amici ma non partecipavo. Il mondo borghese m’apparteneva, con la famiglia avevo un buon rapporto, non la mettevo affatto in discussione come facevano gli hippies e i giovani del movimento studentesco. In un certo senso io stesso mi sentivo contestato da un diverso modo di vedere la società. Cercavo certezze nello sport, la scadenza olimpica rappresentava l’occasione della vita. E lo fu. M’allenava Luigi Rosati, mio professore di educazione fisica al liceo, che lesse il mio talento nei salti [...] Quando fummo a Città delMessico ci rendemmo conto solo parzialmente di quanto accadeva nel Paese. Leggevamo i giornali ma il villaggio olimpico era blindato, non filtrava nulla” [...] la gara, la sua gara, con un finale al cardiopalmo e il passaggio dall’oro al bronzo in una manciata di minuti ”Lo vissi in maniera tragica. Sin da bambino avevo sognato i Giochi e in quella finale credevo di potercela fare. Non so se Sanajev e Prudencio fossero più forti, so che fecero più centimetri di me e il sogno svanì”. Poi una parentesi particolare, nientemeno che un film con Pasolini e la Callas -Medea- dove interpretò Giasone ”Pasolini mi volle in quel ruolo forse per la prestanza fisica, il volto intenso e barbuto, non so. L’esperienza non la vissi granché bene perché non era il mio mondo, solo con gli annimison accorto del valore dei mesi trascorsi accanto a due giganti, persone coltissime e di spessore. Erano seri ma affettuosi, mi coccolavano, ci vedemmo anche a riprese finite più di una volta a Roma, mostravano interesse, carica umana, disponibilità al colloquio”. Quindi un tratto lunghissimo della vita trascorsa a fare il dirigente del Coni ”Il periodo più bello lo passai coi Giochi della Gioventù dove ho vissuto proprio la freschezza del rapporto coi ragazzi. Quello più nero gli ultimi anni, in cui ho constatato che non c’è progettualità, si naviga a vista, si ama sempre meno lo sport e si è narcisisticamente concentrati sulle proprie carriere. [...]”» (Enrico Campofreda, ”il manifesto” 20/10/2006).