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 2006  maggio 31 Mercoledì calendario

Il ct montenegrino che ha convocato in nazionale il figlio. La Stampa, mercoledì 31 maggio. Sono sempre le questioni di sangue che tormentano l’ex Jugoslavia, dove sei nato e a casa di chi e da dove vengono i tuoi genitori

Il ct montenegrino che ha convocato in nazionale il figlio. La Stampa, mercoledì 31 maggio. Sono sempre le questioni di sangue che tormentano l’ex Jugoslavia, dove sei nato e a casa di chi e da dove vengono i tuoi genitori. Se ti chiami Dusan Petkovic e sei il figlio ultratrentenne e un po’ scarso del tecnico della Serbia e Montenegro. Se sei mezzo serbo e mezzo croato e prendi il posto dell’unico montenegrino dichiarato, presente in una squadra che avrà la doppia nazionalità solo per un mese. Se tuo padre, il ct Ilija Petkovic minimizza dicendo: anche il ct della Croazia ha fatto lo stesso. Se Zlatko Kranjcar, selezionatore della Croazia ha davvero convocato il figlio Niko. Se Niko Kranjcar è l’idolo di una nazione, la Croazia che si è offesa per il paragone indegno.  difficile da capire, come sempre quando c’entra l’ex Jugoslavia e si complica ancora di più dopo il referundum che ha diviso il Montenegro dalla Serbia e ha lasciato una nazionale unita solo da un trattino, da un segno ortografico buono per i gironi Mondiali. In formazione c’erano due montegrini, Mirko Vucinic e il portiere Dragoslav Jevric. Solo Vucinic è montenegrino dichiarato cioè ha già detto che il 28 luglio, giorno in cui le due federazioni si dividono, lui starà con il nuovo Montenegro che al momento non esiste e quindi non è iscritto alla Fifa. Il portiere Jevric è nato a Berane, Montenegro dell’Est, una città dove su 40 mila abitanti sono andati a votare in 24 mila e si sono divisi in due: metà per l’indipendenza e metà per l’unione. Jevric viveva in Serbia prima di andare a giocare in Turchia e non è detto che resti dove sta. A difendere la porta della Serbia. In questo caos, Vucinic si è infortunato mentre giocava con l’Under 21, fuori dalla lista dei 23 convocati. Per due giorni, due Paesi diversi si sono chiesti chi lo avrebbe sostituito e l’allenatore Ilija Petkovic ha chiamato il figlio, Dusan. Uno vicino alla pensione, compie 32 anni durante la Coppa del Mondo, gioca, da riserva, nell’Ofk Belgrado e ha una sola presenza in nazionale raccattata già sotto la gestione paterna anche se in una stagione migliore. Stava al Norimberga, era titolare e l’allora tecnico Klaus Augenthaler era disposto a riconoscergli del talento. L’unico, chiunque altro lo ricordi in quella squadra lo definisce "pigro". I pareri li ha raccolti "B92", giornale serbo che si occupa di tutto il calcio jugoslavo e ha scritto pezzi intitolati "vergogna" dopo la decisione. "Dusan Petkovic è un giocatore versatile utile sia in difesa che a centrocampo. Lo so si alzeranno polemiche ma il ct sono io e mi assumo la responsabilità. Del resto è successo anche con la Croazia. L’allenatore ha convocato il figlio". Petkovic senior si è spiegato così. vero, Zlatko Kranjcar ha scelto il figlio Niko e nessuno se ne è stupito. stato come quando Cesare Maldini ha convocato Paolo, non una persona ha pensato a un conflitto di interessi, era naturale. E qui è altrettanto logico, Niko è soprannominato lo Zidane dei Balcani, è più di un idolo, è un "vatreni" cioè uno a cui affidarsi. Ha giocato in tutte le giovanili della nazionale, è stato titolare durante le qualificazioni, era il nome più scontato tra i 23. L’accostamento ha fatto imbufalire i croati e lasciato ancor più solo Petkovic che sì allena i serbi, ma è nato a Knin, in Croazia. I due Petkovic sono in Austria, in ritiro, il padre ha passato il pomeriggio a dire che il figlio meritava di star lì mentre la stampa gli sventolava l’editoriale del giornale serbo "Blic": "La decisione di Petkovic è un’infamia per la Serbia. Questo è nepotismo". Nepotismo, cioè roba da "vecchia Jugoslavia" come gli hanno urlato irritati nel ritiro di Velden. E noi che pensavamo di essere gli unici a usare come sistema di gestione la Gea, di padre in figlio seguendo una linea genealogica che porta sempre più in basso. Giulia Zonca