L’Espresso 01/06/2006, pag.81 Caterina Pasolini, 1 giugno 2006
Assassino senza rimorsi. L’Espresso 1 giugno 2006. Angelo Izzo, il "mostro del Circeo", non ha rimorsi né rimpianti
Assassino senza rimorsi. L’Espresso 1 giugno 2006. Angelo Izzo, il "mostro del Circeo", non ha rimorsi né rimpianti. L’uomo che a distanza di trent’anni ha ucciso di nuovo, ha massacrato due donne, madre e figlia, dopo averle violentate e torturate come nel ’75, dice di getto: «Non posso permettermi queste debolezze, rimorsi e rimpianti sono una perdita di tempo». In fondo lui è convinto che i veri mostri siano gli altri: quelli «per bene che non sbagliano mai nella vita, ma col pensiero compiono nefandezze che non hanno il coraggio di mettere in pratica solo per paura delle conseguenze», scrive in questi giorni in cui è sotto processo per aver ammazzato due donne l’anno scorso a Campobasso. Condannato all’ergastolo per il massacro del Circeo compiuto con i compagni «di fede guerriera e fascista» Ghira e Guido - in cui fu uccisa Rosaria Lopez e Donatella Colasanti sopravvisse solo fingendosi morta - Izzo è un uomo abile, intelligente, contraddittorio. Con una parlantina sciolta, un comportamento irreprensibile in cella, per anni ha convinto psicologi, gente esperta che la vita del carcere la conosce, a dargli fiducia ancora una volta. Ad affidargli persone in difficoltà, a lasciarlo uscire nonostante il suo passato di sangue, violenza e sadismo. E così l’anno scorso a maggio durante un permesso ha ucciso di nuovo. E l’altro giorno è entrato nell’aula del tribunale col sorriso stampato sulla faccia. Né rimpianti né rimorsi? «Sono perdite di tempo, debolezze che non posso permettermi». Ma perché le ha uccise? pazzo, un sadico? «Non sono né un pazzo, né un serial killer, provo dispiacere per aver dovuto uccidere quelle due donne a Ferrazzano». Dovuto uccidere? Chi l’ha obbligata? «Non mi era possibile fare altrimenti: stavano mettendo a rischio i miei progetti». Progetti di fuga all’estero coi soldi delle vittime, figlia e moglie di un boss in cella. E poi? «Sono anche umiliato dal fatto di essere stato preso per un omicidio che non avrebbe mai dovuto essere scoperto». Umiliato perché convinto di aver un piano perfetto, umiliato perché si sente superiore agli altri lui che di sé dice: «Sono un principe guerriero nato in un’epoca sbagliata». Le cronache raccontano un uomo dalla doppia faccia: un assassino, uno stupratore che però negli anni di carcere a Campobasso ha passato il tempo scrivendo le lettere per i detenuti analfabeti, organizzando recite da Shakespeare. Convincendo tutti che era veramente cambiato. Fingeva da grande attore? «Non ho mai finto cambiamenti, io sono di natura buona e generosa, del resto dice un grande scrittore cinese che solo conoscendo il demone che si nasconde nel cuore umano può diventare compassionevole». E allora chi è? «Sono un sognatore: è la qualità che mi rende capace di grandi cose e anche il mio difetto, perché per realizzare i miei sogni sono pronto a tutto». Anche a uccidere. E sempre donne. Violentate, non per piacere sessuale ma, come ha ripetuto, per l’idea del dominio totale. Le donne per lei sono il nemico? « imbarazzante da dire per uno che nella vita ha ammazzato e stuprato ma io odio il maschilismo, i valori patriarcali. Vivo con orgoglio la mia parte femminile e voglio bene a un sacco di donne». Ha dimenticato cosa ha fatto? «Il Circeo fu l’epilogo di un periodo della mia vita sbagliata. Non ne vado fiero ma ciò non toglie che provo affetto per Ghira, Guido e per gli scapestrati compagni di un tempo. I passi falsi fanno parte del cammino e sono convinto che quelli che non sbagliano mai in realtà non lo fanno solo per viltà, per timore delle conseguenze». Donatella Colasanti è morta quest’anno. «Mi spiace per tutte le sofferenze che le ho inflitto. Ora che è morta mi viene da pensare all’infelicità di una donna che si sentiva poetessa, un temperamento artistico e che invece è finita a fare l’impiegata. La vita è stata infame con lei». Mai avuto contatti con Ghira durante la latitanza? E quando ha saputo della morte? «Anche se non avevo contatti con lui da anni, avevo notizie da comuni amici. L’ultima volta anni fa, da un nostro amico di infanzia ora importante uomo politico di Forza Italia, ebbi conferma della sua morte». Ghira, Guido, suoi amici... «Credo molto nell’amicizia, per alcuni darei la vita. Eppure questo espone a grandi tradimenti e delusioni. Di sicuro mi piace la definizione del generale Silla: nessun amico migliora, nessun nemico peggiora». In carcere c’è solidarietà tra ex fascisti? «Non credo ci siano più fascisti in cella, sono tutti in libertà e riciclati». Come vorrebbe morire? «Fucilato. Mi commuovo leggendo del Saladino che sul punto di spirare si strappò la veste e disse che non c’era un centimetro della sua pelle privo di cicatrici eppure gli toccava morire nel suo letto come un codardo. Non fa per me, meglio fucilato. Non mi dispiacerebbe morire con il sole in faccia, la parete bianca dietro le spalle e io che come Jules Bonnot - anarchico dei primi del ’900 - dico al plotone di esecuzione: "branco di porci"». Caterina Pasolini