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 2006  maggio 29 Lunedì calendario

Il voto dei senatori a vita: le ragioni contro. Corriere della Sera 29 maggio 2006. 1) Se tutti i senatori a vita votano per la stessa coalizione c’ è un difetto nel sistema della loro scelta

Il voto dei senatori a vita: le ragioni contro. Corriere della Sera 29 maggio 2006. 1) Se tutti i senatori a vita votano per la stessa coalizione c’ è un difetto nel sistema della loro scelta. Infatti, non essendo stati eletti dal popolo, e potendo votare come se lo fossero, rischiano di rispecchiare non la volontà popolare, ma il proprio colore politico (se senatori di diritto) o quello del presidente della Repubblica che li ha nominati. A questo punto appaiono scelti non solo «per chiari meriti», ma per affinità politica. 2) Nel caso particolare, tre ex presidenti della Repubblica su tre - Cossiga, Scalfaro e Ciampi - si sono dimostrati di centrosinistra. Di centrosinistra i presidenti della Repubblica, di centrosinistra i quattro senatori da loro nominati, in totale sette voti in Senato che non sono espressione della volontà popolare. eccessivo. Legale, ma eccessivo. 3) La nomina a senatore a vita è il riconoscimento di speciali meriti. Ma che senso ha attribuire a chi ha speciali meriti in campo chimico, o letterario, o industriale, il diritto di votare in Senato e dunque dirigere il Paese? Il titolo di senatore dovrebbe essere onorifico, senza diritto di voto. Rita Levi Montalcini è Premio Nobel ma in quanto a competenza politica questo Premio gliene attribuisce più o meno quanta ne ha un idraulico. 4) Il fatto che di solito il voto dei senatori a vita non sia determinante perché, di solito, la maggioranza non ha un margine risicato come l’ attuale, non è significativo. La condanna a morte di Luigi XVI fu decisa in assemblea con un solo voto di maggioranza. Il che mostra quanto può essere importante un solo votante: nel caso del re di Francia, ognuno di coloro che votarono per quell’ esecuzione capitale fu personalmente responsabile del regicidio, perché se avesse votato diversamente il re sarebbe stato risparmiato. Ma erano almeno eletti dal popolo. Se invece quel voto fosse stato di Rita Levi Montalcini avremmo avuto una biologa incompetente in politica, nominata da un presidente di sinistra, che vota determinando i destini del Paese. 5) Chi non è convinto da queste argomentazioni faccia il ragionamento inverso. Sappiamo che l’ Unione ha ottenuto due voti di maggioranza in Senato. Se, nel momento in cui si votava la fiducia, i senatori di diritto e i senatori a vita avessero votato in blocco contro l’ Unione, il risultato sarebbe stata la sfiducia per 162 voti negativi contro 158 positivi. Il governo non sarebbe nato e si sarebbe avuta più o meno una crisi istituzionale, magari nuove consultazioni elettorali, ecc. giusto che simili decisioni siano rimesse a politici che non ne rispondono ai loro elettori o a incompetenti che hanno per giunta una media di età che li escluderebbe dai conclavi, se fossero cardinali? Coloro che difendono il voto dei senatori di diritto lo difenderebbero ancora se i senatori onorari avessero negato la fiducia all’ Unione? 6) lecito, infine , fare l’ ipotesi - ma è solo un’ ipotesi - che i senatori di diritto e i senatori a vita abbiano votato la fiducia proprio per evitare gli sconquassi di cui al punto precedente. Ad esempio Ciampi, ottimo economista, e Andreotti, uomo prudente e competente, è ben difficile che siano a favore di parecchi di quei programmi deliranti che oggi si leggono sui giornali. dunque possibile che si siano detti: «Intanto facciamo nascere il governo. Esso farà la Finanziaria, poi se avrà da cadere cadrà. Noi stessi del resto voteremo contro quei provvedimenti che dovessimo reputare rovinosi per il Paese». Ma non è sempre meglio che queste decisioni siano prese dagli eletti del popolo? Del resto, in questo caso, la fiducia si sarebbe avuta: con quei due voti di maggioranza a cui è appeso l’ attuale governo. giannipardo@libero.it Caro Pardo, pubblico interamente la sua lunga lettera perché credo che contenga riflessioni molto interessanti. Su due punti, tuttavia, non sono d’ accordo con lei. Il neurobiologo come Rita Levi Montalcini, il poeta come Eugenio Montale, l’ attore-commediografo come Eduardo, l’ industriale come Valletta, Agnelli e Pininfarina, o eventualmente l’ idraulico sono anche, al tempo stesso, cittadini. Credo che le loro idee e convinzioni valgano quanto quelle di qualsiasi deputato o senatore. Il problema non è la competenza, che non mi sembra giusto contestare, ma la responsabilità. Mentre i deputati e i senatori eletti hanno un mandato e dovranno rendere conto del modo in cui lo hanno esercitato, il senatore a vita dà un voto irresponsabile. Il secondo punto concerne le ragioni che hanno indotto alcuni senatori a votare nel dibattito sulla fiducia. Penso anch’ io che queste decisioni debbano essere prese dagli eletti. Ma i senatori a vita, nel sistema attuale, hanno diritto di voto e non potevano essere certi che il governo sarebbe stato approvato anche senza il loro contributo. Se avessero deciso di astenersi o uscire dall’ Aula, il loro gesto sarebbe stato interpretato come una implicita manifestazione di ostilità verso il governo Prodi. Ecco perché non posso escludere che alcuni di essi, anche senza condividere certi aspetti del programma di governo, abbiano deciso di evitare che il Paese rimanesse senza esecutivo. Forse il modo migliore per impedire che alcune rispettabili persone siano vittime di questi dilemmi è quello di sopprimere l’ istituto del senatore a vita. Sergio Romano