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 2006  maggio 31 Mercoledì calendario

A partire da mercoledì 7 giugno, Canale 5 propone una serie destinata a vendicare i recenti flop di 48 ore, sulla stessa rete, e del varietà Comedy Club, su Italia 1

A partire da mercoledì 7 giugno, Canale 5 propone una serie destinata a vendicare i recenti flop di 48 ore, sulla stessa rete, e del varietà Comedy Club, su Italia 1. L’arduo compito spetta alla coppia di assi formata da Giorgio Pasotti e Neri Marcoré, protagonisti di E poi c’è Filippo, una produzione composta da sei puntate e firmata da Maurizio Ponzi. Una commedia sentimentale dai risvolti comici dove l’elemento centrale è il rapporto complicato, tenero e divertente tra due fratelli: Filippo (Neri Marcorè) autistico, affetto dalla sindrome di Asperger, sensibile ed imprevedibile e Stefano, trentenne scapestrato, avvocato penalista, interpretato da Giorgio Pasotti. Tutto parte quando alla morte della madre, Stefano, residente negli Stati Uniti, è ”costretto” a ritornare nella villa di famiglia per occuparsi del fratello Filippo, che vive con lo zio Ghigo (gli dà corpo il grande Riccardo Garrone), anche lui avvocato e fondatore dello studio di famiglia. A complicare il contrastato rapporto tra i due fratelli interviene anche il giudice, che richiede alla giovane psicologa Bruna Marchionni (Chiara Conti, nella foto a sinistra) una perizia per decidere sull’affidamento di Filippo e stabilire se Stefano è in grado di diventarne il tutore. Tra reciproche incomprensioni, riavvicinamenti e (divertenti) situazioni, la convivenza forzata tra Stefano e Filippo diventerà un percorso di formazione che porterà i due fratelli a conoscersi. Accanto al sentimento e al tema della diversità legata all’handicap, affrontato con sensibilità e garbata leggerezza, la serie incrocia anche il genere del giallo attraverso i casi legali affrontati dai protagonisti. Se da una parte c’è la determinatezza, l’irruenza e l’audacia di Stefano, dall’altra queste vengono stemperate (e coadiuvate) da alcune peculiarità della patologia di Filippo: la sua stralunata visione della realtà e il suo spiccato intuito lo rendono infatti un formidabile investigatore. E queste sue doti risultano essere determinanti per la risoluzione dei casi affrontati. Ci siamo fatti raccontare qualcosa di più da Neri Marcorè... Interpretare il personaggio di Filippo le ha lasciato qualcosa dentro? «Il ruolo mi è piaciuto molto. Si tratta di un tema importante, ma affrontato con i toni della commedia. Credo possa essere utile a sensibilizzare la gente sulla sindrome di Asperger, una malattia che non ti permette di avere molti contatti con il mondo esterno». Si è sentito un po’ Dustin Hoffman in ”Rai Man”? Dopotutto i due personaggi un po’ si somigliano. «Beh, la malattia è la stessa, quindi ci sono molte similitudini. Per prepararmi, comunque, ho letto molto sul tema e incontrato persone affette da autismo». Ci ha messo qualcosa delle sue caricature televisive? «No, altrimenti sarebbe venuta una macchietta. Qui siamo di fronte a una malattia». Si sente più un attore o un comico? «Senza dubbio mi sento più attore. Anche perché è una definizione che contiene tutto il resto. Io poi sono uno che fa delle imitazioni, più che altro. I veri comici sono ”quei grandi” come Beppe Grillo, Paolo Rossi o Benigni».