Il Sole 24 Ore 28/05/2006, pag.8 Marco Innocenti, 28 maggio 2006
Processo a Madame Déficit. Il Sole 24 Ore 28 maggio 2006. Tragica icona della Storia, Maria Antonietta suscita ancora oggi gli interrogativi della curiosità e del dubbio problematico, offrendo lo spunto per "processare" chi la processò: la Rivoluzione francese
Processo a Madame Déficit. Il Sole 24 Ore 28 maggio 2006. Tragica icona della Storia, Maria Antonietta suscita ancora oggi gli interrogativi della curiosità e del dubbio problematico, offrendo lo spunto per "processare" chi la processò: la Rivoluzione francese. Lady Diana del Settecento, vittima di un incubo? Apprendista strega, che precipitò la fine della monarchia con i suoi errori? Donna e madre ammirevole? Probabilmente un mix di tutto questo. La sua uccisione fu un delitto tanto inevitabile quanto inutile. E lei, né innocente né crudele, fu vittima di se stessa e della ferocia dei tempi. Da donna frivola, inquieta, immatura e incompresa, che visse in un gioco e morì in un incubo. Al posto sbagliato nel momento sbagliato. Oggi, ripercorrere la sua storia (a Cannes la regista americana Sofia Coppola, ha presentato mercoledì la sua Marie Antoniette tra il dissenso della critica e gli applausi del pubblico) è ridare vita a un testimone del tempo. Vienna, 2 novembre 1755. Nella camera destinata al parto il vento freddo di novembre soffia a raffiche dalla finestra aperta, sollevando le tende di stoffa pregiata e facendo frusciare le lunghe gonne della levatrice. domenica e si commemorano i morti. Maria Teresa d’Austria, in controtendenza, sta per mettere al mondo il quindicesimo figlio. A 37 anni, ancora bella e intensamente regale, è la donna più potente del suo tempo. Nella camera del palazzo reale le candele sgocciolano, segnando il tempo come una clessidra. L’imperatrice, con il viso contratto dal dolore, chiama con un cenno della mano la levatrice. Pochi minuti e dà alla luce una femmina: piccola, delicata ma sana, Maria Antonietta Giuseppina Giovanna. Per i francesi e per il mondo, anni dopo, sarà Maria Antonietta, l’Autrichienne. L’arciduchessa cresce bene. graziosa, fine, elegante. Il viso è fresco, pieno di grazia, la carnagione splendida, dal candore abbagliante. Gli occhi cerulei ricordano quelli della madre. Non ama lo studio ma ama fortemente la vita. Nel suo destino, già scritto, c’è il delfino di Francia. Gli Asburgo cercano l’alleanza dei Borbone per contrastare Federico di Prussia. Sarà lei a pagarne il prezzo, affrontando la furia della Rivoluzione francese, che la travolgerà. Il 16 maggio 1770, nella cappella di Versailles, due adolescenti - Luigi e Maria Antonietta - vengono uniti nella buona e nella cattiva sorte tra la musica dolce degli organi. una splendida giornata di sole che non porterà fortuna. Il matrimonio parte male, il delfino non lo consuma, non onora la moglie. Cuore vuoto e sensi inappagati, Maria Antonietta cerca altre distrazioni. Giovane, frivola, desiderosa di piacere, si lancia in feste, balli, divertimenti di corte: assetata di vita come è assetata di futuro Parigi, che ha fama, prestigio, è la capitale d’Europa, ma cova tanta rabbia dentro di sé. Quattro anni dopo Maria Antonietta diventa regina, bellissima nella sua giovinezza e nel suo dolore. Sa che una vergine è una donna senza storia. Sorride e non sospetta di avere pochi margini di errore. I suoi insolenti 19 anni e l’ostentato disprezzo per l’etichetta suscitano perplessità sulla sua maturità. Libera schiava del capriccio, non cura la propria reputazione. una giovane donna dalle mani bucate ma anche profondamente infelice che fa del suo mondo un palcoscenico alla ricerca di un applauso. Gli anni si rincorrono. Luigi XVI riesce finalmente a compiere il "grande atto". A fine 1778 nasce Maria Teresa, chiamata Madame Royale. La regina, per un attimo, è felice: per la maternità e perché si è innamorata. Axel Fersen, un gentiluomo svedese, le ha preso il cuore: sarà una storia d’amore vera, l’unica grande avventura della sua vita. Maria Antonietta ha 25 anni ed è al culmine della bellezza. Madame Vigée-Lebrun la immortala in un ritratto dall’espressione intensa: l’immagine è di una donna desiderabile, anche se i desideri si spengono sulla porta regale. Nel 1781 nasce il delfino e i genitori lo adorano come un salvatore. La regina ha dato un erede al trono ma la pressione attorno a lei non cala. Ormai è una donna al di sotto di ogni sospetto; molte, troppe voci attaccano la sua virtù. Non è amata, è sola, bersaglio di mille pettegolezzi. Scivola tra i sudditi come una dea inaccessibile ma è una dea fragile e capricciosa, prigioniera di un ingranaggio più grande di lei. Nel 1785 nasce il secondo figlio maschio, ma quando la regina va a Parigi per la tradizionale benedizione viene accolta con un silenzio glaciale: la "sua" città l’ha abbandonata. Al rientro a Versailles cade tra le braccia del re: "Cosa ho fatto di male a quella gente?", singhiozza, dimostrando ancora una volta di non capire il suo popolo e il suo tempo. A Versailles tutti si annoiano con eleganza e spendono anche quello che non hanno. La corte si indebita e lo Stato ne soffre. I privilegi nobiliari si sprecano. I conti pubblici sono in pessimo stato e Maria Antonietta, che ormai tutti chiamano l’Autrichienne (la "cagna austriaca") è un facile bersaglio. Opuscoli e caricature la dileggiano. La gente la chiama Madame Déficit e le manifesta tutto il suo disprezzo. Appesantita nel fisico, provata nel morale, odiata dal popolo, è sull’orlo del tracollo. Parigi sta diventando ingovernabile e la regina è eletta a capro espiatorio delle inadempienze della monarchia. Il 14 luglio 1789 migliaia di persone attaccano la Bastiglia. Quella sera il re, stravolto, chiede: "una rivolta?". "No, sire - risponde il duca di Liancourt - è una rivoluzione". Il popolo si erige a spaventoso tribunale, Luigi e Maria Antonietta rotolano lentamente verso la morte. La rivoluzione divora il re, poi divorerà se stessa. Il 21 gennaio 1793 Luigi XVI è ghigliottinato in piazza. Chiusa in un dolore profondo, la regina cade in una totale prostazione. A 37 anni sembra una vecchia, cerea, avvizzita, un fantasma in abito da lutto. La separazione dal figlio le dà il colpo di grazia. L’Autrichienne è una donna finita. Il 2 agosto la "vedova Capeto" viene imprigionata in uno degli edifici più sinistri di Parigi: la Conciergerie. la detenuta numero 280, sotto l’accusa di avere cospirato contro la Francia. Vi trascorrerà, in un mondo fatto di una branda e di un magro pagliericcio, gli ultimi 76 giorni di esistenza. Il verdetto è già deciso: come da copione, in un esemplare caso di iniquità giuridica, viene condannata a morte per alto tradimento. Le restano pochi spiccioli di vita e un’occasione per morire da regina. Il 16 ottobre è una giornata di sole generoso: il cielo ha una chiarezza autunnale. Maria Antonietta fa la sua ultima passerella davanti al popolo. Tenuta per una corda dal boia, sale su una carretta che attraversa la città. Parigi, che l’ha amata, la copre di insulti, sputi, oscenità. Pallida, febbricitante, gli occhi iniettati di sangue, va a morire con imperturbabile compostezza, da grande regina quale non è stata. Con passo leggero sale gli scalini che la conducono alla ghigliottina nei "suoi" giardini delle Tuileries. I tamburi rullano, uno strappo alla corda, la lama si abbatte, un rumore sordo, la testa è tagliata con un colpo netto. La folla urla rauca: "Lunga vita alla repubblica". Gli applausi echeggiano in tutta la piazza, ultimo macabro omaggio alla regina di Francia. I pochi effetti personali della donna che era stata la più elegante di Francia vengono distribuiti alle carcerate della Conciergerie. Un destino crudele ha condannato alla solitudine in vita e in morte una donna perfetta nell’aristocratica arte dell’apparire ma inadeguata a capire un mondo attraversato da una voglia feroce di cambiare. Tanti anni prima, salutandola alla partenza per Parigi, Maria Teresa, prima di scoppiare in lacrime, le aveva rivolto le ultime parole: "Addio, figlia mia, ci separerà una grande distanza. Sii così generosa con il popolo di Francia da fargli dire che gli abbiamo mandato un angelo". Marco Innocenti