Bucci Stefano Corriere della Sera, 29/05/2006, 29 maggio 2006
Lorena, la passione segreta di Lady Roosevelt, Corriere della Sera, 26 maggio 2006 Diversi, ma da chi? Liberi di amare, il libro che Laura Laurenzi ha dedicato alle «grandi passioni omosessuali del Novecento», è prima di tutto un inno alla normalità
Lorena, la passione segreta di Lady Roosevelt, Corriere della Sera, 26 maggio 2006 Diversi, ma da chi? Liberi di amare, il libro che Laura Laurenzi ha dedicato alle «grandi passioni omosessuali del Novecento», è prima di tutto un inno alla normalità. Perché, anche se vissute tra persone dello stesso sesso, le dieci storie messe a nudo con rigore quasi scientifico sono storie d’ amore molto quotidiano: infarcite di baci e schiaffoni, di sesso e poesia, di fedeltà e tradimenti, di promesse e bugie proprio come quelle della «gente comune». E per buona parte di queste storie non c’è nemmeno il «lieto fine» assicurato. A renderle «particolari» sono piuttosto gli interpreti: Arthur Rimbaud e Paul Verlaine, Marguerite Yourcenar e Grace Frick, Federico García Lorca e Salvador Dalí, Greta Garbo e Cecil Beaton, Eleanor Roosevelt e Lorena Hickok, Pier Paolo Pasolini e Ninetto Davoli, Rudolf Nureyev e Erik Bruhn, Gianni Versace e Antonio D’ Amico, Elton John e David Furnish, Pedro Almodóvar e Patty Diphusa. Tutti in qualche modo alla ricerca di una propria libertà: libertà dalla morale corrente, libertà dalla società puritana, libertà dalle costrizioni, libertà dalle convenzioni. L’ omosessualità secondo Laura Laurenzi non è altro che uno dei tanti tasselli di una vita. Così l’ autrice non indugia quasi mai negli aspetti folcloristici o di colore (certo ci sono gli scialli formato tappeto kilim di Nureyev, i transgender modello Almodóvar, le Saffo house stile Yourcenar ma sono volutamente lasciati sempre a margine) preferendo piuttosto raccontare, senza tanti compiacimenti, tutto il resto. Come nel caso di Eleanor Roosevelt e di Lorena Hickok. Invece delle lunghe lettere infuocate (buona parte delle quali distrutte) o delle vacanze naturiste allo Yosemite Park, ci si sofferma invece sul fatto che «la first lady non sarebbe entrata nella Storia senza la sua giornalista preferita». Il loro è stato certo un grande amore durato trent’ anni, ma non solo: grazie alla Hickok, all’ epoca firma di punta dell’ Associated Press, Eleanor (la ricca borghese che il marito presidente tradiva come da copione con la segretaria) riuscirà a uscire «dai limiti claustrofobici di un ruolo decorativo per diventare un soggetto politico». Sarà proprio quella she-man (la donna-uomo più celebre e più pagata d’ America) che fumava due pacchetti di Camel e che beveva volentieri qualche bicchiere di bourbon a spingere l’ aristocratica Eleanor «a mescolarsi alla gente, a scendere in miniera, ad ascoltare il respiro rauco dei disoccupati, la rabbia dei senza tetto». Fino a farla diventare «una paladina delle battaglie civili, un’ attivista infaticabile e leggendaria che un giorno sarà un faro per Martin Luther King». Il percorso idealmente tracciato dalla Laurenzi porta da Paul Verlaine che spara tre colpi di pistola ad Arthur Rimbaud (anno 1873) fino a Elton John e David Furnish che celebrano il loro matrimonio nella Guildhall di Windsor (anno 2005). Fra questi due estremi c’ è la vita scandalosa di Marguerite Yourcenar e Grace Frick (quarant’ anni insieme, un legame totalizzante in cui una diventa prigioniera dell’ altra) e l’ energia creativa che sprigionerà dall’ incontro tra Dalí e Lorca, ma c’ è anche l’ algido (e subdolo) legame che unirà Greta Garbo e Cecil Beaton, l’ amore-odio che stringerà indissolubilmente Rudolf Nureyev e il suo «maestro» Erik Bruhn. La storia tra Almodóvar e Patty Diphusa è forse la più «diversa» di tutte, visto che Patty è una pornostar dei fumetti partorita dalla fantasia di Pedro prima della catastrofe dell’ Aids. Ma è una storia che serve all’ autrice per raccontare la normalità di una Spagna che cambia. Quella stessa Spagna che, pochi mesi dopo la Mala Educacion, ha approvato i matrimoni gay: questa svolta non «sarà stata forse un po’ colpa anche del regista della movida e della cosiddetta commedia ormonale?» si chiede la Laurenzi. Ben più «terrea» appare la vicenda di Pier Paolo Pasolini e Ninetto Davoli, («figura centrale nella vita dello scrittore, la persona che insieme alla madre Pasolini ha più di ogni altro amato»). Dopo l’ abbandono di Ninetto, per il regista verranno i giorni del disperato furore dei rituali notturni, della «libidine soprannumeraria» e della tragica fine. Ma sarà sempre Ninetto all’ obitorio «a rivestire la salma con l’ abito blu e le scarpe di vernice nera, sarà lui a mettergli sotto la camicia la maglia da calciatore numero 11, ala sinistra di fantasia». Il melodramma, infine, potrebbe essere la chiave di lettura per il racconto della lunga storia tra Versace e Antonio D’ Amico. Ma all’ autrice il melodramma delle grandi passioni e delle «scene madre» (la morte dello stilista a Miami) sembra non bastare. Più importante, nelle sue intenzioni, è dare spazio (piuttosto che alla descrizione della mania di Versace per la Magna Grecia) all’ oggi. I Pacs? «Sono favorevolissimo - dice D’ Amico -, ma in Italia ci vorrebbe più coraggio da parte di tutti». E ancora: «Il nostro era già un matrimonio e d’ altra parte conosco tante altre storie d’ amore meravigliose fra persone dello stesso sesso. un peccato doverle nasconderle, doversene vergognare». Bucci Stefano