La Stampa 28/05/2006, pag.19 Francesco Spini, 28 maggio 2006
La montagna dei debiti Una spada di Damocle da settanta miliardi. La Stampa 28 maggio 2006. Milano. Il 4,5% del prodotto interno lordo italiano è intrappolato nelle rate
La montagna dei debiti Una spada di Damocle da settanta miliardi. La Stampa 28 maggio 2006. Milano. Il 4,5% del prodotto interno lordo italiano è intrappolato nelle rate. Una montagna di denaro, la consistenza dei finanziamenti: 70 miliardi di euro, 140 mila miliardi di lire d’un tempo. Il mondo del credito al consumo - questo il nome tecnico del fenomeno - è un mondo ricco e dove ci sguazzano in tanti. Dalle classiche banche che moltiplicano le offerte fino alle più piccole finanziarie che ogni mattina imperversano sulle tivù commerciali, promettendo paradisi per tutti. Eccolo, il mondo delle rate. Quello che interessa il 10% delle famiglie italiane e che mediamente impegna il 39,3% del loro reddito disponibile. Uno scherzo se si guarda a ciò che va accadendo nel resto del mondo. In Germania, ad esempio, il dato sale al 96,7%, in Francia al 59,7%. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti c’è forse lo specchio di quello che l’Italia potrà diventare tra qualche anno: i sudditi di sua maestà si ritrovano debiti pari al 113,7% del reddito, negli Usa sono al 114,8%. La regina delle rate all’italiana è sempre l’automobile (suo, tra nuovo, usato e promozioni circa il 40% dell’intero mercato). Nei prestiti finalizzati (quelli erogati direttamente in negozio per l’acquisto diretto di un bene) tirano sempre bene anche le moto e l’arredamento, meno la tecnologia. Ma a rubare la scena oggi c’è altro. Sono i cosiddetti prestiti personali, quelli per l’appunto pubblicizzati in tivù e che permettono a chi ne fa richiesta - passate le debite verifiche - di ricevere una somma di denaro con cui fare quel che meglio ritiene. In questa categoria rientrano due categorie oggi gettonatissime dal pubblico. La prima è quella delle carte revolving, in un anno cresciute del 23%. Sono quelle plastic card che danno la possibilità di pagare a rate (a tassi non certo di favore, visto che generalmente si va dal 15 al 20%) e di vedersi ricostituire il plafond mano a mano che si restituisce quanto prestato. L’altro fenomeno, soprattutto dopo che la possibilità è stata estesa ai lavoratori dipendenti privati (prima era riservata ai soli pubblici), è quello della cessione del quinto dello stipendio, dove è il datore di lavoro, a fine mese, a trattenere i soldi con cui rimborsare il prestito. Una forma che nel 2005 ha registrato un balzo del 38%. E che, impegnando un bene prezioso come la busta paga, ben dimostra come quello delle rate sia un miraggio sempre più simile a una vera e propria esigenza. Esigenza che ha portato a sistemi di credito sempre più elaborati e complessi. L’ultimo è stato introdotto nell’autunno scorso dal governo Berlusconi, con il cosiddetto «reverse mortgage», un prestito riservato agli over 65 concesso in cambio dell’ipoteca sulla casa di proprietà. Tra un televisore al plasma, una carta di credito e una vacanza (tutto a rate), il credito al consumo può scoppiare tra le mani. Se l’Istat nella sua fotografia individua nel 14% il numero di debitori che almeno una volta l’anno si trova in difficoltà davanti alla rata da saldare, ogni anno a gettare la spugna saltando due o più appuntamento con il saldo graduale del prestito è il 4%. A calcolare quest’ultimo dato è il Crif, principale centrale rischi italiana. Sono gli sceriffi del credito. Quelli a cui le banche si rivolgono per conoscere la «reputazione» creditizia di un cliente. In tutto tengono sotto controllo oltre 53 milioni di linee di credito, l’88% del totale. «Generalmente l’italiano non è un cattivo pagatore - spiegano da Bologna, dove ha sede l’ufficio -. Al di là di una piccola quota di soggetti dediti alla truffa, chi viene a trovarsi in difficoltà generalmente è perché ha subìto un fenomeno traumatico: la perdita del lavoro, un lutto o una grave malattia in famiglia, il divorzio o la separazione. Tutti eventi che comportano spese improvvise e impreviste». Quando accade, ecco che l’acqua sale fino alla gola. E il rischio - all’interno di un sistema che generalmente è ancora sano - è quello di entrare in un labirinto senza apparente via d’uscita. Come segnalano alcuni operatori del settore, quando la situazione si fa difficile spesso, per rientrare dai debiti che lo stanno soffocando, il malcapitato si rivolge a una seconda finanziaria. Una di quelle che non fa troppe domande e sgancia un prestito (sovente a tassi limite) con cui il cliente può pagare i debiti pregressi e già che c’è ne contrarre altri. Senza accorgersi di avere decisamente esagerato. L’esperienza americana sul punto è di aiuto. Tanto che proprio dagli Stati Uniti si stanno diffondendo anche in Italia soluzioni che puntano a razionalizzare i debiti dei propri clienti. Sono società che estinguono tutti i debiti contratti e si propongono al cliente come interlocutore unico, allungando se necessario la durata del prestito e alleggerendo così l’insostenibile peso della rata. Francesco Spini