Francesco Giavazzi, Corriere della Sera 29/5/2006, 29 maggio 2006
"...Le difficoltà dei conti pubblici sono una conseguenza del virus che ha colpito l’Italia, non la causa prima
"...Le difficoltà dei conti pubblici sono una conseguenza del virus che ha colpito l’Italia, non la causa prima. Il virus è la caduta della produttività (in cinque anni abbiamo perso 7 punti rispetto alla Germania, 5 rispetto alla Francia). Su 10 italiani, meno di 6 lavorano, contro quasi 8 in Svezia. I giovani continuano a laurearsi a 26-27 anni e a quell’età il numero di coloro che lavorano o cercano un lavoro è il 10% in meno rispetto agli Stati Uniti. Per aprire un’attività produttiva servono 16 pratiche amministrative (con allegato obolo al notaio) e per completarle si impiegano 62 giorni lavorativi: le pratiche richieste in Danimarca sono 3 e richiedono 3 giorni. Le imbarcazioni di lunghezza superiore ai 17 metri iscritte al registro nautico sono 65 mila, in un Paese in cui solo 17 mila 141 contribuenti dichiarano un reddito superiore ai 200 mila euro (dati del 2002). La giustizia civile impiega in media 1.390 giorni per completare le procedure necessarie per recuperare un credito: in Francia la causa si chiude in 75 giorni (dati della Banca Mondiale). L’aspirina costa il doppio che in Gran Bretagna perché qui si può comprare solo in farmacia, e intanto da settimane i farmacisti acquistano pagine e pagine sui quotidiani per spiegare quanto sarebbe rischioso lasciarci liberi di acquistare tanta aspirina quanta vogliamo (mai capitato che un farmacista si sia rifiutato di vendermi un’aspirina). Un negozio su tre ha una superficie inferiore ai 400 metri quadri, mentre i grandi magazzini rappresentano solo il 22% della distribuzione: in Francia, il Paese dei prodotti doc, i piccoli esercizi sono il 3% e i grandi il 53% (dati AC Nielsen). La Esselunga di viale Piave a Milano non può aprire la domenica perché sta dalla parte sbagliata della strada, mentre la Unes che le sta di fronte sì. In 8 anni il prezzo delle assicurazioni è aumentato di 2,14 volte, mentre in Germania saliva di 1,15. Le imprese pagano l’energia elettrica 13 euro per 100 chilowatt, contro 11 in Germania... Certo, anche la spesa pubblica è un problema, ma per ridurre la spesa occorre cambiare le regole: i decreti taglia-spese non servono a nulla. Caro ministro Mussi, prima di promettere - come purtroppo Lei già ha fatto - più soldi all’università legga gli studi del professor Perotti sul funzionamento dei nostri atenei: si convincerà che dare più soldi a questa università vuol solo dire aumentare le rendite dei baroni che ancora la controllano. In Lombardia il ticket medio per ricetta medica è sceso da 3,2 euro nel 2003 a 2 euro nel 2005 e il numero di ricette esenti da ticket è passato da 400 mila nel 2004 a 1,2 milioni nel 2005. Illudersi di ridurre la spesa sanitaria tagliando il Fondo sanitario nazionale senza cambiare i diritti dei cittadini è evidentemente un’illusione. Quaranta anni fa il 75% del bilancio del Senato serviva per pagare gli stipendi dei senatori: oggi quella voce è scesa al 25%. Non mi pare che gli stipendi dei senatori siano stati tagliati, invece si sono moltiplicati i palazzi e i dipendenti, senza che il Senato sia diventato più efficiente nel produrre leggi...".