29 maggio 2006
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Naccarato Paolo
• Nato a Cosenza il 23 ottobre 1958. Sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento nel Prodi II. «’Come ti collochi in questo governo? Sei un tecnico, un indipendente?”. Quando è andato a giurare a Palazzo Chigi gliel’hanno chiesto in tanti. Poi a mettere le cose a posto ci ha pensato Massimo D’Alema: ”Tanti auguri al nuovo sottosegretario ai rapporti con il presidente emerito Francesco Cossiga”. No, Paolo Naccarato è sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e alle Riforme, il ministero guidato dal diessino Vannino Chiti. Ma il vicepremier non ha detto il falso su questo politico calabrese originario di Fiumefreddo Bruzio, in provincia di Cosenza, uscito a sorpresa dal cilindro di Romano Prodi nella ”notte delle lunghe nomine”. In altre parole, più che tecnico, più che indipendente, Naccarato è senz’altro cossighiano. Tanto che ha giurato per il nuovo incarico con la cravatta dei ”quattro gatti”, ideata dallo stesso ex Presidente per alludere ai politici superstiti di quel suo Udr (poi Upr) che contribuì alla staffetta tra Prodi e D’Alema a Palazzo Chigi. Tanto che era a casa dello stesso Cossiga, quando ha saputo della nomina: ”Mentre stavo per andare via, alle 21, ha chiamato Prodi. Cossiga ha tirato fuori lo spumante, io mi sono accasciato sulla poltrona [...] Una mattina, subito dopo le elezioni, ero sempre a casa sua con il prefetto Mosino. Lui, mentre si stava vestendo, gettò lì una frase: ’Voglio Naccarato sottosegretario’. Con Prodi ormai da tempo era rinato un feeling: si è speso per me con il premier e il suo braccio destro Angelo Rovati. Ma io non ci credevo”. Invece, eccolo là nel governo Prodi. Cossiga Gran Patron, lui grato e sempre ”fedelissimo”. Dal ’97 cominciò ad esserne il portavoce: ”Da allora ho fatto tante cose, ma non l’ho più abbandonato”. Perché è vero che ora nell’home page del suo sito campeggia la foto con Prodi. Ma accanto resiste quella con Cossiga e, a dir la verità, anche con Berlusconi per il quale ha lavorato ai tempi del G7 napoletano del ’94. Laureato in legge, giornalista dall’88, ricorda con tenerezza le sue radici politiche:’Io, Franceschini, Cuffaro, Letta e Lusetti siamo della stessa covata dc. Poi nel ’92 ci siamo divisi”. E lui prima ha percorso il sentiero cossighiano di Udr e Upr, poi è stato presidente della Commissione per le riforme nella giunta di centrodestra guidata da Chiaravalloti: ”Sono il padre del nuovo statuto calabrese, mi dispiace di dover abbandonare la Regione”. Dove peraltro nel 2005 era rientrato come assessore alle Riforme dopo aver fatto campagna elettorale per Agazio Loiero. Nel 2001 la sconfitta più cocente: alle politiche, per pochi voti, nel collegio di Castrovillari. Oggi la rivincita: sottosegretario. ”Tutto merito di Cossiga”, ripete senza sosta. E ne recita lodi miste a devozione: ”Lo adoro, è un uomo dall’intelligenza straordinaria, dall’intuito profetico”. D’accordo con lui su tutto? ”Sulla necessità di giungere a patti per chi vive sotto lo stesso tetto e sul dovere di non modificare le norme sulla procreazione assistita, dopo il referendum. Ma sull’abrogazione della legge Biagi dissento. Del resto con lui si può discutere liberamente di tutto”. E con Chiti, assicura, non avrà problemi: ”Condivido ciò che pensa sulle riforme parola per parola. Del resto, al pari di Cossiga, non avrò mai problemi con i Ds. Lei ricorda che alla vigilia di Natale, in piena bufera Unipol, l’ex Presidente andò da D’Alema per regalargli una leppa, il coltello tradizionale sardo, e che glielo porse dalla parte del manico in segno di amicizia? Beh, quella sera c’ero anch’io”» (Roberto Zuccolini, ”Corriere della Sera” 29/5/2006).