Fonti varie, 22 maggio 2006
Anno III - Centodiciannovesima settimanaDal 15 al 22 maggio 2006Calciopoli Il nuovo padrone del calcio italiano si chiama Guido Rossi, ha 75 anni, è molto tifoso dell’Inter, è un esperto di diritto societario, ha presieduto la Consob, cioè l’organismo che controlla la vita della Borsa e dei suoi soggetti, aziende comprese
Anno III - Centodiciannovesima settimana
Dal 15 al 22 maggio 2006
Calciopoli Il nuovo padrone del calcio italiano si chiama Guido Rossi, ha 75 anni, è molto tifoso dell’Inter, è un esperto di diritto societario, ha presieduto la Consob, cioè l’organismo che controlla la vita della Borsa e dei suoi soggetti, aziende comprese. un uomo di sinistra: una quindicina di anni fa è stato in Parlamento come senatore della Sinistra indipendente. Ottimi rapporti col Corriere della Sera e con Repubblica, quotidiani su cui scrive o ha scritto. stato eletto all’unanimità, ma dentro il Coni la destra ha cercato in tutti i modi di fermarlo. Ai giornalisti s’è presentato con questa frase: "Non è la prima volta che faccio l’extraterrestre". Lavorerà senza compenso. Incarico di sei mesi, rinnovabile. Ha tutti i poteri. E del resto ai vertici della Federazione, a parte Galliani che non schioda dalla presidenza della Lega (ma sarà commissariato anche lui), non c’è rimasto più nessuno. S’è dimesso anche il capo della giustizia sportiva, generale della Finanza Italo Pappa, accusato di esser stato troppo blando in passato. Guido Rossi nominerà un successore, ma intanto i rapporti con i giudici di Napoli - che è andato subito a trovare - li tiene lui e li terrà solo lui: il fascicolo con le intercettazioni verrà consegnato dai magistrati direttamente al commissario, che ne farà poi quel che vorrà.
Lippi La posizione più delicata è adesso quella di Lippi, allenatore della Nazionale. Il figlio Davide sta nella Gea (vedi sotto), i giudici di Roma sostengono che questo figlio fa il procuratore del padre (i due negano con forza) e che Lippi ha orientato le convocazioni in azzurro tenendo anche conto: a - delle esigenze della Juve, e b - delle esigenze della Gea. Esigenze della Juve: per esempio c’è una telefonata in cui Moggi chiede a Lippi di non far giocare Cannavaro contro la Bielorussia per non stancarlo, e Lippi accetta. Esigenze della Gea: se Lippi chiama qualcuno in Nazionale, il valore di questo qualcuno cresce. I giudici romani sospettano, ad esempio, che Chiellini sia stato a suo tempo convocato per questo. E ci sono forti indizi che il figlio andasse in giro a dire ai giocatori: venite alla Gea che poi papà vi chiama in Nazionale. Lippi ha risposto che basta guardare le convocazioni per rendersi conto che si tratta di calunnie (i giocatori Gea sono 6 su 23). Però è in atto una forte campagna di stampa perché l’attuale allenatore si faccia da parte: il Corriere della Sera con Beppe Severgnini, la Gazzetta con Candido Cannavò, Beppe Grillo, il manifesto, la Padania, il Riformista hanno chiesto più o meno perentoriamente le sue dimissioni. Poiché Beckenbauer, capo del comitato che organizza i mondiali, e Blatter, capo della Fifa, hanno detto che questo è il peggior scandalo calcistico di tutti i tempi e che gli azzurri troveranno di sicuro in Germania un ambiente assai ostile, gli anti-Lippi sostengono che bisognerebbe presentarsi con un trainer al di sopra di ogni sospetto (tipo Zoff). Si chiede anche il ritorno a casa di Buffon (scommesse) e di Cannavaro (autore di un’antipatica manfrina contro l’Inter, istigata da Moggi che voleva portarlo alla Juve: i giudici sospettano pure che Moggi gli giri parecchi soldi in nero). Mentre scriviamo, il commissario Guido Rossi sembrerebbe intenzionato a difendere il nostro allenatore.
Gea I giudici hanno indicato nella Gea il vero braccio armato di Moggi: avendo sotto contratto 262 calciatori, 28 dirigenti, 3 presidenti e 29 allenatori la Gea avrebbe potuto organizzare un campionato di 23 squadre tutto suo. Nella Gea - ricordiamo - dominavano il figlio di Moggi, la figlia del banchiere Geronzi (Capitalia), il figlio di Lippi e, non troppo tempo fa, il figlio di Carraro, il figlio di De Mita e altri analoghi.
Biscardi Oltre a Italo Pappa (vedi sopra) la frana del calcio ha travolto anche Aldo Biscardi. Ci sono telefonate in cui Moggi dà indicazioni sugli ospiti, sulle cose da dire (questo sì, questo no) e sul moviolone. L’arbitro che commentava il moviolone, cioè Baldas, prendeva ordini direttamente da Moggi. Tronchetti Provera, socio dell’Inter e padrone de La7, ha lasciato a Biscardi la possibilità di fare due trasmissioni a propria difesa e la seconda di queste trasmissioni ha battuto tutti i recordi di ascolto della rete, superando il 6 per cento di share. Poi gli ha dato il benservito.
Altri Le intercettazioni hanno messo nei guai l’ex ministro Pisanu, sorpreso a chiedere a Moggi una mano per salvare la Torres (squadra di Sassari, suo collegio elettorale): penalmente irrilevante, politicamente tremendo dato che la Torres ha subito vinto una partita fuori casa, la prima dopo due anni. Nei guai anche la procura di Torino, i cui magistrati hanno archiviato il loro pezzo di inchiesta, salvo tentare di riesumarlo in tutta fretta quando Napoli e Roma hanno mostrato quello che avevano in mano: questa archiviazione, si insinua (lo insinua soprattutto Repubblica), è stata fatta per rispetto al giudice Maurizio Laudi, juventino sfegatato e giudice anche della Figc. Altri magistrati di questa procura, come della procura di Pinerolo, hanno mostrato nelle intercettazioni una eccessiva dimestichezza con Moggi. E sono nei guai. D’altra parte, se non fosse lo scandalo che è, sarebbe tutta robetta (biglietti per lo stadio, accesso ai parcheggi, ecc.). E infatti il neoministro della Giustizia Mastella vuole fare una legge c he limiti le intercettazioni e la loro pubblicazione e il capo dei Ds, Fassino, ha detto di esser d’accordo.
Prodi In pochi giorni, Prodi ha ricevuto l’incarico, formato il governo e ottenuto la fiducia delle camere. Il governo non è piaciuto troppo: per dar qualcosa a tutti, Prodi ha dovuto spacchettare le competenze e portare il numero dei ministeri a 25. Con tutto questo, non c’è nessuno nella compagine che sappia scrivere una finanziaria. D’Alema fa il ministro degli Esteri, Amato il ministro degli Interni, Parisi il ministro della Difesa, la Turco è alla Sanità, Giuseppe Fioroni - cattolicissimo - alla Pubblica Istruzione. All’Economia Padoa Schioppa, che ha un viceministro che è come un ministro, cioè Vincenzo Visco, quello dell’Irap, plenipotenziario sulle Finanze (le tasse). Sei donne e, a parte la Turco, tutte senza portafoglio, cioè senza una struttura amministrativa da dirigere. C’è anche un ministro dello Sport ed è Giovanna Melandri. La Gazzetta l’ha accolta con parecchi brontolìi, perché lo sport - nonostante il baratro in cui è precipitato il calcio - pretende di essere autonomo. Un ministro dello Sport, prima, non c’era. Berlusconi e gli altri del centrodestra si sono molto arrabbiati perché al Senato Prodi ha ottenuto la fiducia solo grazie al voto dei sette senatori a vita. Ciampi, che il Polo poche settimane fa voleva ancora presidente, è stato fischiato sonoramente in aula. Secondo la Casa delle libertà i senatori a vita - in quanto non eletti dal popolo - dovrebbero astenersi in questi frangenti. Però nel 1994, Berlusconi ottenne la fiducia grazie al voto di Agnelli, Cossiga e Leone, senatori a vita. E non disse una parola.
Iraq D’Alema, neo ministro degli Esteri, ha parlato con Condoleeza Rice e assicurato che non scapperemo dall’Iraq la settimana prossima. A Bagdad s’è finalmente insediato il nuovo governo di Mouri al Maliki. Gli attentati continuano (ci sono stati almeno una ventina di morti nel weekend), ma l’esistenza di un governo è un passo importante verso il ritorno alla normalità.
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