27 maggio 2006
Tags : Bianca. Garufi
Garufi Bianca
• Nata a Roma il 21 luglio 1918, morta il 26 maggio 2006. Psicoterapeuta. «[...] psicoterapeuta di scuola junghiana, e scrittrice in proprio, Bianca Garufi era nota ai più per l’intenso legame con Cesare Pavese. Che grecizzò il suo nome e lo accolse nel titolo del libro che gli fu più caro, Dialoghi con Leucò. Si conobbero a Roma nell’autunno del 1945 alla filiale della casa editrice Einaudi, dove la donna svolgeva le funzioni di segretaria. Questa ventisettenne di origine siciliana aveva cospirato nelle file del Pci e, finita la guerra, fuori dal lavoro editoriale aveva maturato altri interessi, entrando in analisi con il famoso Ernst Bernhard. Fu proprio la comune attrazione per i temi mitologici a rafforzare la bruciante passione tra Cesare e Bianca. Lei ricorderà di avergli suggerito indirettamente il dialogo centrato sulla figura di Circe. Amava molto la maga omerica e ne discorreva con Pavese, che un giorno ”entrò con il braccio teso sventolando trionfante alcuni fogli e dicendo, con voce anch’essa trionfante, un po’ fra rimprovero e dispetto: ’Eccoti qua! Ti ho fatto Circe’”. Era il primo dialogo della futura raccolta, intitolato Le Streghe. Ma prima Pavese aveva scritto per lei le nuovissime poesie di La terra e la morte: ”Terra rossa terra nera / tu vieni dal mare, / dal verde riarso, / dove sono parole / antiche e fatica sanguigna / e gerani tra i sassi...”. Il loro amore tuttavia si consumò in pochi mesi, l’atteggiamento adorante di Pavese che le chiese di sposarlo non valse a scongiurare il fisico distacco. Bianca si sottrasse al suo assedio rifugiandosi in una beauty-farm, presso Genova. Non venne meno il sodalizio intellettuale, che si espresse nell’avventura del romanzo Fuoco grande, scritto a quattro mani, a capitoli alterni, sentendosi per lettera e per telefono. Ma Cesare continuava anche a sottoporle i dialoghi mitologici che stava scrivendo e che dunque possono definirsi, a giusto titolo, intrattenuti ”con Leucò”. Paradossalmente, Bianca si mostrerà tiepida, se non fredda, all’uscita del libro, suscitando le amare rimostranze di Pavese. E neanche dopo si ricrederà. [...]» (Lorenzo Mondo, ”La Stampa” 27/5/2006).