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 2006  maggio 25 Giovedì calendario

La rivincita della Geografia. Nova Il Sole 24 Ore 25 maggio 2006. La storia che racconteremo ai nostri nipoti sarà molto diversa da quella che abbiamo imparato nei primi anni di vita di internet

La rivincita della Geografia. Nova Il Sole 24 Ore 25 maggio 2006. La storia che racconteremo ai nostri nipoti sarà molto diversa da quella che abbiamo imparato nei primi anni di vita di internet. I nostri maestri, i primi ideologi della rete, ci avevano insegnato che tutto è virtuale. Che internet annulla lo spazio e comprime anche il tempo. Lo teorizzava il profeta della fantascienza William Gibson con il suo Cyberspazio. Lo predicava il giornalista-guru della Silicon Valley Howard Rheingold coniando il termine "comunitàvirtuale". Lo dipingevano i fratelli Wachowski con la trilogia di Matrix, il più virtuale dei mondi possibili. Lo ripetevano all’infinito gli adepti della rete come alternativa digitale al triste mondo fisico, analogico, fatto di distanze quasi insormontabili e attese interminabili. Invece, dicevano, la banda larga e i collegamenti ubiqui ci avrebbero trasportati in un altro spazio, del tutto virtuale, in cui saremmo stati contemporaneamente in tutti i posti e in nessuno in particolare. Sono passati dodici anni dalla quotazione di una start-up californiana, Netscape Communications Corp., l’atto di nascita della new economy. Ne sono passati sei dallo scoppio della bolla che ha ridimensionato i mercati, proprio quando le infrastrutture e le tecnologie stavano maturando e in rete giungeva la massa critica di utenti. Ai nostri nipoti, se vorremo essere buoni cronisti dei nostri tempi, dovremo raccontare un’altra storia. Una storia in cui il mondo fisico conta eccome. In cui la geografia è tornata a essere la misura del mondo, fisico o digitale che sia, e in cui la rete si sta ibridando sempre di più con il territorio. Le prime avvisaglie si trovano nei motori di ricerca. Come i servizi "local", che consentono di estrarre dalla rete le informazioni necessarie a capire se il fioraio che cerchiamo è a duecento metri da casa nostra oppure sull’altra sponda dell’Atlantico. Un mercato che apre anche alla pubblicità localizzata: i banner degli inserzionisti che compaiono a seconda di dove sia connesso il navigatore, per evitare di reclamizzare beni in vendita dall’altro lato del pianeta. Poi, lo spazio fisico ritorna grazie ai primi blog localizzati, strettamente legati al territorio dove nascono, capaci di raccontare quel che succede nel vicinato. Intanto, nelle cantine della rete, spuntano anche le nuove comunità di creativi che utilizzano internet per raccogliere informazioni utili a chi attraversa il territorio: mappe online di connessioni Wi-Fi gratuite, per esempio, assemblate dai nomadi digitali che vogliono restare connessi anche in una nuova città. Ma anche mappe di distributori di benzina con i prezzi migliori aggiornati in tempo reale oppure le posizioni degli autovelox aggiornate dagli automobilisti più tecnologici. Tra i servizi più utilizzati nella rete, spiegano i ricercatori del Pew Internet and American Life Project, c’è infatti quello per trovare la strada dal punto A al punto B, da casa nostra a quella di un amico che ci invita a cena. C’è un termine, sino a pochi anni fa patrimonio degli addetti ai lavori, che si chiama georeferenziazione. Parola goffa che indica le correzioni da apportare a una immagine satellitare o a una fotografia aerea per poterla utilizzare come rappresentazione piana del geoide terrestre. Oggi la georeferenziazione è diventata un’attività praticata, senza sapere che si chiama così, da centinaia di migliaia di persone. Le mappe digitali della rete, sia quelle che rappresentano il territorio come Google e Yahoo! Maps, sia quelle concettuali realizzate da decine di migliaia di blog e homepage, si stanno riempiendo di informazioni sul territorio. La rete diventa una lente attraverso la quale guardare il mondo, aggiungendo dettagli e informazioni. Non un altro luogo, separato. Agli esordi di internet, l’idea era quella di essere tutti contemporaneamente nello stesso posto, magari in una stanza virtuale di chat. Oggi però si usano i sistemi di messaggeria istantanea, in cui "entrano" solo i nostri gli amici. E sempre secondo il Pew Project, la lista dei contatti è composta in media da sei persone, quattro geograficamente vicine e due più lontane. Negli anni Settanta il governo degli Stati Uniti iniziò a sperimentare un sistema di satelliti che permetteva a chi fosse dotato di un apparecchio ricevente di triangolare le proprie coordinate con un errore minimo di pochi metri. Era nato il Gps, che Ronald Reagan rese disponibile anche per usi civili. Da allora, con l’abbassarsi del costo degli apparecchi, ha rivoluzionato il mondo. Prima offline, senza connessioni alla rete, permettendo la nascita dei navigatori satellitari da barca e da auto. Poi, online, unendo la capacità di condividere le informazioni di internet a quella di un uso personale. Stanno arrivando i primi navigatori multimediali in grado di scattare foto, collegarsi Wi-Fi a internet per avere informazioni cartografiche e aggiungerle all’immagine. Niente più nomi come "DSCN009523", le foto adesso si chiameranno "davanti a casa mia.jpg" oppure "sulla spiaggia di Viareggio.tif". "Il mondo è sempre lo stesso, non lo cambierai mai", cantava Dean Martin negli anni Quaranta. Ma potremo raccontare ai nostri nipoti come abbiamo cominciato a migliorarlo. Perché, grazie alla nuova geografia, stiamo scoprendo che "virtuale" non è il contrario di "reale": vuol dire invece "possibile", e gli strumenti digitali adesso cominciano a mostrarci sul serio queste nuove possibilità. Antonio Dini