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 2006  giugno 01 Giovedì calendario

La carica dei 101 che parla e straparla. L’Espresso 1 giugno 2006. I numeri, partiamo dai numeri! Nella campagna elettorale, uno degli impegni dell’Unione era di una chiarezza solare: fare un governo snello, con i ministri essenziali e pochi sottosegretari

La carica dei 101 che parla e straparla. L’Espresso 1 giugno 2006. I numeri, partiamo dai numeri! Nella campagna elettorale, uno degli impegni dell’Unione era di una chiarezza solare: fare un governo snello, con i ministri essenziali e pochi sottosegretari. Tutto l’opposto del governo Berlusconi, obeso, stracarico di pennacchioni come le barche dei disperati che approdano a Lampedusa. Vediamo come è stata mantenuta la promessa. Il presidente del Consiglio è uno solo, per fortuna. I ministri sono 25. I viceministri 9. I sottosegretari 64. Totale: 99 eccellenze. Bingo!, abbiamo già superato il governo del Cavaliere che, se non sbaglio, si fermava a quota 96. Novantanove? Un momento, il conto non è completo. già previsto un viceministro per gli Italiani all’estero, e così arriveremo a 100. In più, è quasi certo che si dovrà nominare un altro sottosegretario all’Economia, in grado di seguire in Parlamento la legge finanziaria e di fare il cane da guardia della spesa pubblica per tutto l’anno. In questo modo, il governo dell’Unione raggiungerà quota 101. Eguagliando, ha scritto Stefano Lepri sulla ”Stampa”, il record del settimo governo Andreotti. Lo ricordate ”La carica dei 101”, il cartone animato campione d’incassi? Quelli erano cuccioli di dalmata che abbaiavano. I nostri 101 sono politici che parlano e straparlano. Neppure un battaglione di teste quadre reggiane alla Romano Prodi riuscirebbe a zittirli. Per di più in quest’epoca, con la televisione che certifica l’esistenza anche dei più fessi. E con i quotidiani che hanno ridotto le notizie a un filo esile tra un’intervista e l’altra. Così, di colpo, sull’Italia intera è cominciato a cadere un bombardamento verbale tanto violento da far sembrare quello su Dresda una scarica di mortaretti. Il ministro Bianchi ha subito detto no al ponte sullo stretto di Messina. Il ministro Di Pietro gli ha replicato: tocca a me parlarne, non a te. Pecoraro Scanio ha aggiunto: investiamo nei parchi nazionali i soldi tolti al ponte. La Bindi si è esibita sui Pacs. Gentiloni sulla legge Gasparri e sulla riforma della Rai. Ministri e vice ministri della sinistra radicale hanno chiesto di abolire la sfilata militare del 2 giugno. Damiano ha spiegato come sistemerà le pensioni. Ferrero ha strillato niet ai centri di accoglienza per gli immigrati, alla legge Bossi- Fini e a quella sulla droga. La Sentinelli ha chiesto il ritiro della missione in Afghanistan e il ripristino degli aiuti all’Autorità palestinese. Cento,’er Piotta”, paracadutato all’Economia, prima ha sproloquiato di Tobin tax e della ripresa economica che di per sé non è un bene, poi ha ammesso che, in certi posti, bisogna avere l’umiltà di stare in silenzio e di imparare. Il più brillante è stato Elidio De Paoli, il leghista rosso sottosegretario allo Sport: «Sia chiaro che di sport non mastico niente. Per me tamburello o bocce pari sono». E l’elenco dei Furiosi Dichiaratori non finirebbe qui. Ecco una giostra da far sembrare un muto il Parolaio Presidente Splendido Splendente, che per altro esterna anche lui. Affiancata dall’impresa di ”Liberazione”, il quotidiano rifondarolo, che domenica 21 maggio ha dedicato un paginone a uno scoop che sembrava impossibile: l’analisi del sangue politico ai 25 ministri. La domanda era: quanto sono di sinistra? La scala andava da zero a cento. Vediamo le diagnosi del Laboratorio Sansonetti & C. A Rutelli zero («E ve lo dobbiamo anche spiegare?»). Cinque a Fioroni («Il suo nome in tedesco si traduce Ratzinger»). Dieci ad Amato («Il più trasformista degli uomini di governo»). Venti a Di Pietro («Sarà rigoroso, ma di sinistra proprio non è»). Trenta a Linda Lanzillotta («Tecnocrate»). Appena trentatre a Livia Turco («Meriterebbe zero perché rifiuta le interviste a Liberazione »). L’unico a quota cento è il rifondarolo Ferrero (« un compagno»). Ma sì, ridiamo ridiamo, che la mamma ha fatto i gnocchi e Prodi sta in cucina a tirare la sfoglia. Il quale Prodi, sant’uomo, è stato assalito dall’ingordigia selvaggia dei partiti di centrosinistra. Sapete che cosa mi rammenta l’Unione? Quello che tanti anni fa mi aveva detto un deputato doroteo siciliano, Calogero Volpe: «La Democrazia cristiana è diventata come la fattoria dello curatolo Cicco: il primo che si alza, pretende di comandare”. All’inizio del 2006 avevo scritto un articolo su Prodi che terminava così: «Speriamo che non finisca come Gulliver nel paese dei nani: prigioniero dei lacci di quegli ometti da poco che sono i suoi alleati». Mi auguro di cuore che il Professore ce la faccia a non soccombere a nanetti e nanette. Per il momento, ha deciso di riunire i ministri in un eremo fuori Roma. Tre giorni di ritiro all’inizio di giugno. Per stabilire le priorità del governo e «individuare uno stile di comunicazione il più possibile uniforme e condiviso». Ottimo, purché Prodi si armi di un gatto a nove code e di molti rotoli di cerotto. Per frustare la carica del 101 e tappargli la bocca. Santa Scarabola, aiutalo tu! Giampaolo Pansa