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 2006  maggio 24 Mercoledì calendario

Sabrina ferilli diventa Dalida, la tormentata cantante francese di origini italiane, e riesce a stregare anche i nostri cugini d’Oltralpe

Sabrina ferilli diventa Dalida, la tormentata cantante francese di origini italiane, e riesce a stregare anche i nostri cugini d’Oltralpe. Nonostante l’attrice di Fiano Romano fosse in Francia una semisconosciuta, la fiction Dalida trasmessa lo scorso anno da France 2 (in onda su Canale 5 in prima serata lunedì 29 e martedì 30 maggio) ha avuto un ottimo successo di ascolti e critica. Per prepararsi la Ferilli ha visionato per mesi le cassette dei concerti di Dalida, ha imparato a memoria 28 canzoni e alla fine è riuscita a far coincidere esattamente il labiale con la musica. A volerla a tutti i costi nella parte è stato il fratello della cantante, Orlando, colpito dalle mani di Sabrina, «identiche a quelle di Dalida». Il fisico prorompente, invece, non corrispondeva e così è stato inguainato in un bustier che ne ha ridotto le curve. Ma alla fine Sabrina ha convinto i francesi: la prima puntata di Dalida è stata seguita da oltre sei milioni di telespettatori. E il quotidiano ”Le Parisien” ha scritto: «L’attrice romana doppiata con una voce incredibilmente somigliante a quella della star, si identifica a perfezione con Dalida, aiutata dagli abiti, dalle pettinature e dalla gestualità... Quello di Dalida in Francia è un vero e proprio culto e la miniserie realizzata dalla regista Joyce Bunuel non potrà che alimentare il mito». Secondo i francesi, la fiction ha saputo esprimere la malinconia e il male di vivere di Dalida, soprattutto nel momento della morte del compagno Luigi Tenco, interpretato da Alessandro Gassman. Dalida, che in realtà si chiamava Jolanda Gigliotti, si suicidò con i barbiturici il 2 maggio dell 1987. All’età di 54 anni, aveva venduto oltre 120 milioni di dischi ed era diventata un’icona. Ma si sentiva stanca, sola. «Perdonatemi, la vita mi è insopportabile», ha lasciato scritto in un biglietto. Oggi a Montmartre, nel cuore del quartiere parigino degli artisti, a pochi metri dalla sua casa, c’è una piazza che porta il suo nome, e un busto dedicato a lei. Ha detto Orlando: «Per farla rivivere volevo un’attrice poco conosciuta al pubblico francese. Volevo un’italiana. Non potevo sognare nessuna meglio di Sabrina Ferilli. Non le somiglia, ma ci sono voluti solo pochi istanti per convincermi che lei è Dalida». «Tutti mi dicevano di rifiutare», ha raccontato l’attrice romana «perché il ruolo era estremamente difficile. Ma Dalida era una donna libera, indipendente, proprio come me. E poi io faccio sempre il contrario di quello che mi viene consigliato». E a chi le faceva notare, prima delle riprese, che non assomigliava molto alla cantante che avrebbe dovuto interpretare, Sabrina rispondeva: «Non è come sembra, abbiamo diversi tratti che ci avvicinano: le mani lunghe e affusolate e i capelli folti, tanti. Siamo identiche nell’altezza (1 e 68) e nel peso (54 chili). Io ho il seno e il sedere diversi da lei: il seno lo ridurrò con dei busti, il didietro non lo si vede, lei portava abiti lunghi che toccavano per terra. Ho indossato a Parigi i suoi abiti originali e mi stanno bene». Signora Ferilli, cosa l’ha sedotta di queso ruolo? «Dalida era una donna vera, la sua vita è stata intensa e unica. Era un misto di fragilità e forza, e io cerco di restituire un’immagine reale. Un personaggio da tragedia greca eppure una donna molto moderna, forse troppo per i suoi tempi. Una creatura affascinante: mi ha colpito il suo spirito combattivo, pur in una vita segnata da tanti fatti drammatici. Le sue posizioni contestatrici verso la morale borghese, in difesa anche degli omosessuali, e la scelta della filosofia orientale negli ultimi anni». Cosa conosceva di Dalida, prima di interpretarla? «Come tutto il mondo ammiravo l’interprete e sapevo qualcosa della sua vita, ma solo a grandi linee. Ma non conoscevo la sua personalità. Ora so di più su Dalida e sugli eventi tragici della sua vita, ma soprattutto ho scoperto una donna dal carattere eccezionale, con una volontà di ferro». Come la definirebbe? «Forte, determinata, intelligente e sensibile». Ama le sue canzoni? «Da quando ho scoperto il mondo di Dalida, le sue canzoni non mi lasciano più!». Lei canta nel film? «Cantare no, per carità! E’ la vera Dalida che canta. Io ho lavorato tanto su quel suo modo di interpretare le canzoni al tempo stesso sentimentale e passionale. Sapevo di non poterla eguagliare, ma ho tentato di rimanere il più possibile fedele alle emozioni che Dalida poteva provare quando era in scena. Ho guardato tantissime videocassette e fotografie, ho visto tutti i film e i documentari che parlavano di lei. Ho ascoltato tutte le sue canzoni, ho studiato il suo look, ho cercato di riprodurre quel suo modo sofisticato e particolare di muoversi. Più la conoscevo e più l’amavo, più l’amavo e più mi sentivo lei!». Come ha lavorato con gli altri attori senza parlare la loro lingua? « andato tutto a meraviglia. Un po’ il francese io lo capisco, per il resto è stato un gioiso miscuglio d’italiano e, a volte, inglese. Ma in realtà dovrei dire che ha trionfato il linguaggio dell’amore. Solo quello è davvero universale». Dalida ha vissuto una vita da romanzo: l’infanzia in Egitto, il padre violinista nell’orchestra dell’Opera del Cairo prigioniero degli inglesi. Poi la prima esibizione all’Olimpya con Charles Aznavour e la conquista di Parigi. «Era una donna davvero coraggiosa. Anche come artista, era diversa dalle altre. Non era una cantante, ma un’attrice. In scena era una potenza. Orlando dice che in un certo senso ha anticipato Madonna». La vita di Dalida è segnata dai suicidi: il primo marito Lucien Morisse, il cantante Luigi Tenco, il pittore Richard Chanfray, interpretato nella fiction da Christopher Lambert... «In genere si tende a mettere tutto insieme, ma gli uomini si sono tolti la vita anni dopo, quando il rapporto era già finito. C’è una strana coincidenza. Dalida in pratica era orfana di padre, gli inglesi lo avevano imprigionato quando era bambina. Beh, tutti gli uomini che lei ha amato erano orfani di padre. Credo che abbia vissuto con un buco nero dentro, un desiderio d’amore da colmare». E’ stato difficile calarsi in un ruolo tanto complesso? «Ci ho lavorato per due anni. Joyce Bunuel, la regista,ci chiedeva il massimo. Per i francesi la storia di Dalida è fondamentale, è la ”loro” star. Non potevamo tradirla. Come è stato il suo rapporto con Orlando? «Ottimo. E’ stato un grande onore il fatto che mi abbia scelta per interpretare sua sorella. prima della fiction noi due non ci conoscevamo, ma lui mi aveva vista in qualche film italiano. Durante la lavorazione mi ha sostenuta moltissimo e mi ha dato tanti consigli sulla gestualità della sorella. Il modo di muovere le spalle, gli inchini, le gambe incrociate. Lei era molto teatrale, mai ferma davanti al microfono». Cosa è cambiato nella sua vita dopo aver interpretato Dalida? «Dalida mi ha dato emozioni fortissime e tanta energia. Oggi cerco ogni giorno nel cuore un po’ di quelle energie, un po’di quelle emozioni. Sento di essere diventata un po’ Dalida. E questo lo devo a Orlando, che mi ha regalato senza il ruolo più bello della mia vita! ».