Varie, 20 maggio 2006
BARCA Fabrizio
BARCA Fabrizio Torino 8 marzo 1954. Economista. Ministro della Coesione territoriale nel governo Monti (2011-). Già capo del dipartimento delle Politiche di Sviluppo del ministero dell’Economia e delle Finanze. Figlio di Luciano • «Dimettersi due volte senza lasciare il posto non è cosa che accada normalmente. Nella pubblica amministrazione, poi, è fatto più unico che raro. Anche per questo la scelta di Fabrizio Barca [...] “ex” direttore del Dipartimento per le politiche di coesione del ministero dell’Economia [...] non poteva passare inosservata. Il figlio del parlamentare comunista, e meridionalista, Luciano Barca, aveva espresso da tempo l’intenzione di cambiare mestiere. Ma la prospettiva, a lui evidentemente sgradita, di passare al ministero dello Sviluppo economico, e in particolare sotto le insegne del viceministro Sergio D’Antoni, lo ha definitivamente convinto. Come già in occasione delle sue prime dimissioni Barca non lascerà tuttavia via XX Settembre. Per lui, dirigente generale, si profila un incarico speciale a fianco del ministro Tommaso Padoa- Schioppa. Ed è un rapporto che si ricostituisce a distanza di una decina d’anni. Nel 1997 Padoa-Schioppa lasciò la Banca d’Italia di Antonio Fazio, inviato da Ciampi alla presidenza della Consob. E sempre l’ex ministro del Tesoro chiamò nel 1998 Barca, uno dei Ciampi boys cresciuti nel prestigioso ufficio studi di palazzo Koch, alla guida del Dipartimento per le politiche di coesione con l’obiettivo di rilanciare l’intervento nelle aree depresse. Durò un anno. Giusto il tempo per veder salire Ciampi al Quirinale e arrivare Giuliano Amato. Le dimissioni di Barca, non dai ranghi del ministero ma soltanto dall’incarico, furono presentate subito dopo. Poi Amato andò via dal governo e al ministero arrivò Giulio Tremonti insieme a Gianfranco Micciché. Per la guida del Dipartimento il superministro dell’Economia avanzò una candidatura sorprendente: quella di Massimo Ponzellini, ancora ritenuto all’epoca un prodiano di ferro. Ma il leader di An Gianfranco Fini mise il veto, con la motivazione che il vicepresidente della Bei aveva versato un contributo per la campagna elettorale del candidato premier del centrosinistra, Francesco Rutelli. Nemmeno le candidature alternative, come quella del direttore per la concorrenza della Commissione Enzo Moavero Milanesi, ebbero però successo. Finché Tremonti, alla fine del 2001, nominò di nuovo Barca. Confermando la struttura che in quegli anni aveva lavorato, e nella quale spiccava Alberto Versace, già capo della finanza della Banca del Salento, incidentalmente cognato di Nicola Rossi: uno dei consiglieri economici più ascoltati dall’ex premier e attuale ministro degli Esteri Massimo D’Alema, con il quale Barca ha avuto modo più tardi di polemizzare proprio sul ruolo e i risultati ottenuti dal Dipartimento da lui diretto finora. “Dalla metà degli anni Novanta... le previsioni di decollo del Mezzogiorno vengono smentite con regolarità... e il Sud è il luogo dove significativo e imperdonabile rimane lo spreco di risorse pubbliche”, ha scritto Rossi nel libro Mediterraneo del Nord. Un’altra idea del Mezzogiorno”. Mentre Barca argomentava, nel volume Italia frenata. Paradossi e lezioni della politica per lo sviluppo: “Dalla metà degli anni Novanta il Sud ha preso a svilupparsi più del Centro-Nord... e ciò non è dovuto a elargizioni pubbliche”» (Sergio Rizzo, “Corriere della Sera” 20/5/2006).