Varie, 18 maggio 2006
FERRERO
FERRERO Paolo Pomaretto (Torino) 17 novembre 1960. Politico. Segretario di Rifondazione Comunista. Ministro per la Solidarietà Sociale (Welfare) del Prodi II (2006-2008) • «[...] valdese e obiettore, Rifondazione, capelli a zero e sguardo diritto, è nato a Chiotti Superiori in Val Germanasca: operaio e cassintegrato Fiat, per un momento candidato alla successione a Bertinotti, ministro del Welfare. [...]» (Concita De Gregorio, ”la Repubblica” 18/5/2006). «[...] primo ministro della Repubblica iscritto a Rifondazione comunista. [...] è davvero il ministro operaio. Ha lavorato alla Fiat di Villar Perosa, per quasi un anno, nel ”79, come operaio generico (aveva appena conseguito il diploma di perito elettronico) addetto ai turni di notte. Poi è arrivata la cassa integrazione a zero ore che l’ha portato - full time - alla politica. Prima sul versante extraparlamentare di Democrazia proletaria, quindi in Rifondazione comunista, con un passaggio nel sindacato, alla Fiom e alla Cgil piemontese all’epoca guidata da Fausto Bertinotti. ”Allora - ricorda - ci siamo solo incrociati. Io entravo a far parte del direttivo regionale della Cgil, mentre lui stava passando alla segreteria confederale a Roma”. Ma insieme hanno condiviso i 35 giorni ai cancelli di Mirafiori, la marcia dei 40 mila quadri, e la sconfitta. Ferrero è valdese, oltre che comunista. E alla domanda se lo scorporo della famiglia dalle sue competenze ministeriali sia dipeso anche da qualche malumore pervenuto da Oltretevere, risponde: ”Dovreste chiederlo ad altri. Io ho l’impressione di sì”. Non vuole aggiungere altro. Si appassiona, invece, quando gli si chiede del suo impegno religioso, è stato anche il segretario della Federazione giovanile evangelica italiana. ”Fa parte della mia antropologia culturale. Mi ha segnato in maniera significativa. In cosa? Nell’idea della responsabilità, della democrazia, della giustizia sociale. Poi, certo, ho incontrato il marxismo”. E ora anche il governo. Ammette: ”Non è questo il terreno politico nel quale sono cresciuto. Per me è un terreno inesplorato. una sfida e sento anche la ”paura di volare’” [...]» (Roberto Mania, ”la Repubblica” 18/5/2006). «[...] Se Fausto Bertinotti, che da leader di Rifondazione ha promosso l’ascesa di Ferrero, è un socialista libertario, lui si definisce un ”comunista libertario”, perché comunista lo è stato fin da quando aveva 17 anni e si iscrisse a Democrazia proletaria. Nel governo, spiega, si vede non come un estremista, ”perché a questa parola si dà un significato negativo”, ma espressione della ”sinistra radicale e antagonista, che ha fatto un patto con l’altra sinistra, quella moderata”. E tanto per non smentirsi si schiera senza incertezze con il presidente della Camera e con i parlamentari di Rifondazione sulle due polemiche del giorno. [...] nell’83 finì in cassa integrazione: ”Una cig politica che colpì me e tutti i compagni del collettivo operaio che avevo organizzato”. E pazienza se non sono materie, soprattutto la prima, di competenza del suo dicastero. Ferrero è l’unico ministro di Rifondazione nella squadra di Prodi e quindi dovrà farsi sentire un po’ su tutto. ”Ma non saranno mie rivendicazioni. Chiederò solo di applicare il programma”. Per quanto riguarda la sua agenda ministeriale ai primi posti ci sono già due impegni: ”Superare la legge Bossi-Fini sull’immigrazione, chiudendo i Cpt (centri di permanenza temporanea ndr.) e abrogare la legge Fini sulla droga”. Due misure, spiega Ferrero, che sono il presupposto di quella politica di ”ascolto e di dialogo con la società che è indispensabile”. [...]» (Enrico Marro, ”Corriere della Sera” 18/5/2006).