Mario Baudino, La Stampa, 15/05/2006, 15 maggio 2006
Gesù questo sconosciuto, La Stampa, 15 maggio 2006 C’ differenza tra il Gesù della Chiesa e quello della storia? Milioni di fedeli, probabilmente, non si sono mai posti una domanda del genere
Gesù questo sconosciuto, La Stampa, 15 maggio 2006 C’ differenza tra il Gesù della Chiesa e quello della storia? Milioni di fedeli, probabilmente, non si sono mai posti una domanda del genere. Una domanda da «intellettuali», da teologi, da biblisti e da studiosi, che ha animato discussioni accanite quasi sempre in ambito specialistico. Ma a partire dal succeso planetario del Codice da Vinci, il bestseller di Dan Brown, l’argomento è diventato molto popolare. passato dalle aule accademiche alle piazze (mediatiche), ha provocato prese di posizione molto risentite da parte di una componente della gerarchia cattolica, accuse e controaccuse. Ora arriva il film, che verrà presentato al Festival di Cannes mercoledì prossimo, e da venerdì sarà nelle sale italiane. Il successo sarà travolgente, forse ci saranno contestazioni, di certo sono partite esortazioni al boicottaggio, come non si ricordava dai tempi della Dolce vita di Fellini. Ma quella era un’Italia molto diversa. E poi per il Codice lo scandalo non riguarda solo il nostro Paese, e risiede soprattutto (al di là della demonizzazione dell’Opus Dei) nella proposta, seppure in un contesto fantastico, romanzesco, di un’altra «verità» sulla vita storica di Gesù Cristo, che la Chiesa avrebbe occultato nei millenni. Una «verità» che contrasta con quella del Nuovo Testamento, e si ispira sostanzialmente a quei «Vangeli», numerosissimi, che la cristianità in formazione non ha accettato nel suo canone: gli «apocrifi», che ci narrano di un Gesù diverso. La discussione esce dalle aule universitarie. Forse si involgarisce, forse sborda nel pettegolezzo massmediatico, ma la domanda resta legittima. Che cosa sappiamo, della vita storica di Gesù? Lo chiediamo al professor Remo Cacitti, docente di storia del cristianesimo antico alla Statale di Milano, che ha studiato proprio la formazione della dottrina cristiana nel mondo antico, in particolare con Dal Gesù storico al cristianesimo imperiale (ed. Cidi). Che cosa sappiamo? «Sulla sua storicità non c’è dubbio. Esistono testimonianze ”esterne” al cristianesimo. E del resto il problema se sia o non sia esistito un Gesù di Nazareth è stato discusso tra fine Ottocento e primo Novecento, e accantonato». E sulla sua vita? «Niente. Gli unici documenti a nostra disposizione sono i Vangeli, e neanche tutto il Nuovo Testamento, perché ad esempio San Paolo sostanzialmente non parla della vita di Gesù. Non si tratta di libri storici, ma di un annuncio di fede. Tutta la storia di Gesù viene riconsiderata per scoprire i segni della sua messianicità» Anche nei Vangeli apocrifi? «Dal punto di vista storico hanno la stessa importanza di un Vangelo canonico. Se attendibili, e cioè dotati di una arcaicità e di un riferimento alla prima tradizione, per lo storico non fa differenza. Le faccio un esempio: della biblioteca gnostica ritrovata a Nag Hammadi, in Egitto, nel 1945, fa parte un capolavoro, noto come il Vangelo di Tommaso, raccolta di detti del Signore che diversi studiosi ritengono molto simile a una fonte perduta, indicata come Vangelo Q, dal tedesco ”Quelle” (fonte)». Questo per quanto riguarda la fede. Ma i Vangeli apocrifi ci raccontano anche, ad esempio, che Gesù aveva rapporti amorosi. «Quand’anche Gesù fosse stato sposato, non sorprenderebbe che i Vangeli canonici non ne abbiano parlato perché nella loro prospettiva non era rilevante. Detto questo, è verissimo che un ragazzo giudeo dopo i vent’anni veniva periodicamente convocato dal rabbino se continuava a restare celibe. Ma è altrettanto vero che proprio in quel periodo si manifestano tendenze ascetiche. Ne abbiamo tracce anche nei manoscritti scoperti a Qumran, prodotti da una comunità giudaica dissidente, gli Esseni. Gesù, che in qualche modo è un discepolo di Giovanni Battista, poteva benissimo aver scelto una sessualità di tipo celibatario. Ma ripeto, non è un gran problema. Sotto questo punto di vista volendo ci sarebbe ben altro». Il rapporto con la Maddalena? «Non solo. Negli anni Settanta fece scalpore la pubblicazione di una lettera di Clemente d’Alessandria, vissuto tra il II e il III secolo, che rispondeva a un certo Teodoro il quale gli chiedeva notizia di un ”Vangelo segreto di Marco”. Il clamore suscitato dalla scoperta stava nel fatto che questa lettera, mutila, riusciva a spiegarci una stranissimo versetto del Marco ”canonico”, dove si descrive, nell’orto del Getsemani, un ragazzino che fugge ”nudo”, coperto di un solo mantello. Il ”Vangelo segreto” spiegherebbe che questo giovane era stato ”iniziato” da Gesù. Anche sessualmente? Ne dubito. E comunque la questione è tutta relativa a un battesimo. Leggere le fonti, senza inquadrarle nei loro contesti, non basta». Però nel caso della Maddalena, i riferimenti alla sessualità di Gesù nei vangeli apocrifi sono espliciti. Non dobbiamo prenderli sul serio? «Se è per questo nei testi gnostici noti come i ”vangeli libertini” ci sono anche rapporti sessuali espliciti. Si tratta però non della descrizione di fatti obiettivi, ma di una simbologia, funzionale alla dottrina gnostica dove l’immagine della camera nuziale rappresenta una sorta di ricomposizione cosmica». Come possiamo esserne certi? «Dal contesto, naturalmente. L’unione tra Cristo e la Maddalena rappresenta un messaggio tipico dello gnosticismo. Però è vero che l’atteggiamento di Gesù nei confronti della donne è molto importante per capire il primo cristianesimo. Nel Vangelo di Tommaso - che non ritengo sia un testo gnostico - di cui parlavamo prima, Pietro chiede di mandare via le donne, e Gesù non solo le difende, ma recupera la figura femminile in una funzione di ristabilimento dello stato originario, prima del peccato, quando Dio crea l’uomo a sua immagine, e lo crea maschio e femmina». Un filone di pensiero, questo, che la Chiesa ha messo ai margini. «Benché anche nei Vangeli canonici Gesù attribuisca alla donna una grande importanza. vero però che le donne vengono messe all’angolo quasi subito: dall’originale greco dei Vangeli canonici alle prime traduzioni latine, la virata antifemminile è nettissima». Torniamo al nostro punto di partenza: dal punto di vista storico, i testi sia canonici sia apocrifi ci dicono semplicemente quello che le comunità cristiane pensavano di Gesù. Però sia Matteo sia Luca ci raccontano molti episodi della sua infanzia. «L’intera argomentazione del Vangelo dell’infanzia di Luca ha lo scopo di dimostrare che Gesù è il figlio di Dio. Quindi gli episodi vengono scelti in funzione della conferma che possono offrire rispetto alle profezie del Vecchio Testamento. indubbio che più la figura di Gesù cresce nelle comunità cristiane, più si accentua un bisogno di fonti storiche. un processo molto lungo. Il bisogno di storicità produce leggende di grande interesse, che possono anche essere antiche, ma nella fase in cui le leggiamo sono ormai straficazioni di temi e elementi anche disparati». Fa parte di questo contesto anche la tradizione secondo cui Gesù sarebbe andato a predicare in India, dove morì e fu sepolto, nel Kashmir, come Santo Yuzu Asaf? « una tradizione attestata già dal V secolo. La lapide che lo ricorda è stata indubbiamente trovata. Ci fu una spinta missionaria verso l’Oriente, è probabile che si tratti di un mito di fondazione creato da una comunità locale. La sua storia fa probabilmente parte di quella delle chiese nestoriane». Di un cristanesimo cioè sconfitto. Come tanti altri, tante ipotesi che nella storia delle prime comunità sono infine cadute. Ci voleva Dan Brown per ricordarcelo? «Non è che si impari molta storia leggendo il Codice da Vinci. Però si intuisce, per squarci, che non esistono monoliti. Quel che mi sorprende, e molto, è che da sedi istituzionali si intervenga contro un romanzo. Questo nasconde un po’ di coda di paglia». Mario Baudino