Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  maggio 16 Martedì calendario

Roma, ore 8.30 del 20 maggio 1999: viene assassinato Massimo D’Antona, giuslavorista, consulente del ministro del Lavoro Antonio Bassolino

Roma, ore 8.30 del 20 maggio 1999: viene assassinato Massimo D’Antona, giuslavorista, consulente del ministro del Lavoro Antonio Bassolino. Bologna, ore 20 del 19 marzo 2002: davanti al portone di casa dove sta rientrando in bicicletta viene ucciso Marco Biagi, giuslavorista anche lui, consulente del ministro del Lavoro Roberto Maroni. Dopo undici anni di silenzio, le Br tornavano ad uccidere. «Sono stati giorni drammatici della storia italiana che non possono e non devono essere dimenticati», dice Raoul Bova contattato da noi nella sua casa romana. E proprio perché non siano dimenticati, l’attore torna in tv come protagonista della miniserie in due puntate Attacco allo Stato, diretta da Michele Soavi (Canale 5, il 22 e 23 maggio in prima serata), dove interpreta il capo della Digos Diego Marra. Nel cast, oltre a Raoul Bova, ci sono Teresa Saponangelo, Fabio Troiano (Dopo Mezzanotte), Paolo Maria Scalondro, Ninni Bruschetta e Daniela Giordano (entrambi visti in Paolo Borsellino). Un’altra storia forte e drammatica per Raoul Bova. Ma cosa l’ha spinta ad accettare l’ennesimo ruolo difficile, un ruolo che fa tornare in mente film come ”Ultimo” e ”Il testimone”? «Proprio il fatto che sia una storia forte e drammatica d’Italia come quelle raccontate da Ultimo e Il testimone. La sfida lanciata dalle nuove Brigate Rosse nel 1999 è stata vinta. Ma c’è sempre il pericolo che qualcuno dichiari guerra allo Stato: anche per questo è importante tenere viva la memoria e prima ancora la cronaca e la rappresentazione di quello che è successo». Girare un film con tematiche tanto forti ha cambiato la sua visione del mondo? «Mi ha dato una speranza, anche se una speranza in negativo. Biagi e D’Antona, purtroppo, sono morti. Ma il loro sacrificio mi ha offerto la certezza che nel mondo c’è chi lotta davvero per la giustizia. Chi, per la giustizia, è disposto a sacrificare la vita. La gente - io compreso, naturalmente - ha bisogno di punti di riferimento. Penso soprattutto ai ragazzi: un adolescente di 17-18 deve sapere che nel mondo gli eroi buoni esistono, perché soltanto così avrà modelli positivi a cui ispirarsi nella vita». Quali sono i suoi punti di riferimento, oltre ai difensori della giustizia? «Io ho trovato le mie guide nel Papa e in Madre Teresa di Calcutta. Queste due figure mi hanno avviato a un percorso in cerca della serenità». E adesso, a 34 anni, si sente sereno? «Sereno è una parola grossa, specie alla mia età! Però spero che prima poi la serenità arrivi... Possibilmente prima prima della morte». Raoul Bova è il classico bravo ragazzo, quello che tutte le mamme vorrebbero come marito per le proprie figlie! Possibile che, famoso e pure bello, non si sia montato la testa? «Cambiano così rapidamente i modi di pensare... A volte si diventa simboli perché si conserva qualcosa che in quel momento nella società manca. Oggi sembra molto strano essere semplici, naturali, non essere contaminati da opportunismo e arrivismo. Io in questo credo molto... Mio padre ha abbandonato un paese della Calabria per venire a Roma, s’è innamorato di una donna, se l’è sposata, ha fatto tre figli, li ha curati, ha lavorato. Mia madre ha dedicato a noi tutta la vita. Papà s’è goduto la famiglia, ci ha dato dei principi, una morale, la serenità. Queste cose me le ha trasmesse. Io sono fiero di me stesso quando mi sento perdente e poi alla fine, lottando, riesco a vincere. C’è il momento che ti senti solo, ti pare di avere tutti contro, poi scopri che un altro la pensa come te, e si è in due. Poi si trova un altro, e si è in tre... Io sono così». Lei ha anche un’altra particolarità: nel panorama del cinema è uno dei personaggii più schivi e riservati. Della sua vita privata si conosce davvero poco: sappiamo che deve il proprio nome al bisnonno, che il suo numero fortunato è il 14 perché «è la somma di due numeri che amo», che colleziona oggetti in legno, e pure che è felicemente sposato con Chiara Giordano, da cui ha avuto due figli di nome Alessandro Leon e Francesco. Ci racconta le reazioni dei bambini quando vedono il papà in tv? «Cerco di separare il ruolo di padre e quello d’attore, e finora ci sono riuscito. Per i miei figli il mio mestiere è uno dei tanti. Quando sono sul set, loro pensano: «Papà è al lavoro». Tutto qui. E, almeno per adesso, i miei bimbi mostrano pochissimo interesse per i miei film!». Quando torna a casa le piace giocare con i suoi figli? «Certo. I miei bimbi e mia moglie sono sempre nei miei pensieri». Giochi prediletti da papà Bova e dai suoi bambini? «Ma non avevamo detto che sono riservato? I nostri giochi sono nostri e non ho alcuna intenzione di raccontarveli!» Legittimo diritto alla privacy! perciò cambiamo subito argomento. Dopo aver recitato con Ozpetek (’La finestra di fronte”, 2003) e dopo ”Under the tuscan sun” al fianco di Diane Lane, l’abbiamo ritrovato a lottare con i mostri, nel 2004, in ”Alien vs Predator”... E adesso sta anche girando una nuova pellicola sul terrorismo internazionale: si intitola ”Io, l’altro” ed è diretto dal tunisino Mohsen Melliti, esiliato politico in Italia da 15 anni. Insomma Raul Bova è famoso ovunque e ha vinto anche la sfida americana! Ci racconta la sua esperienza negli States? «In realtà, prima del successo, in America c’ero già stato. Parlavo l’inglese poco e male. In quella occasione più di qualcuno mi invitò gentilmente a tornare a casa e a tentare di riprovarci con un film italiano, magari candidato all’Oscar. L’ho presa come una sfida personale. Mi sono messo a studiare: la lingua soprattutto ma anche come si fanno i provini e i film da quelle parti. Poi sono tornato. Diciamo che Alien vs. Predator è stata una vittoria, soprattutto nei loro confronti». Come funzionano i provini in America? «Io mi sentivo sotto giudizio. E a me, se sto sotto giudizio, mi viene l’ansia da prestazione. Controllo la memoria e mi sfugge l’intenzione. La voce diventa fine. Perdo le parole. L’ansia sale e vado veloce per farla finire. Così ho perso Tomb Raider 2 e Italian Job. E pure Driver. Stallone mi voleva, il regista ha scelto un altro. Poi però Sylvester mi ha chiamato per Avenging Angelo». Il mondo hollywoodiano, insomma, è davvero perfido come lo immaginiamo noi comuni mortali... «Hollywood è una cerchia ristretta dove ti senti sempre molto osservato. Tutti ti studiano, tutti cercano di capire se sei degno o no di far parte del loro mondo. E molti sono pronti a fare di te un sol boccone... Perciò, per farti rispettare, devi porre subito dei limiti. Ho vissuto momenti difficili ma nel complesso si è trattato di bella esperienza: nove mesi in una città nuova, immerso con una nuova cultura. Con moglie e figli al seguito! Un arricchimento totale. Insomma: ne è valsa la pena». E infatti negli States ci è tornato per girare la commedia ”What about Brian”, dove interpreta Angelo, il marito-giocattolo di Nic (Rosanna Arquette). Come si è trovato in un ruolo buffo, così diverso da quelli drammatici a cui ci ha abituati? «Innanzi tutto, il solo fatto di lavorare con una grande attrice come Rosanna Arquette mi ha regalato una gioia immensa. E poi un attore deve saper interpretare i diversi colori della vita. E la vita non è solo commedia, ma non è nemmeno solo tragedia!». Abbiamo già detto e ripetuto che lei è molto riservato e che racconta malvolentieri della sua vita privata. Ma almeno dove intende andare in vacanza ce lo può dire... «Non per fare il misterioso, ma in vacanza non so nemmeno se ci vado! Comunque mi piacerebbe trascorrere, con la mia famiglia, un po’ di tempo al mare». A questo punto, Raul Bova ci deve salutare perché è ora di cena: moglie e figli lo reclamano a tavola! Tra una giornata di lavoro e l’intervista, oltretutto, ha avuto giusto il tempo di farsi una doccia: perciò si merita davvero un po’ di pace e di coccole in famiglia. Ma siccome noi sappiamo che i suoi fan sono insaziabili di notizie, fotografie e curiosità, li indirizziamo sul sito ufficiale www.raoulbova.it, dove è anche possibile iscriversi alla Fansletter dell’attore romano!