Ettore Livini, la Repubblica 13/5/2006, pagina 10, 13 maggio 2006
Dopo lo scandalo, l´incubo del crac sotto tiro anche sponsor e contratti tv. Repubblica 13/5/2006. Il danno d´immagine ormai è fatto
Dopo lo scandalo, l´incubo del crac sotto tiro anche sponsor e contratti tv. Repubblica 13/5/2006. Il danno d´immagine ormai è fatto. La bufera sul mondo del calcio rischia però ora di avere conseguenze ancora più disastrose su un altro fronte: i bilanci delle società coinvolte. Un piccolo assaggio è arrivato dallo scricchiolio di questi giorni dei titoli della Juventus: in tre sedute la Vecchia Signora ha perso il 20% bruciando 55 milioni di euro del suo valore. Con Borsa e Consob che non sembrano orientate a una sospensione delle contrattazioni mentre l´Authority di Cardia ha deciso di approfondire l´indagine sui movimenti anomali delle azioni di marzo ed aprile scorso. Il timore di Piazza Affari è semplice: buona parte dei ricavi delle squadre di Serie A (per i bianconeri l´80%) sono generati dai diritti tv e dalle sponsorizzazioni. E se la Juventus e gli altri club coinvolti uscissero male da questa vicenda ? in particolare con una retrocessione in serie B ? tutti questi contratti potrebbero essere ridiscussi. Con effetti catastrofici per i conti. Quantificare i danni potenziali non è facile, anche perché l´inchiesta è appena agli inizi. I legali di squadre, sponsor e network però sono già al lavoro per capire dalle clausole dei contratti i loro margini di manovra. Una cosa pare sicura: secondo fonti vicine a Mediaset, Rai, Telecom e Sky, tutti gli accordi prevedono una ridiscussione dei termini finanziari in caso di penalizzazioni o danni d´immagine. già successo in passato con le squadre coinvolte in casi di questo genere. Mentre la discesa in serie B comporta in automatico un decurtamento dei pagamenti per i diritti. Quanto? «Una contrazione significativa», scrive il bilancio del Bologna nell´anno della retrocessione. Mentre il Livorno ha visto salire da 1,2 a 14,5 milioni i suoi incassi dalle televisioni grazie alla promozione. Certo un club con un grande bacino di tifoseria come la Juve (21 milioni i fan nel mondo) dovrebbe godere di un trattamento di favore, come è successo per il Napoli in Serie C. Ma il danno sarebbe comunque significativo. Piove, oltretutto, sul bagnato. I conti della Serie A, malgrado gli ultimi miglioramenti, sono ancora un colabrodo: nel 2004-2005 le 20 squadre del massimo campionato hanno perso in tutto 145 milioni. Come dire che il mondo del pallone, malgrado i miliardi che ci girano attorno, non riesce ancora a camminare sulle sue gambe. Il peso dei diritti tv è molto maggiore in Italia che nel resto d´Europa: Manchester, Real Madrid e Chelsea incassano dai network tra il 29 e il 37% dei loro ricavi, con il resto diviso tra merchandising, sponsor e, in misura lievemente minore, vendita dei biglietti al botteghino (entrate a prova di traumi giudiziari). Il giro d´affari di Juve, Milan, Inter, Roma e Lazio dipende invece per oltre il 50% dai diritti tv. E un colpo di forbice a questa voce di bilancio rischierebbe di creare problemi seri, anche perché qualcuno ha già provveduto a "impegnare" con le banche gli incassi degli anni a venire. I rimedi? Pochi. La voce più pesante delle uscite del calcio italiano sono gli stipendi, pari al 58% delle entrate. Ma i contratti già siglati con i giocatori, incolpevoli di eventuali sanzioni, non sarebbero facili da rinegoziare. Lo scandalo di queste ore arriva tra l´altro in un momento delicatissimo per le finanze del calcio tricolore. Quasi tutte le altre squadre di Serie A dovranno fare i conti nel 2006 con la cancellazione del decreto spalma-perdite. Scadenza che obbligherà molti a contabilizzare passivi straordinari da decine di milioni. Il Milan ha aggirato il problema con un´operazione di finanza creativa sul marchio che ha garantito una plusvalenza di 148 milioni. Ma per gli altri l´uno-due dell´addio al salva-debiti più lo scandalo di questi giorni rischia di trasformarsi nel colpo del ko. Ettore Livini